La storia dell’Autonomia meridionale e il peso dei maoisti napoletani

Eccolo, finalmente, il primo volume della Trilogia annunciata sull’Autonomia meridionale. Comincerò a leggere, ovviamente, partendo dal saggio di Lanfranco Caminiti su Primi fuochi di guerriglia. Ma intanto stamattina, nello sfogliarlo ho avuto modo di notare e di apprezzare l’ampio spazio e le numerose testimonianze raccolte per ricostruire il ruolo importante, giocato dal 1969 al 1973, da una delle frazioni del PcdI-ml, tutta napoletana, Lotta di lunga durata.

Quelli dei comitati di lotta

Dal nome del periodico che usciva senza direttore responsabile, aggirando la legge sulla stampa con un semplice trucco. La testata grande e rossa era completata da qualche altra parola più piccola e meno visibile: avanza la lotta di lunga durata, l’invincibile lotta … E così ciascuno era un numero unico ma il giornale era riconoscibilissimo. Un trucco efficace, visto che oggi l’adotta la casa editrice di Maurizio De Giovanni, per lanciare i tanti volumi dell’epopea dei Bastardi di Pizzofalcone o del commissario Ricciardi…

I compagni di Gustavo Hermann, un professore di fisica amatissimo dagli studenti del “Righi”, morto molti anni fa e molto compianto, hanno avuto una capacità di intervento operaio e di radicamento territoriale notevolissima e hanno giocato un ruolo importante nella nascita dell’Autonomia organizzata. Il volume promette bene e sicuramente ne riparleremo. Intanto vi propongo un breve testo di Lanfranco Caminiti dalla sua pagina facebook.

Noi, primi fuochi di guerriglia

Ci restava l’interrogativo su «quale processo» andasse costruito – non fummo in grado di rispondere. Le uniche, provvisorie, forme organizzate al Sud dell’Autonomia meridionale furono l’assemblea calabrese dell’autunno del 1976 a Cosenza e l’assemblea meridionale del gennaio 1978 a Palermo, dove c’erano veramente tutti.

Soprattutto, le uniche stabili forme di organizzazione al Sud erano una miriade di strutture politiche sul territorio – circoli, associazioni, comitati, gruppi di amici, o legami tribali tra vecchi compagni. Pensavamo che il nostro compito fosse quello di intessere la trama di questo ordito. Persino all’assemblea nazionale di Bologna, del settembre 1977, dove Fiora intervenne per il Sud, convocammo tutti i compagni meridionali presenti a vederci in una sede «separata». E questo facemmo, all’università in un’aula a semicerchio. Il Sud è una cosa «a parte» e l’Autonomia meridionale è una cosa «a parte». Vedete di capirlo.

Tutto quello che noi facevamo, Fiora, io e gli altri, era andare su e giù per il Sud – la statale Jonica 106, la Basentana, la Tirrenica, l’Autostrada del sole. Con un vecchio scassone Anglia a diesel che schiattò, come un fedele cavallo che aveva sempre lavorato senza mai lamentarsi, in un qualche raccordo di autostrada. E poi, con una meravigliosa DS Pallas Citroen, a gas, verde brillante con il tettuccio avana, la più bella auto che io abbia mai avuto, che sfracassai andando da Cosenza verso Reggio Calabria all’altezza di Sant’Elia sulla strada ghiacciata, ribaltandomi più volte e uscendone carponi, mentre stava a pancia in su con le ruote all’aria come un qualunque scarafaggio, indenne.

Ero indistruttibile. E comunque non era niente male muoversi tra una riunione e l’altra sulla costiera amalfitana. O scendere al tramonto tra Maratea e Diamante o incontrarsi di notte alle luci di quel mostro di Bagnoli visto da Bacoli. Non era niente male fermarsi nelle trattorie dei Quartieri spagnoli a discutere di comunismo e polpo e salsicce coi friarielli. Oppure prendere freddo e acqua sulla Basentana per stampare l’infinito numero zero ma, dopo, azzannare le salsicce lucane di cinghiale.

(Gli autonomi vol. X, l’autonomia operaia meridionale, a cura di antonio bove e francesco festa, deriveapprodi)

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 Comment on “La storia dell’Autonomia meridionale e il peso dei maoisti napoletani

  1. …si è vero… la lotta extraparlamentare era un’avventura personale oltre che un’avventura politica… ci credevamo… avevamo lo stesso nemico, talmente forte che era riuscito subito dopo Valle Giulia a schiaffarci tutti nella vecchie trappole dell’antifascismo e dell’anticomunismo… eravamo troppo giovani, per questo abbiamo perso una grande occasione…
    Puccio Borbonico

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