6.9.21: nasce Mauro De Mauro. Morirà di lupara bianca

mauro de mauro

Mauro De Mauro, giornalista, è sequestrato da un commando mafioso il 16 settembre 1970 a Palermo. De Mauro, cronista di L’Ora, era nato a Foggia il 6 settembre1921. Durante la guerra civile aveva militato dalla “parte sbagliata” nella X MAS. Restò legato al Comandante Borghese al punto di darne il nome a una figlia. All’epoca, polizia e carabinieri batterono diverse piste per capire il contesto in cui maturò il sequestro. Ne spiccava una: quella relativa a un’inchiesta sulla morte del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, che il giornalista stava per pubblicare. Fu considerata anche la pista del “golpe Borghese“. Come tutti i grandi delitti di mafia, ha dato materiale per i produttori di “bufale” Questa la ricostruzione del boss di Altoforte, il pentito Francesco Di Carlo

La sera del rapimento

La sera in cui fu rapito aveva appena posteggiato la sua auto, una Bmw, accanto al portone d’ingresso del palazzo in cui abitava, in viale delle Magnolie. I killer di mafia gli tesero una trappola e De Mauro venne rapito. Poche ore dopo, la sua automobile fu ritrovata in via Pietro D’Asaro nella zona di via Dante, sempre a Palermo. Secondo il pentito Francesco Marino Mannoia, i resti del giornalista restarono sepolti per diversi anni sotto un ponte del fiume Oreto. Successivamente i boss mafiosi della zona decisero di rimuovere le ossa che furono sciolte in un fusto pieno d’acido.

L’omicidio Mattei

In quegli anni un delitto eccellente, anzi eccellentissimo, Cosa Nostra lo eseguì. Mi riferisco alla scomparsa di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni, avvenuta nel famoso incidente aereo dell’ottobre 1962. Mi rendo conto che sto rivelando un segreto e sono consapevole delle conseguenze che ne deriveranno. Ma devo mantenere fede all’impegno che ho preso dopo la strage di Capaci. Ho intenzione di raccontare tutto quello che ho omesso di riferire nel corso delle deposizioni davanti a Giovanni Falcone, tra cui ciò che so a proposito del caso Mattei e del caso De Mauro.

Il mandato venne dall’America

Fu Cosa Nostra siciliana, in una seduta della sua prima Commissione, a decretare la morte di Enrico Mattei.
Ciò mi consta personalmente in quanto avevo molti amici che sedevano nella Commissione e che mi riferivano il contenuto delie discussioni, il piano per eliminare Mattei mi fu illustrato da Salvatore Greco «Cicchiteddu» e da Salvatore La Barbera, che faceva parte della Commissione ed era il capo del mio mandamento. Mattei fu ucciso su richiesta di Cosa Nostra americana perché con la sua politica aveva danneggiato importanti interessi americani in Medio Oriente. A muovere le fila erano molto probabilmente le compagnie petrolifere, ma ciò non risultò a noialtri direttamente, in quanto arrivò Angelo Bruno, della famiglia di Filadelfia e ci chiese questo favore a nome della Commissione degli Stati Uniti.

In commissione nessuno si oppose

La questione venne trattata in Commissione e non ci furono opposizioni di rilievo. Non emersero posizioni di «neutralità» rispetto a una richiesta così impegnativa. Tutti volevamo contribuire a rinsaldare i legami con gli americani. Le uniche discussioni riguardarono le modalità dell’attentato e gli uomini d’onore che si sarebbero assunti il compito di attuarlo.

Si pensò di non usare armi da fuoco né di ricorrere ad azioni spettacolari che avrebbero potuto rivelare la matrice «mafiosa» del fatto. Se avessimo ucciso Mattei mentre si trovava al ristorante o durante una manifestazione pubblica, tutti avrebbero pensato alla mafia. Occorreva pertanto studiare un metodo per eliminarlo del tutto inusuale per noi. Tale da fare in modo che l’episodio rimanesse avvolto nel mistero più fitto.

