Morta Mara Nanni: il ricordo di Alessandro Padula
Mara Nanni la madre di Matteo, la moglie di Alex, la compagna del movimento del ’77, la militante br arrestata nel ’79 assieme a Prospero Gallinari, la condannata a tanti anni di carcere, la donna amante del canottaggio e del lago di Martignano, la nostra amica, sorella e compagna è morta.
Non voleva essere ricordata come furono ricordati i trecento di Pisacane e anche per questo motivo ci ha lasciato dei libri sulla sua esperienza rivoluzionaria.
Ciao Mara!
Alessandro Padula
E’ passata nel vento Mara Nanni …
Come sempre nel mio profilo personale non intendo ricordare la sua figura pubblica successiva, la “guerrigliera”, che peraltro non era personalmente capace di fare male ad una mosca.
Bensi’ la ragazza dolce, allora fidanzata ad un mio compagno di scuola al Liceo Dante Alighieri, pure lui poi diventato un po’ “famoso” … la “vietnamita” la chiamavamo per i suoi splendidi occhi un po’ a mandorla … con la quale trascorsi un memorabile capodanno in casa di un altro compagno di liceo … che, se legge, certamente ricordera’ …
Ciao, Mara.
I ricordi di due compagni romani
Questo l’annuncio funebre sulla pagina facebook di Dario Mariani, grande contastorie degli anni di piombo romani. Ai due arresti di Mara (il primo il giorno della “straordinaria bellezza” degli scontri insurrezionali a Roma, il secondo al fianco di Prospero Gallinari) fa invece riferimento Stefano Proietti
Mara che quel 12 marzo al di là del fiume , vicino ai tre scalini.
Mara che non riesce a svitare la targa e le guardie sventagliano Prospero.
Quanta bella gente viveva tra noi.
Gente che farebbe orgoglio di qualsiasi patria.
Ti bacio Mara……
Corri leggera sulle celesti praterie, e aggancia Prospero
Il romanzo autobiografico
Nel 2002 esce il suo romanzo autobiografico, “E allora”, scritto con Stefano Pierpaoli. Questa è la scheda di presentazione, pubblicata per l’Ansa da Paolo Cucchiarelli
Mara Nanni, ex brigatista rossa, condannata all’ergastolo, più trenta anni di reclusione e un anno di isolamento diurno nel corso del primo processo Moro. Fu arrestata a Roma insieme a Prospero Gallinari, ritenuto a lungo l’uomo che uccise Aldo Moro. Un percorso di dissociazione ma non di abdicazione dalle ragioni politiche, umane, sociali e culturali di una scelta che viuene raccontata dettagliatamente nel volume “…E ALLORA” che sarà presentato lunedì sera a Roma presso la Torretta di Ponte Milvio. Il volume racconta il percorso di una vita “normale” agli inizi degli anni ’70: un arresto dopo una manifestazione e la condanna ad un anno di carcere preventivo e poi la scelta di entrare a far parte delle Br. La condanna, il carcere e la riduzione della pena prima a 26 e poi a 15 anni. Un mondo a “sbarre” che termina nel 1994. Da quel momento comincia lo sforzo per ridisegnare il perimetro di una normale esistenza. Questa volta è la stessa ex brigatista a raccontare, insieme a Stefano Pierpaoli, questo percorso nel volume pubblicato dalle Edizioni Interculturali. La coautrice del romanzo che è del tutto autobiografico utilizza una scrittura ruvida e asciutta. Non un libro denuncia ma un racconto-percorso che non rinuncia, anzi si fa forte, degli aspetti personali, intimi e emozionali. Il volume è corredato anche da testimonianze di Maurizio Barbera, direttore del carcere di Rebibbia negli anni ’80 e da due ex brigatista come Annunziata Francola e Adriana Faranda.
La sua storia a fumetti
Poi alla “Storia di Mara” sarà dedicato il primo fumetto che, nel 2006, affronta il tema del terrorismo. Questa era la quarta di copertina
Gli anni ’70, gli “anni difficili” della storia italiana. Il terrorismo. La quotidianità, assurda e banale, celata dietro le Brigate Rosse. La vita e le scelte della giovane Mara Nanni. La storia vera di una vita difficile raccontata attraverso il tratto lieve ed evocativo di Paolo Cossi. Il primo confronto del fumetto con gli anni del terrorismo italiano.
