2 maggio 1980: un colpo alla nuca dell’architetto Lenci da un commando di Prima Linea
Venerdì 2 maggio 1980: siamo nel pieno degli anni di piombo e quattro militanti di Prima Linea irrompono nello studio di Sergio Lenci, architetto napoletano trapiantato a Roma e specializzato in edilizia carceraria. Tra le poche opere civili progettate l’ospedale di Potenza e il quartiere Zen di Palermo. Gli mettono un cerotto sulla bocca, lo trascinano in bagno, lo spingono sul pavimento tra il water e il lavandino e gli sparano un colpo mortale: una pallottola sola, calibro nove, dritta alla nuca. Ma Lenci miracolosamente sopravvive, con la pallottola per sempre conficcata nella testa che lo condannerà a feroci, inguaribili emicranie e con un grande desiderio: capire il perché del terrorismo e il senso, se esiste, della violenza quale forma di lotta. Queste domande animeranno le sue memorie ma non troveranno risposta neppure negli incontri in carcere con Giulia Borelli, unica donna del commando. La vicenda ispirerà (molto liberamente) il film di Mimmo Calopresti “La seconda volta”.
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