Massacro del Circeo/2. Lc: Izzo e Ghira? Banda fascista del Trieste
All’epoca era un cazzeggio, ma esprimeva una profonda verità metafisica. Se sei giornalista, sono le notizie che vengono da te. Stavo cercando tutt’altra storia, la rappresaglia della guerriglia antifranchista per le ultime esecuzioni del regime, il 27 settembre 1975, e mi sono trovato davanti, nella prima pagina di Lotta continua del 3 ottobre 1975, la storia della banda Ghira-Izzo. Una banda fascista, senza se e senza ma. E non per un pregiudizio ideologico ma sulla base di precisi fatti, di concrete condotte.
Al primo post pubblicato del focus che ho deciso di dedicare al massacro del Circeo sono cominciate subito le obiezioni: non sono fascisti, non è un delitto politico. Be’, ai miei obiettori toccherà prendere atto che la “narrazione politica” dell’orrendo delitto non parte da un paradigma induttivo ma dalla somma di significativi dati empirici.
PS: Alcuni nomi sono stati sostituiti con sigle perché le anticipazioni di cronaca non hanno avuto successivi riscontri
«Chi se ne frega, tanto fra dieci anni esco» queste le sprezzanti parole del fascista Angelo Izzo responsabile del feroce delitto nella villa del Circeo [ce ne ha messo il doppio ma c’è riuscito e alla fine c’è voluto un altro duplice omicidio perché si decidessero a buttare le chiavi, ndb]. Parole che tradiscono la certezza dell’impunità sulla quale la banda fascista responsabile del delitto ha sempre potuto contare. Gli assassini sono tre: Izzo e Gianni Guido in galera, Andrea Ghira, latitante; tre i complici arrestati dalla polizia per «favoreggiamento»: Gianluca Sonnino, Giampiero Parboni Arquati, e Maurizio Maggio.
La banda del S. Leone Magno
Fanno parte tutti di una stessa banda che ha un lungo e ricco curriculum criminale. Provengono tutti dallo stesso liceo il San Leone Magno scuola privata di preti al quartiere Trieste. Nella banda hanno un ruolo rilevante altri due fascisti. Uno D. S., è stato fermato e rilasciato, l’altro è Gianluigi Esposito. Di un altro ricercato, i giornali dicono che si chiama Carlo di cir- ca 30 anni e ha una Land Rover; sarebbe il primo che ha abbordato le due ragazze. La descrizione sembra corrispondere a C. F., un altro squadrista del Salario attivo nella banda di Pascucci, e nei pestaggi al Giulio Cesare.
Dal furto di auto e moto e da quello dell’argenteria durante le feste, Izzo e Ghira, passarono ben presto a una attività più remunerativa, lo spaccio (e il consumo loro stessi) della droga tra i fascisti della zona. Fu questa attività a sfaldare e in breve distruggere la banda principale – capeggiata da Pascucci – che, sotto la sigla di Fronte studentesco, per anni è stata la protagonista delle spedizioni squadriste alle scuole del rione Salario.
Il default del Fronte Studentesco
Un’attività condotta con la più totale complicità e copertura da parte della polizia. Con la fine del Fronte Studentesco vengono a mancare ai fascisti tutti i luoghi fissi di ritrovo, come il bar Tartufo, ed è così che dal Trieste Salario gli squadristi hanno cominciato a spostarsi nei ritrovi abituali dei fascisti dei Parioli: la casina delle Muse; il bar di piazza delle
Muse, il bar Euclide e la sezione del MSI di via Rossini. Ai Parioli i figli della borghesia nera di corso Trieste trovano una situazione per loro eccellente: lo squadrismo giornaliero, il pestaggio contro i democratici e i militanti della sinistra è affidato a vere e proprie bande prezzolate di ragazzetti esaltati assoldati dalla sezione di via Rossini.
La «gioventù bene”, alla quale i tre assassini appartengono di diritto, si può riservare il gusto di scendere in lizza una volta ogni tanto e, in ogni caso, senza esporsi troppo, per il resto può dedicarsi allo spaccio di droga, alle bische, fiorenti attività dei fascisti della zona sulle quali forniremo più ampi particolari nei prossimi giorni. E’ infatti proprio a piazza Euclide e a piazza delle Muse che lo spaccio e il consumo delle droghe pesanti trova il massimo sviluppo. Ghira e Izzo sono in questo giro, finanziando la loro attività con furti e rapine compiute con la loro solita banda, i cui nomi ricompaiono oggi e le cui facce abbiamo visto sui giornali di questi giorni.
I precedenti di Izzo e Ghira
II primo «inçidente» di Izzo è una denuncia nel 73 per minaccia a mano armata contro un militante della sinistra rivoluzionaria, Massimo Cipriani. La seconda accusa è rapina in un appartamento di via Panama ai danni di un industriale collezionista di armi. Scappa in Inghilterra (mentre Ghira finisce in galera) e rimane in quel paese finché non riesce a scagionarsi. I mezzi non sono certo leciti, testimoni comperati e poi la carta decisiva, il padre di Andrea Ghira, costruttore di Pomezia (proprietario dellavilla del Circeo in cui è avvenuto il delitto) è amico di un boss della direzione democristiana, l’onorevole Antoniozzi.
Sono queste stesse protezioni che permettono ad Angelo lzzo di scontare solo sei mesi, dei due anni e mezzo infIittigli per lo stupro di una ragazza in una villa di Monteporzio (impresa in cui si era valso della complicità di Parboni, Sonnino ed Esposito).
II suo amico Andrea Ghira ha un identico passato di squadrista: è assiduo con le squadracce davanti al Giulio Cesare, attività per la quale riceve numerose denunce. Viene allora messo in collegio a Domodossola (è l’anno ’72-’73) ma non desiste, e compie un attentato a una lapide partigiana. Nell’ottobre del ’73 torna al Giulio Cesare dove viene espulso dopo soli dieci giorni: ha rotto il naso ad un compagno, va in galera, ne esce. Vi ritorna però dopo qualche mese per la rapina di via Panama. Esce di galera nel maggio di quest’anno.
Gli amici del Circeo
L’estate la passa al Circeo nella villa di suo padre. E al Circeo Ghira ritrova alcuni dei suoi cari “amici”, S., F., C. fratello di quello assolto per piazza delle Muse, M., F., Roccia, ecc .. E’ un posto comodo per i fascisti: hanno i loro ritrovi, con il bar Pinetina o il bar Grey, (questo è più un ritrovo per giovani ricchi) bar attraverso i quali passa lo spaccio della droga nella zona (e d’estate possono evitare di sporcarsi le mani, a spacciare ci pensano i camerati di Latina). La polizia visita i due bar tutte le sere per tutta l’estate, ma si limita al controllo dei documenti.
La tragica fine di Rosaria, l’orribile esperienza di Donatella sono il prodotto “naturale” dell’attività criminosa che abbiamo descritto. Un’attività che deve essere stroncata in ogni sua manifestazione, con la chiusura dei covi e dei ritrovi fascisti, mettendo questi individui in condizione di non nuocere, denunciando la connivenza e le coperture di cui i fascisti hanno sempre potuto godere, per agire impunemente
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