[Uno dei miei primi pezzi impegnativi]
Alla morte di Togliatti - all'interno del Pci - si apre una dura battaglia per la successione, la nomina a segretario di Luigi Longo - il leggendario comandante delle Brigate Internazionali in Spagna e delle Brigate Garibaldi nella Resistenza antinazista è un'evidente scelta di mediazione.
LA SUCCESSIONE DI TOGLIATTI
Le due personalità di maggiore spicco del Pci - infatti - sono a quel tempo quelle di Giovanni Amendola e di Pietro Ingrao - che esprimono due precise ed antitetiche tendenze, il deputato napoletano porta avanti una battaglia rigorosa per accentuare le connotazioni riformistiche e laburiste del Pci - fino a proporre il partito unico del lavoro - il leader della sinistra interna - invece - propugna una maggiore apertura ai nascenti movimenti di contestazione e di militanza internazionalista - nella prospettiva di un più ampio progetto a trasformazione rivoluzionaria. Lo scontro si gioca in termini assai duri all'XI congresso e vede la sconfitta della sinistra ingraiana, da quella lacerazione (da cui prolificherà - del resto - la scissione del "Manifesto"© emerge l'esigenza di una ricomposizione del partito. Enrico Berlinguer è la personalità che si afferma come l'unica capace di esprimere questa esigenza e su questa capacità costruirà le sue fortune di segretario.
Al di là delle formulazioni burocratiche (solo nel 1972 - infatti - Berlinguer diventerà segretario generale del partito) - gì alla fine degli anni '60 il leader sardo afferma la propria effettiva leadership. Questa - in effetti - non si è mai limitata ad una pura funzione di mediazione tra le diverse tendenze del Pci -anche se è stato pure caratterizzata da questo elemento - ma si è ben presto connotata come autonoma capacità di proposta e direzione politica.
IL COMPROMESSO STORICO
Molto spesso - infatti - Berlinguer - con autentici colpi d'ala - ha imposto all'intero corpo dell'organizzazione - brusche correzioni di rotta - che non erano state concordate precedentemente in sede di organismi dirigenti ma si configuravano come autentiche "provocazioni" personali.
E' il settembre del 1973º il governo di Unidad Popular di Salvador Allende cade - schiacciato nel sangue - nel golpe militare - lo stesso "companero presidente” muore combattendo. Il segretario del Pci - in una serie di tre articoli sul settimanale politico del partito - "Rinascita" - lancia la proposta del "compromesso storico".
Sul contenuto della formula - lunghi anni di esegesi filologica e di scontro politico non sono mai serviti a fare chiarezza, svariati - infatti - sono stati gli usi - le letture - le interpretazioni. Eppure gì la proposta del "compromesso” scatena reazioni risentite e aspre polemiche. Il corpo del partito assorbe il colpo, ma molti continueranno a pensarla a modo loro.
Ma due voci prestigiose esprimono disciplinatamente il loro dissenso, due vecchi estremisti - cui nessuno poteva togliere il diritto di parola.
Umberto Terracini - che aveva cominciato la sua carriera di dirigente comunista litigando con Lenin al congresso dell'Internazionale del 1922 non è d'accordo.
Così Longo - che al di là dei gloriosi precedenti combattentistici - non aveva lesinato le sbandate a sinistra, dall'appoggio a Secchia nel tentativo di sbattere Togliatti a Mosca - suo malgrado - tra le grinfie di Stalin - allo "storico abbraccio" il 1 maggio del 196¸ con Oreste Scalzone - allora leader della contestazione giovanile.
La metà degli anni '70 è scandita da un travolgente spostamento a sinistra e da virulenti contraccolpi reazionari alla vittoria nel referendum sul divorzio del 12 maggio 197? rispondono le stragi di Brescia e dell'Italicus (e più tardi affioreranno le trame golpiste).
Ma lo spostamento nell'opinione pubblica è ben più forte della violenza reazionaria, nel Pci confluisce la domanda di riforme - ordine e pulizia espressa dai nuovi ceti medi e da ampi settori della borghesia intellettuale e produttiva.
