I primi passi delle Brigate Rosse sui monti di Reggio Emilia

Da Sinistra proletaria nasceranno le Brigate rosse

I compagni del Collettivo Politico Metropolitano si servono come strumento di agitazione di un foglio di lotta, di discontinua periodicità, senza titolo, o col titolo: “Sinistra Proletaria.” Generalmente di 2 o 4 facciate formato tabloid, zeppo di parole d’ordine, con enormi disegni dallo stile aggressivo, grezzo ed essenziale, svolge il suo ruolo di agile strumento di propaganda all’interno dell’area metropolitana milanese. Un passaggio fondamentale verso la fondazione delle Brigate Rosse

Verso la metà del 1970, nasce tra i compagni del collettivo l’esigenza di disporre anche di un altro strumento, forse meno agile del foglio, ma con un respiro maggiore che permetta di dibattere tutte le questioni di portata generale, comprese quelle di ordine teorico e soprattutto fornisca il naturale collegamento tra le diverse situazioni di lotta che si vanno sviluppando in tutta la penisola.

Nasce così nel luglio 1970 la rivista “Sinistra Proletaria“. Sotto la testata del numero zero la dicitura “a cura del CPM”. La stessa denominazione viene data ai fogli di lotta i quali continuano a uscire anch’essi a cura del CPM, finché, a partire da luglio, quest’ultima dicitura scompare, per lasciare posto al simbolo: falce, martello e fucile incrociati.

Il Cpm non c’è più

Da questo momento la sigla CPM non viene più usata, per essere sostituita dal nome della rivista. Si tratta, come si vede, di un semplice cambio di nome del collettivo. La sede rimane in via Curtatone 12. Se il cambiamento è solo formale, non avviene però in maniera del tutto indolore. Proprio in quel periodo si registra nel collettivo una serie di lacerazioni interne e di defezioni. Tuttavia resta pressoché intatta la consistenza numerica.

Oggetto della controversia è il problema della violenza e della clandestinità, che già fino da allora si imponeva all’odg. Quello che con il cambiamento si vuole ottenere, o comunque stimolare, è l’allargamento della base. E un salto in avanti organizzativo che permetta di stare al passo con le condizioni imposte dalla borghesia. A partire da settembre i compagni di Sinistra Proletaria si preparano alla clandestinità. Contemporaneamente cominciano a segnalarsi le prime azioni delle BR. L’ultimo foglio di lotta è datato febbraio 1971. Da allora l’etichetta Sinistra Proletaria non verrà più usata.

Il convegno di Pecorile: da SP alle Brigate rosse

Così, omettendo alcuni passaggi e significativi particolari il volume “Brigate rosse“, curato nel 1975 dal Soccorso rosso ricostruisce la transizione dal Collettivo politico metropolitano alle Brigate rosse. Oggi ci occuperemo in particolare del cosiddetto “convegno di Pecorile” (anche se in realtà si è svolto in una vicina località della collina reggiana). Un attivo quadri di Sinistra proletaria che nella settimana dopo Ferragosto ’70 segna una tappa decisiva.

I dissensi a cui allude il testo sono tra la maggioranza che si riconosce nelle posizioni espresse da Renato Curcio, passaggio alla lotta armata ma fermo restando il radicamento e l’attivismo in fabbrica, e i seguaci di Corrado Simioni, responsabile logistico di SP che auspica invece un processo radicale di clandestinizzazione. Una terza componente, movimentista, con la dissoluzione del CPM-Sinistra proletaria si sottrarrà, come vedremo nella seconda puntata, alla scelta binaria. Vediamo come ce la racconta Prospero Gallinari. Com’è noto, in quello scontro si schierò con quanti avrebbero dato all’esperienza perdente del Superclan.

Qui la testimonianza di Curcio e un’analisi dei partecipanti all’assemblea

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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