L’Intifada dei coltelli? Una guerra di religione

Il padre, poliziotto di Hamas, di un adolescente palestinese caduto a un posto di frontiera mentre combatteva con i sassi contro un esercito superpotente, ha detto che il figlio voleva morire come uno shahid, come un martire per salvare Al Aqsa dai “porci ebrei che dissacrano la moschea”. Con tutto il rispetto, sommessamente dico che più che una guerra di liberazione da parte di una immaginaria “Palestina rossa” sì tratta di una faida religiosa.

Così, in poche righe, nella sua pagina facebook, Enrico Galmozzi prova a sintetizzare un ragionamento laico sull'”intifada dei coltelli”, spazzando via decenni di luogocomunismo di sinistra. Dicono, e talvolta l’azzeccano, che facebook è una sentina ma puoi trovarci anche ragionamenti ampiamente condivisibili. E’ il caso di un commento al post citato. firmato da Gianluca Lorefice, che contestualizza nel più ampio scenario geopolitico l’offensiva di Hamas nella crisi dell’islamismo radicale:

E comunque, siete tutti adulti e intelligenti, non vi sembra strano che all’improvviso dopo anni Hamas proclami la lotta per la “liberazione” di Gerusalemme? Non hanno già abbastanza scazzi a Gaza? Non sarà mica che l’asse Fratelli Musulmani – Hamas – Erdogan vistosi in difficoltà voglia alzare il tiro all’inverosimile, sperando nel sostegno di strutture NATO legate a doppio filo con le petromonarchie wahhabite (strutture che esistono, non dubitate)? Perché in questa fase l’inerzia è assai sfavorevole a loro dall’Egitto alla Turchia passando dalla Siria. Non dimentichiamo che 1) Hamas ha fatto comunella coi jihadisti per rovesciare il Ba’ath siriano 2) l’Egitto da roccaforte dei FM si è trasformato nella loro tomba 3) a novembre se Erdogan non riesce a trovare uno stratagemma in stile Gladio i turchi (non solo i curdi) lo mandano a quel paese.

Quindi, per cominciare toccherà capire chi, come, perché ha fatto ieri strage dei curdi moderati a Instanbul…

 

 

 

 

 

 

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 commento su “L’Intifada dei coltelli? Una guerra di religione

  1. Come ci ha spiegato Cesare Pavese, “ogni guerra è guerra civile”. Come ci ha spiegato Raimaon Panikkar, “ogni guerra è guerra di religione”. E questi sono “soltanto” due esempi. Per il resto, ci sarebbe – ché c’è – la “condizione umana”.

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