L’ex Galmozzi: Lotta Continua nulla c’azzecca con Prima Linea
La proiezione al Film Festival di Torino del docufilm Rai su Lotta Continua ha innescato una polemica astiosa e meschina. Perché il direttore del festival, Steve Della Casa, sui cui meriti tecnici nessuno ha qualcosa da ridire, fu condannato per concorso morale nella tragedia dell’Angelo Azzurro: non partecipò allo sciagurato assalto al bar in cui morì carbonizzato lo studente lavoratore Roberto Crescenzio.
Aveva, però, firmato la richiesta d’autorizzazione per il corteo di protesta per l’omicidio di Walter Rossi, ammazzato il giorno prima a Roma dai fascisti dei Nar. Della Casa ha abbondantemente espiato e, con tutta calma, è stato anche riabilitato.
Ma il livore del partito della vendetta non perde occasione. Ad ogni modo, ci sono sembrate ricche e stimolanti le riflessioni rapsodiche sul docufilm di un fuoriuscito di Lotta Continua, che i danni li ha fatti davvero. Enrico Galmozzi
Discontinuità
Sarà stato dicembre 1973 o inizi del 1974: noi fuoriusciti da Lotta Continua di Sesto San Giovanni ci siamo intrufolati nel loro spezzone di corteo per fare dell’”entrismo”…Alla loro parola d’ordine “Armi al MIR” contrapponevamo “armi a noi” e, cosa che li faceva ancora più incazzare “Sofri vigliacco è l’ora dell’attacco”…
A un certo punto è venuto un capo del loro servizio d’ordine e ci ha detto: “I capi hanno detto di buttarvi fuori, noi non lo faremmo mai ma vi preghiamo di andarvene”. Così abbiamo fatto, riflettendo che era giusto che ognuno si prendesse le rersponsabilità delle proprie scelte senza rompersi le balle a vicenda. E così è stato: ognuno per la sua strada.
Definitivo, sulla lotta armata
Su un punto vorrei essere chiaro: che il gruppo fondatore di Prima Linea venisse da Lotta Continua è storia.
Ma la sua costituzione avviene in piena e totale rottura con Lotta Continua.
Solo un demente come Giampiero Mughini può sostenere che esista continuità fra le due cose.
Nemmeno i magistrati più oltranzisti sono mai arrivati a tanto
Tranne Mughini, si può vedere
Nonostante le perplessità sorte dopo aver visto il trailer ho appena finito di guardare su Rai Play la prima puntata di “Storia di Lotta continua”. (quindi il mio giudizio è limitato a questa prima puntata)
Intanto, se guardandolo, chi ha attraversato quella storia, non prova nostalgia e una punta di commozione è invecchiato male…poi, a parte lo spazio dato all’orrendo Mughini, non è male. Buona la parte su corso Traiano per esempio, con gli operai che fanno gli scontri al grido di potere operaio…
Insomma si può guardare senza incazzarsi. Fino ad adesso.
Gli scontri d’Annarumma? Li facemmo noi, operai Fiom, fuori al Lirico
Nel secondo episodio di “Storia di Lotta Continua” si parla anche della morte di Annarumma, che la narrazione dominante ha sempre citato come “la prima vittima del terrorismo”.
Io che ero presente ho raccontato già diverse volte come sono andati i fatti ma riassumo dicendo che i criminali caroselli delle jeep della Celere hanno impattato noi operai che stavamo uscendo dal Teatro Lirico dove si era tenuta una assemblea Fiom.
Non c’entrano nulla né Lotta Continua né anarchici o altri gruppettari: gli operai che per difendere i compagni travolti dai caroselli hanno impugnato i tubi Innocenti eravamo noi operai Fiom.
Una fine dolorosa
Il quarto e ultimo episodio di “Storia di Lotta Continua” è dedicato alla sua fine.
Su quanto sia stato decisiva la rivolta femminista non saprei dire perchè io non c’ero più.
Il mio pensiero è che Lotta Continua nasce a Mirafiori proprio come “partito di Mirafiori” e in generale come partito della centralità operaia. Quando tramonta il soggetto della centralità operaia tramonta anche Lotta Continua.
Che Lotta Continua finisca perché posta davanti al rischio del terrorismo è una leggenda e un falso storico. Semplicemente perché la questione della lotta armata aveva attraversato l’organizzazione negli anni precedenti ed era una questione ormai risolta.
La lotta armata e LC? Questione risolta con i Nap
Chi pensava alla lotta armata era già uscito alla fine del ’73 e nel ’74 per dare vita ai Nap (provenienti dalla Commissione carceri) e a Prima Linea. Dopo lo scioglimento di Lotta Continua solo a Torino e in Val di Susa ci sarà un afflusso di militanti in Prima Linea. Poi io credo che un aspetto decisivo sia stata l’esperienza fallimentare del cartello elettorale con Democrazia Proletaria. Lotta Continua si è rifiutata da fare il partitino dell’1%. Nel corso di una famosa intervista Adriano aveva detto: “Siamo un partito ambizioso.” Meglio una fine dolorosa che un dolore senza fine.
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