
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Marco Luzi, segretario del Pci di Rieti, nipote di Mario Scrocca, ex militante di Lotta Continua, trovato cadavere nella sua cella a Regina Coeli il primo maggio del 1987, accusato della strage di Acca Larentia. Due giorni dopo il Riesame annullava l’ordine di cattura
Caro Ugo Maria,
all’epoca dei fatti io avevo 11 anni ed è stato uno shock per me, non sapevo neanche che cosa era il comunismo. Mi ricordo solo mia nonna che mi cantava Bella ciao e mi parlava della guerra e di quanto erano cattivi i tedeschi. Dopo quel giorno è stato se i tedeschi non fossero mai andati via, mi domandavo perché. Non ho mai creduto al suicidio, non ho mai considerato mio zio un terrorista. Al contrario, è stato di esempio per tutta la mia vita e lo è tuttora.
Purtroppo per la sua famiglia è stato un evento difficile da gestire, preferivano non parlare. Hanno creduto a giornali, alla polizia. Una famiglia di umili origini e di sani principi. hanno comprato una casa nella borgata Alessandrino e hanno cresciuto i tre figli Maria, Gianni e Mario.
Mi piacerebbe che al suo nome fosse ridata dignità, vorrei che suo figlio Tiziano non si vergognasse né di suo padre né di noi. Di mio zio posso dire una cosa, che era comunista come lo sono io oggi.
Penso che in Italia ci vorrebbero 1000, 10000, 100000 persone come lui. Spero che qualche sindaco intitoli una strada o una piazza a mio zio per ciò che ha passato e per la vita che gli è stata tolta e per Tiziano, il figlio che non ha mai conosciuto.
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