Nel 1978 Mara Nanni sceglie di far parte delle Brigate Rosse. Arrestata il 24 settembre 1979, nel 1981 (primo processo Moro) viene condannata ad un ergastolo, trenta anni di reclusione e un anno di isolamento diurno. Nei successivi gradi di giudizio la pena viene ridotta prima a 26 anni e poi a 15 anni. Nel 1994 termina il suo periodo di detenzione. Quanto qui narrato è un’altra storia.
La recensione
Questa invece la recensione, per Archivio ‘900, di Roberto Bortone al libro
Quella di Mara è una storia triste, dura, affascinante e dolce nello stesso tempo. Ce la racconta, con la sua esperta matita, Paolo Cossi. Siamo negli anni ’70, anni di piombo e di speranze. Mara Nanni è una liceale come tante, inquieta, trasgressiva, borghese. A soli quindici anni conosce il dolore della violenza di Stato, quella stragista delle bombe e quella fascista dei manganelli. Pochi episodi, accaduti a lei e non ad un altro conducono Mara sulla via retta e senza ritorno della lotta armata. Un arresto, poi un altro: i tratti della matita di Cossi si fanno più densi, i chiaroscuri più cupi. Come il cuore di Mara, sempre in bilico tra il bianco ideale della giustizia ed il nero della realtà dura e parziale della società in cui vive e ha deciso di combattere.
La scelta della latitanza per lei come per tanti altri è allora una non scelta, poiché una vita che ha maneggiato le armi, ha partecipato agli scontri di piazza, ha interpretato a modo suo l’ingiustizia sociale, non ha più parenti né amici, in verità non ha scelta. Lo sapevano bene i capi delle Brigate Rosse, così attenti alla disciplina quanto disattenti all’aspetto umano della militanza. Leggendo i dialoghi leggeri ed essenziali del libro di Cossi, perdendosi tra i ricordi della sua matita è piacevole scoprire che un fumetto può raccontare una vita, un pezzo di storia, una lotta estrema, un ergastolo.
Quello che ora ci manca
Un pensiero di Mara Nanni in un’intervista del 2007 al blog Vertigine
«La fase storica che ha caratterizzato il movimento degli anni ’60 e ’70 era impregnata di una forte connotazione ideologica. L’aspirazione collettiva era, pur se con metodologie diverse, cementata dalla comune adesione ai principi marxisti. L’esempio che ci proveniva dal Vietnam dalla Cina da Cuba era il punto di riferimento generazionale, pur essendo oggetto di una analisi che ne sopravvalutava il ruolo. La mancanza di un pensare collettivo, di una visione della vita basata sulla solidarietà fra persone dello stesso paese e non solo, sono ormai assenti da molto tempo, a prescindere dai contenuti ideologici di allora, nella cultura occidentale. I movimenti che attraversano questa fase, oltre ad essere privi di una visione ideologica e politica omogenea, fanno i conti con una società in cui trionfa l’individualismo e la passività culturale.
L’interpretazione utopistica che del marxismo ha avuto il movimento degli anni ’60 ’70 ha prodotto si dei danni gravissimi, ma l’assenza dei valori di riferimento e la confusione ideologica potrebbero comunque produrne di ulteriori».
No, non era così. Come sempre la realtà è stata gonfiata ed esagerata per il solo fatto che si conosce indirettamente, senza esser penetrati nella personalità profonda della persona. Occorre una simbiosi telepatica per capire, rimanere nei fatti minimi esteriori è insufficiente e le valutazioni sono sempre carenti. Una personalità si conosce e riconosce da come prende il bichiere per bere, dalla pronuncia iniziale di una parola, da un’occhiata sfuggente, da un’esitazione o da un’azione improvvisa. Alessio tutte le mattine andava a pescare per pagarsi le vacanze col ricavato della vendita al porto, Mara rimaneva ad aspettarlo al mare, con noi. Era così, invece, una ragazza tra noi, una di noi tanti ragazzi. Quando vennero i vigili per cacciarci, lei rispose aggressiva esponendosi per carattere non per rancore. Altri tacquero con ironico distacco, nessuno di loro cadde poi nella trappola del falso ideale di un’utopia. Alessio e Mara hanno giocato con un gatto che invece era una iena e si sono perduti. No, non era così, erano solo ragazzini ancora pieni di sogni.