19 giugno 1979: suicida in cella Lorenzo Bortoli. La compagna era morta nell’esplosione di Thiene

Dalla pagina facebook di Davide Steccanella
Lorenzo Bortoli, chi era costui? Nato a Torrebelvicino (VI) il 23 dicembre 1954, militante dei Collettivi politici veneti e operaio alla Blu Bell di Bassano, il 19 giugno 1979 si toglie la vita nella cella del carcere di Verona. Era il convivente di Maria Antonietta Berna morta insieme ad altri due compagni (Angelo Del Santo e Alberto Graziani) nella esplosione di Thiene (VC) dell’11 aprile 1979.
Arrestato il 14 aprile, dopo avere più volte respinto gli addebiti che gli venivano mossi (sul sito polvere da sparo di Valentina Perniciaro si legge parte del serrato confronto del 15 giugno con chi lo accusa), il 18 giugno Bortoli invia una richiesta al direttore del carcere ove è recluso “Foglio di richiesta, Carcere di Verona 18-6-79” in cui si legge: “
Al signor direttore della casa circondariale di Verona. Le sarei veramente grato se potesse far pervenire ai miei familiari il seguente telegramma: “Raggiunto Antonia. Vi prego di essere sepolto con lei. Vi assicuro che sto bene così. Un abbraccio. Dite a Vanna di non piangere, ma di ricordarsi come eravamo felici come ora che siamo nuovamente insieme. Lorenzo” La pregherei di far pervenire anche il gruppo di fotografie, difalcando le spese dal mio conto personale. La ringrazio vivamente.”.
Un suicidio che riempe di sdegno
Su un comunicato a cura del comitato di zona Partito Comunista Italiano di Thiene del 21 giugno si legge:
“Apprendiamo con profondo sgomento e indignazione la notizia della morte, nel carcere di Verona, di Lorenzo Bortoli. E’ accaduto ciò che si temeva e ciò che le forze dell’amministrazione della giustizia erano tenute ad evitare. Era infatti evidente che dopo 2 tentativi di suicidio Lorenzo Bortoli si trovava in uno stato psicofisico di estrema prostrazione e che, in mancanza di cure adeguate, di un’attenta assistenza e sorveglianza, di un trattamento più umano e non assolutamente segregante, non avrebbe desistito nel suo intento di togliersi la vita. Proprio queste cure, questa assistenza, avevamo sollecitato aderendo all’appello del 30 Maggio lanciato da alcune personalità e cittadini democratici sul Giornale di Vicenza.
Anche alla luce di ciò, il comportamento delle autorità giudiziarie e dell’amministrazione carceraria è tale da suscitare sdegno e riprovazione, in quanto si è dimostrato insensibile e incurante verso il diritto fondamentale di ogni essere umano: il diritto alla vita, e verso i diritti costituzionali di un imputato di potersi difendere, nella pienezza delle proprie facoltà intellettuali e fisiche, dalle accuse mossegli. Il suicidio di Lorenzo Bortoli è quindi un fatto di eccezionale gravità. Le responsabilità nel comportamento delle autorità carcerarie e giudiziarie vanno perciò indagate e punite, per salvaguardare i valori dello stato di diritto e le garanzie che la Costituzione da ad ogni cittadino.”.
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