L’ironia della storia repubblicana tra morte di Colombo e fine di Berlusconi

C’è una forte ironia nella coincidenza tra la decapitazione di Silvio Berlusconi e la morte di Emilio Colombo, il politico della prima repubblica dalla condotta individuale più scandalosa. Eppure la sua umana debolezza, chiacchierata all’epoca (ma già fissata per i posteri nella scelta di Rosi per il casting di Todo Modo) non gli ha impedito di gestire con piglio autorevole – appena velato dall’ironia – l’ultima passerella che gli è toccata, la presidenza del collegio quirinalizio due mesi fa. E non si è lasciato intimidire dalle provocazioni di uno screanzato grillino, che non si era detto disposto ad accettare lezioni di bon ton da un cocainomane: nessun parvenu avrebbe profanato la sacralità del luogo presentandosi senza cravatta. E così è stato. Che poi esponenti del suo partito si siano lasciati andare a ben più offensive condotte (colpendo alla schiena il padre fondatore del Pd che ha scelto proprio ieri per formalizzare il suo ritiro dalla scena), rientra invece perfettamente nei riti e nei miti della Politica, di cui lui è stato grande sacerdote.

Nonostante il vizio e pur avendo a lungo occupato posizioni di prestigio e di potere, Colombo non si è arricchito illecitamente né della gestione concreta di quel potere hanno abusato i suoi più stretti collaboratori. Certo, la piccola comunità lucana è rimasta avvinta in una fittissima rete di relazioni brevi in cui il peso del clientelismo doroteo gioca ancora un ruolo culturale fondamentale sebbene quel dispositivo di distribuzione della ricchezza sia da tempo inceppato. Ma la condotta privata del presidente Colombo, a tutti nota, non è mai stata occasione di scandalo, proprio perché il leader ha sempre reso omaggio all’ipocrisia dominante (e all’epoca alla vigenza di una normativa penale proibizionista). Tanto da rifugiarsi, al momento in cui lo scandalo è accaduto, nella puerile scusa che aveva cominciato tardi a sniffare, e a fini terapeutici. Eppure, anche nel momento della disgrazia, il Presidente ha saputo confermare grandezza d’animo, scagionando i due giovani finanzieri che gli andavano a ritirare la droga: il contenuto dei pacchetti era “a loro insaputa”.

E, sebbene l’ultima grande operazione da lui condotta, l’accordo con gli eredi del Pci agli albori della seconda Repubblica, abbia trasformato la regione più bianca di Italia in quella più rosa, toccherà pur ricordare che dopo la scomparsa dalla scena di Segni e Scelba Colombo era il massimo esponente politico della destra democristiana, sopravanzando il suo peso politico quello di Scalfaro ben più di qualche libbra. Galli ce lo descrive, infatti, come la massima espressione, con il presidente del Banco di Napoli, Ventriglia della finanza “bianca”. La sconfitta loro – ma anche di personaggi spregiudicati come Calvi e Sindona – nell’epico scontro alla fine degli anni ’70 con la finanza laica che faceva capo a La Malfa e ai banchieri “azionisti”, si trasformerà per lui in una grande opportunità: l’esilio al nascente Europarlamento, dove più volte occuperà la presidenza dell’Assemblea, lo trasformerà in un leader di prestigio internazionale.

Nella terra d’esilio a cui sembra destinato Berlusconi, invece, non dovrebbe esserci alcuna possibilità di riscatto politico, anche se sicuramente sarà un soggiorno ben più piacevole del soggiorno tunisino del suo antico sponsor.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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