La casa bianca vuole stravincere

[Nella seconda metà degli anni 80 era del tutto evidente che già suonava la campana a morte per l'impero sovietico, incalzato dalla sfida reaganiana nella corsa agli armamenti e soffocato dalla stagnazione economica]
Ronald_reganRonald Reagan vuole stravincere. Dopo la lezione al colonnello Gheddafi - il presidente americano scende giù duro con il Cremlino e alle ripetute profferte di moratoria nucleare avanzate dalla leadership sovietica risponde con la messa in mora dell'accordo sulle armi strategiche - il Salt 2 - mai ratificato dal Senato americano per rappresaglia all'invasione dell'Afghanistan - ma unilateralmente rispettato per 5 anni dagli Stati Uniti.
Evidentemente sbagliavano gli osservatori che si sono lasciati abbagliare dai riflettori di Ginevra. La Casa Bianca persegue con lucida determinazione il disegno strategico del confronto globale con "l'impero del male". Reagan non ne ha mai fatto un mistero: ha costruito la sua immagine di leader e ha toccato le corde più profonde del sentimento popolare suonando la grancassa della rivincita, sventolando la bandiera di Rambo. E allora sostegno alle guerriglie anticomuniste, lotta senza quartiere al terrorismo internazionale e ai suoi santuari e sfida sugli armamenti con l'Unione Sovietica sono tre facce di uno stesso disegno.
Reagan sa benissimo che Gorbaciov, se vuole realmente fare le riforme, deve dislocare ingenti risorse dell'apparato militare industriale ai servizi e ai beni di consumo durevoli. E allora lancia la sfida di giganteschi investimenti tecnologici sulle guerre spaziali e porta avanti i progetti di rinnovamento dell'arsenale strategico americano nonostante i tagli di bilancio.
E - del resto - se Reagan si è fatto un punto d'onore di non cedere più un solo palmo di terreno all'orso sovietico e anzi di lavorare per riguadagnare i territori persi nella crisi del dopo-Vietnam. Al presidente americano non sfugge il fatto che è sul confronto diretto sull'armamento strategico che si definiranno gli equilibri strategici degli anni '90 e che i territori che non possono essere riconquistati militarmente (le guerriglie afgane e nicaraguegne non riescono a sfondare il tetto dei territori liberati per entrare nella fase della guerra civile dispiegata) possono essere almeno neutralizzate grazie alla pressione politica e alla paura di Gorbaciov che l'America scateni realmente - al massimo della sua strapotenza economica - la corsa al riarmo.
IL GIORNALE DI NAPOLI 1987

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