I risultati si vedono alla tornata elettorale amministrativa del 1µ giugnoº una poderosa avanzata fa del Pci il partito di maggioranza relativa in tutti i principali centri urbani e in numerose regioni, si apre quindi la stagione delle giunte rosse. In molti casi - aperte anche al contributo di Psdi e Pri - nell'esperienza delle "giunte democratiche e di sinistra".
All'inizio del 197¶ Francesco De Martino - segretario del Psi - decide di togliere l'appoggio al governo di centro-sinistra, la crisi aperta si traduce immediatamente nelle elezioni anticipate.
La campagna è scandita dalla questione del "sorpasso" Berlinguer rifugge da questa impostazione.
Il problema politico non è - dei rapporti numerici con la DC - l'indicazione strategica resta quella del compromesso storico, l'unione delle tre componenti storiche - comunista - cattolica e socialista - per la fuoriuscita della crisi e la trasformazione della società italiana.
In questo contesto si collega l'intervista a Pansa, Berlinguer dichiara che i comunisti italiani sono favorevoli alla permanenza dell'Italia nella Nato come garanzia per una autonoma prospettiva di transizione al socialismo. è un radicale cambiamento di rotta a 180.
I critici più maliziosi accusano il leader comunista, è un escamotage elettorale per accreditare un'immagine rassicurante del Pci. Il senno di poi dimostrerà l'onestà politica ed intellettuale di questa dichiarazione.
Dalle urne del 20 giugno 1976 emerge un'Italia bipolare il Pci tocca il tetto del 34% - ma la Dc rastrella voti al centro e a destra giocando sulla suggestione della diga - attestandosi al 38%. Il Psi è il partito maggiormente penalizzato dalle elezioni.
Si apre quindi la stagione della solidarietà nazionale, un governo monocolore Dc - presieduto da Giulio Andreottti ottiene l'astensione del Pci. E' -checché se ne potesse dire- una ben pallida versione del compromesso storico, questi era infatti un progetto di rottura e di dislocamento in avanti degli equilibri politici - nella prospettiva di una fuoriuscita del sistema - la solidarietà nazionale è invece un'alleanza tattica in chiave di stabilizzazione del sistema.
Un governo con la maggioranza parlamentare del 90% scatena uno dei più aspri movimenti di contestazione radicale il "movimentto del 77". Strati di proletariato giovanile - di studenti - di disoccupati intellettuali - di sottosalariati del lavoro nero - non rappresentati socialmente dai sindacati né politicamente dal sistema dei partiti - tentano l'assalto al cielo. Nel movimento confluiscono diverse componenti dagli spezzoni organizzativi della ex sinistra rivoluzionaria all'ala creativa degli indiani metropolitani. i momenti di violenza di piazza - che raggiungono livelli assai alti di organizzazione e di pericolosità - piuttosto che a un progetto strategico del partito armato sono da attribuire a un alto livello di tensione sociale. Lo scontro si caratterizza frontalmente tra Pci e movimento Lama - scortato dal servizio d'ordine della Cgil (in stragrande maggioranza composto da militanti del Pci si reca a tenere un comizio nell'Università di Roma - occupata dal movimento ne è espulso manu militari. Lo stesso sindacato si spacca la Cisl si rifiuta di indire lo sciopero generale contro quella che Pci e Cgil ritengono una provocazione degli autonomi.
La situazione ben presto degenera le punte più alte di tensione vengono raggiunte proprio a Bologna - la capitale morale del popolo comunista. Il Pci accusa autonomi e movimento di farsi strumento di una campagna anticomunista nel momento in cui il partito è nell'anticamera della stanza dei bottoni. Ma i 100000 in piazza il 12 marzo a Roma non possono essere solo agenti provocatori, sono uno spaccato estremamente rappresentativo delle realtà sociali escluse dalla solidarietà nazionale.
