Mafia capitale story/6. All’uscita 26 c’è la Bufalotta
Mafia capitale è stata, a ben vedere, una colossale bufala. Naturale quindi che sia stata terreno di coltura e di germinazione di tante bufalotte. Qualcuna ha richiamato la nostra attenzione. Questa l’ho ripresa dalla bacheca facebook di Bruno Ballardini, un intellettuale cultore di arti marziali, e la pubblico dopo essermi ripreso dai dolori che mi ha procurato la caduta dalla sedia per la crisi di riso convulso subita:
Il coltello da pesce e la spada da samurai
I giornalisti de La Repubblica continuano a regalarci perle di cialtronaggine e di ignoranza. Qui vedono un coltello giapponese del tipo “Tako Hiki” che si usa per affettare il sashimi (che probabilmente Carminati avrà ricevuto in regalo, e si sa quanto i fascisti abbiano un debole per la cultura giapponese dall’epoca della triplice alleanza) e lo scambiano addirittura per una KATANA! Un coltello da cucina, vi rendete conto? Dovrebbero fare seppuku soltanto per questo. LEGGI TUTTO
La foto di sopra è una katana, evidentemente curva, la foto di sotto è il coltello da pesce sequestrato a Carminati. Implacabilmente diritto. Bastavano cinque secondi su Google per risparmiarsi una figuraccia.
Ma chi lo conosce a questo?
Tanti gli accostamenti improvvidi e audaci. Questo ha richiesto una precisazione da parte dei diretti interessati, i leader (all’epoca) di Militia
A seguito di questo ed altri articoli pubblicati in vari giornali che portano alla luce rapporti politici, umani ed economici di ciò che è stata chiamata “Mafia Capitale” alcune precisazioni sono perlomeno doverose, partendo dal principio che non siamo mai stati giudici, avendo rivestito sempre la carica di Imputati. Non entrando nel merito di ciò che accade o accadrà a livello giuridico, dobbiamo per onestà politica nei confronti dei nostri amici, fratelli e Camerati dissipare alcuni possibili pensieri malevoli. In primis nei vari articoli si parla di un certo Matteo Costacurta come co-fondatore di Militia, Militia nasce nel 2008 da e da Maurizio Boccacci da quella data in poi (ed è visibile negli atti dei processi che stiamo subendo per aver attaccato politicamente gli stessi che oggi sono sotto inchiesta!) tale nome non esce mai fuori e sinceramente a noi è persona sconosciuta. LEGGI TUTTO
Un incontro che non c’è mai stato
Carminati e Alemanno si conoscevano da più di trent’anni. Le carte giudiziarie dell’inchiesta “Mafia Capitale” smentiscono l’ex sindaco di Roma, secondo uno scoop del Fatto Quotidiano. Questa invece l’ho smontata proprio io, personalmente di persona …
Eravamo quattro amici al Nar: nell’ora d’aria di Rebibbia, in quell’autunno del 1982, cresceva il futuro di Roma e nessuno poteva immaginarlo. C’era un giovane 23enne, barese di nascita e romano d’adozione, già accusato – e poi prosciolto – appena un anno prima d’aver preso a sprangate uno studente universitario insieme con altri tre camerati. Questa volta è in carcere per aver lanciato una molotov contro l’ambasciata dell’Unione Sovietica e, di lì a poco, sarà prosciolto anche da quest’accusa. È qui, nel carcere di Rebibbia, che Gianni il “camerata” incontra Salvatore Buzzi, 26 anni e l’accusa d’un omicidio commesso, con 34 coltellate, il 24 giugno 1980. Ed è sempre qui, a Rebibbia, che il 6 ottobre 1982, nelle sue ultime settimane di reclusione, Alemanno incontra l’uomo che nega di aver mai conosciuto. L’esponente dei Nar Massimo Carminati, condotto in questo carcere – allora come oggi – dal Ros dei Carabinieri, da pochi mesi ferito all’occhio e grande amico del camerata Peppe Dimitri In realtà Carminati e Alemanno non si sono mai incrociati in carcere. LEGGI TUTTO
Il fantastico viaggio di Carminati in Libano
Talvolta a fabbricare fake news sono gli stessi imputati. Carminati sa ben presto di essere intercettato e tampinato e ci gioca sopra
(…) Chiunque abbia letto o ascoltato molti dei materiali investigativi sapientemente divulgati dall’ufficio stampa dei carabinieri per costruire una narrazione condivisa sul “Mondo di mezzo”, conoscendone le vicende o la persona, si rende conto che Massimo Carminati ha ripetutamente giocato sulla sua storia per consolidare la leggenda del “bandito fascista” diffusa a livello di massa dalla fortunata serie di “Romanzo criminale”. Già la descrizione della Moretti, “un ragazzo timido, educato, diverso da noi“, non corrisponde affatto al tamarro che cazzeggia con i suoi comparielli. Carminati decide, secondo me scientificamente, di validare le narrazioni sul suo conto per trasformarle in uno strumento operativo. La leggenda criminale un fattore di deterrenza che rende superfluo il ricorso alla forza per la realizzazione degli affari.In qualche occasione, checché ne pensino i carabinieri, la spara grossa. E’ il caso, appunto, del Libano. LEGGI TUTTO
Per approfondire
- L’intervista all’Adn Kronos che apre le danze
- Il Secolo: intervista con Annalisa Terranova
- Cinque anni di battaglia culturale Mafia capitale story/1
- Fasciomafia? Nom affarismo cialtrone Mafia capitale story/2
- la grande lite su Cuori Neri Mafia capitale story/3
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