14 febbraio 1966. Lo scandalo della Zanzara nel ricordo di Marco Sassano

Cinquantacinque anni fa, il 14 febbraio 1966, un articolo sulla posizione della donna nella società italiana provocò scandalo e segnò simbolicamente l’inizio di una nuova epoca della società italiana. Uno dei protagonisti della vicenda, Marco Sassano, ha accettato di raccontare ai liceali che ancora animano il giornale scolastico del Parini…

È stato il più famoso giornalino studentesco. Quello che ha conquistato titoli di prima pagina su Le Monde e sul New York Times, oltre che su quasi tutti i quotidiani italiani. È entrato anche in qualche libro di storia, qualcuno sostiene addirittura che le rivolte studentesche di qualche anno dopo nascono da lì. Si chiamava “La Zanzara”. Era scritto, in piena autonomia, dagli studenti del liceo classico Parini di Milano. Era un giornale nato nel 1945, il giorno della Liberazione, con rotoli di carta rubati ai fascisti e portati agli studenti milanesi. Ma “La Zanzara” è diventata famosa a metà degli anni Sessanta.

Il perché ce lo spiega Marco Sassano, giornalista, che in quegli anni era uno studente del più famoso e più severo liceo di Milano: il Parini, appunto. «Eravamo obbligati a portare giacca e cravatta » racconta «e forse il mio odio per entrambe è nato proprio lì. Era riconosciuto come il più severo liceo italiano tanto che la Normale di Pisa accettava anche studenti con una maturità inferiore di un punto rispetto alla soglia di ammissione se questo allievo proveniva dal Parini.» Era anche la scuola della buona borghesia milanese, dei Rizzoli, dei Pirelli, dei Bassetti. «La Zanzara era più di un foglio scolastico, era realizzata dagli studenti degli ultimi anni che facevano da capo-redattori e veniva scritta da quelli dei primi anni che venivano selezionati dai più grandi» racconta Sassano.

E lei da chi fu scelto?
Da Walter Tobagi (il giornalista del Corriere della Sera ucciso negli anni di Piombo dalle Brigate Rosse [rectius, dalla Brigata XXVIII Marzo])

Che anno era, quello in cui la Zanzara fece scandalo?
Il 1966. Il giornale era impegnativo. 36 pagine da realizzare una volta al mese. Al centro della Zanzara c’era un paginone con un sondaggio che coinvolgeva tutta la scuola attraverso un questionario da compilare. Poi la redazione sceglieva una decina di studenti per discutere il tema del questionario e i risultati in un piccolo forum che poi veniva riportato sul giornale.

Quali erano i temi?
Di tutto: denaro, successo etc…

Però lo scandalo scoppiò sul tema sesso.
C’era stato un precedente. Sul numero prima avevamo come forum il tema: Dio e famiglia. Il quadro che era emerso era di un Parini non troppo allineato con i dettami della chiesa cattolica. La cosa non era piaciuta a don Giussani, di Gioventù studentesca (poi diventata Comunione e Liberazione) che non ci risparmiò critiche.

Insomma lo scandalo era nell’aria?
Sì e scoppiò con l’inchiesta-sondaggio sulla condizione delle donne. Era il 1966, in Italia non c’era il divorzio, non c’era l’aborto, la contraccezione era un tabù, si diventava maggiorenni a 21 anni: insomma bisogna entrare nel clima di quegli anni per capire quanto poteva risultare clamorosa la questione.

Sassano chi lavorò a quel numero della Zanzara oltre a lei?
Marco De Poli che adesso fa l’aiuto regista per i fratelli Taviani, l’imprenditore e lo studioso e Claudia Beltramo-Ceppo figlia del questore di Milano nei giorni della Liberazione. Avevamo fatto il sondaggio e poi a casa mia il forum con otto ragazze della scuola. Da lì emerse che c’era chi non trovava per niente scandaloso fare l’amore prima del matrimonio, c’era chi era favorevole alla pillola e ancora chi poteva capire una convivenza anche senza matrimonio.

Apriti cielo…
Eh sì, Gioventù studentesca denunciò il caso, Il Corriere Lombardo che era un giornale della sera titolò a tutta pagina “Scandalo al Parini”, io Marco e Claudia venimmo convocati in questura. Eravamo ragazzini, ci presentammo in giacca e cravatta e ci puntarono una luce negli occhi; il giorno dopo ci convocarono in procura. Entrammo prima io e Marco e ci imposero una visita medica, dicevano che dovevano stabilire se stavamo bene, se eravamo in grado di intendere e volere… Ci dissero di spogliarci e cominciarono a farci strane domande, ci chiedevano per esempio se i nostri genitori convivevano. Noi ci irritammo molto, uscimmo di scatto impedendo alla nostra compagna Claudia di entrare per essere interrogata. Fuori di lì ci affidammo ai migliori legali di Milano, Dell’Itala, Crespi, Pisapia, Smuraglia.

Poi cosa successe?
Fu subito scandalo, eravamo stati trattati in maniera vergognosa. Il vicepresidente del consiglio, Pietro Nenni prese le nostre difese, 20.000 studenti scesero in piazza a Milano. Erano gli albori del movimento studentesco.

Quell’improvvisa notorietà non la colpì? Non particolarmente, mi lasciava abbastanza indifferente che i fotografi si appostassero sotto il portone di casa mia o che affittassero un appartamento della casa di fronte per fotografarmi meglio, nel marzo poi la nostra notorietà andò alle stelle perchè ci fu il processo alla Zanzara.

Quali reati vi contestavano?

Qualcosa tipo stampa oscena, atti a turbare i minori e poi stampa clandestina perché non avevamo il permesso di stampare il giornale. Ma era ovvio era un giornale interno della scuola.

Dunque il processo?
Durò cinque giorni. C’era un clima di tensione. Gli studenti delle scuole superiori proclamarono 4 giorni di sciopero. Al processo c’erano 240 giornalisti accreditati, da tutte le parti del mondo. Alla fine ci assolsero, ma la procura ricorse in appello e chiese la legittima suspicione per Milano, così il processo venne replicato a Genova.

E il giornalino del Parini che fine fece?
Anche il processo di Genova andò bene e La Zanzara riprese ad uscire con grande tripudio generale. Io nel 1967 andai a trovare Don Milani a Barbiana, era già malato di cancro. Mi diede il manoscritto di Lettera a una professoressa che inculcò in me il concetto di scuola di classe. Il Parini era una scuola di classe. Così con i miei compagni decidemmo di occupare la scuola, fu la prima occupazione della storia del liceo. L’anno successivo decidemmo di sospendere la pubblicazione de La Zanzara, ci sembrava troppo borghese e fu un vero peccato, ma questo lo aggiungo con il senno di poi.

Sassano, cosa pensa dei giornali fatti dagli studenti?
Penso che siano un ottimo strumento per imparare a scrivere e a riflettere. Io però preferisco i giornali fatti in piena autonomia dagli studenti. Secondo me gli insegnanti in questi giornalini dovrebbero stare un passo indietro…”

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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