La risposta del Pci è di netta chiusura alla domanda estremista di estensione della spesa sociale - Berlinguer risponde con la politica dei sacrifici - col rigore. La proposta comunista è radicalmente in rottura con una cultura che non è sola dell'estremismo politico e sociale ma anche con le tendenze maggioritarie del sindacalismo italiano. Basta con l'assistenzialismo - basta con la logica della rigidità del posto di lavoro e del salario come variabile indipendente.
La classe operaia si deve fare carico dei problemi del risanamento economico e del rilancio dell'economia nazionale. Solo così potrà legittimarsi come classe dirigente nazionale ma la proposta berlingueriana ha un respiro ben più ampio della contingenza politica. L'austerità è una concezione culturale che parte dalle corde più profonde della sensibilità e del pensiero del leader comunista.
Il rigore morale prima che politico di Berlinguer si trasfonde in questo radicale cambiamento di rotta che produce immediatamente effetti sul terreno politico, la terza fase -teorizzata da Aldo Moro- dell'apertura ai comunisti - per lo sviluppo della democrazia compiuta - riceve potenti accelerazioni. Il Pci si è ormai ampiamente accreditato -grazie anche alle precise prese di posizione del suo segretario- come forza trainante del sistema dei partiti - sul terreno economico (il rigore) - su quello internazionale (la scelta per la Nato) e sul fronte dell'ordine pubblico (impegno in prima fila contro la sovversione sociale).
IL SEQUESTRO DI ALDO MORO
Il governo delle astensioni si apre all'ingresso della maggioranza del Pci. La risposta delle forze della destabilizzazione è il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro - che della politica dell'apertura a sinistra era il maggior teorico ed artefice. In quella occasione il Pci ribadisce la propria scelta di campo, la linea della fermezza e del rifiuto delle trattative con le Brigate Rosse è portato avanti con assoluta intransigenza dal Pci e si afferma come scelta ampiamente maggioritaria. In quei 50 giorni si gioca una partita decisiva per la democrazia italiana, sul cadavere di Moro si rompe la solidarietà nazionale.
Il Pci - infatti - comincia ad avvertire che sta solo pagando i prezzi in termini di consenso delle proprie scelte responsabili. e si irrigidisce, fuori dal guado. Berlinguer lancia la nuova parola d'ordine, o al governo o all'opposizione. Le elezioni anticipate del 1971 sono una clamorosa sconfitta per il Pci. L'onda lunga è finita. Ed è l'opposizione. Il nuovo Psi di Craxi - autonomista e riformista si connota in termini estremamente conflittuali con il Pci e ne contesta l'egemonia nella sinistra, impegnandosi a garantire la governabilità.
BASTA CON LA DC
La nuova strategia del pentapartito vede il Pci sempre più isolato all'opposizione, dopo un anno di sbandamento politico - tra la consapevolezza dell'impossibilità del compromesso storico e la mancanza di nuove prospettive strategiche - arriva l'ennesimo colpo d'ala di Berlinguer, Basta con la DC¡ L'occasione è il terremoto dell'Irpinia -già Pertini si era prodotto in una aspra filippica per l'inettitudine della macchina dello Stato nei soccorsi - e il leader comunista - da Salerno - impone una svolta radicale.
L'obiettivo della battaglia politica comunista è l'abbattimento del sistema di potere democristiano. Dc e Pci sono alternativi - e al di là di qualche ammiccamento in chiave antisocialista nel corso delle crisi di governo su questa linea il partito si è mantenuto.
E' invece cronaca - dopo le elezioni del 1983 e la prima presidenza del Consiglio socialista - lo scontro frontale tra comunisti e socialisti - con la spaccatura sindacale - il ricorso esasperato all'ostruzionismo parlamentare - la mobilitazione di massa - il grido d'allarme contro la democrazia in pericolo. Di questa battaglia - in cui si è impegnato con tutto il suo rigore - la sua intelligenza - la sua intransigenza - Enrico Berlinguer è la vittima più illustre.
NAPOLINOTTE 12 GIUGNO 1984
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