Il ruolo di Bontade e Di Cristina

Salvatore Greco «Cicchiteddu» si assunse il compito di organizzare materialmente l’attentato. Egli, a sua volta, si consultò con Stefano Bontade. Ma per eseguire un progetto così impegnativo c’era bisogno di coinvolgere diversi personaggi di spicco. Allora «Cicchiteddu» chiese la collaborazione di Antonio Minore, Bernardo Diana e Giuseppe Di Cristina. Quest’ultimo provenendo da Riesi, nei pressi di Catania [Riesi è a sud di Caltanissetta e ai nostri giorni con la strada più breve dista 120 chilometri,ndb], poteva fornire gli appoggi necessari. Ricordo che Stefano Bontade mi chiese di accompagnarlo un paio di volte a Catania. In quelle occasioni lo vidi contattare alcuni elementi locali di Cosa Nostra. Tra questi Salvatore Ferrera, detto «Cavadduzzu». Durante le nostre prime visite soggiornammo in albergo.

I legami tra Verzotto e Di Cristina

Successivamente, come mi raccontò Bontade, questi fece altre visite in forma clandestina. Il contatto con Mattei fu stabilito da Graziano Verzotto. Un uomo di potere che rappresentava l’Agip in Sicilia e militava nella Democrazia cristiana. Verzotto non era informato, ovviamente, del progetto di Cosa Nostra. Ma era molto legato a Di Cristina. Che i due fossero strettamente collegati mi risulta direttamente perché verso il 1973-74 sono stato in carcere assieme a Di Cristina e lui mi parlò della sua amicizia con Verzotto. Anzi, Di Cristina mi confidò che nutriva qualche riserva su di lui, in quanto lo riteneva un personaggio ambiguo, amico sia di Cosa Nostra sia della polizia. [Le accuse di legami mafiosi del senatore Verzotto hanno prodotto condanne per diffamazione, ndb]

Penso che fu proprio Verzotto, o lo stesso Di Cristina, a presentare a Mattei un gruppo di giovanotti della mafia (quelli che ho nominato prima più Stefano Bontade) che lo portarono a caccia – sapevamo che Mattei aveva una passione per questo sport – nei dintorni di Catania il giorno prima della sua morte. Di Cristina procurò l’accesso a una riserva privata dove accompagnare Mattei. L’aereo di quest’ultimo fu manomesso durante questa battuta di caccia.

Così aggirammo la mafia

Esisteva, ovviamente, una vigilanza che doveva essere elusa. Ma la vigilanza di quei tempi non era quella di oggi: consisteva in un paio di guardie che passeggiavano su e giù nei pressi dell’aereo. La battuta di caccia aveva lo scopo di rassicurare Mattei a proposito delle intenzioni della mafia nei suoi confronti. E uno degli espedienti classici di Cosa Nostra

Quando si deve compiere un’esecuzione, la vittima deve essere avvicinata da un amico che dissipa i suoi sospetti, la tranquillizza, la rende più accessibile e ne facilita così l’eliminazione. Mattei sapeva benissimo con chi si incontrava e con chi andava a caccia. Era un uomo spregiudicato e audace, a cui piacevano le cose rischiose e fuori della norma. Si riuscì a illuderlo di godere della protezione della mafia e a non preoccuparsi, di conseguenza, di rafforzare la vigilanza intorno a sé e al suo aereo.

Non conosco i dettagli dell’attentato e non credo che altri li conoscano, fatta eccezione ovviamente per gli esecutori. Non sono in grado di affermare se è stata usata una bomba o qualche altro sistema. Quel gruppo di giovanotti, una volta ricevuto l’incarico, hanno agito in completa autonomia, secondo lo stile di Cosa Nostra, senza essere cioè tenuti a render conto ad alcuno dei mezzi impiegati per portare a termine il progetto.

De Mauro cade sulla pista Mattei

Ho rivelato uno dei segreti meglio conservati di Cosa Nostra. Devo solo aggiungere che anche il rapimento di Mauro De Mauro, il giornalista dell’«Ora» di Palermo scomparso nel 1970, è stato effettuato da Cosa Nostra. De Mauro stava indagando sulla morte di Mattei e aveva ottime fonti all’interno di Cosa Nostra. Stefano Bontade venne a sapere che De Mauro stava avvicinandosi troppo alla verità – e di conseguenza al ruolo che egli stesso aveva giocato nell’attentato – e organizzò il «prelevamento» del giornalista in via delle Magnolie.

De Mauro fu rapito per ordine di Stefano Bontade, che incaricò dell’operazione il suo vice, Girolamo Teresi. La scomparsa di De Mauro non suscitò alcun commento all’interno di Cosa Nostra. Era stato «spento» un nostro nemico e si dette per scontato che il triumvirato che reggeva allora l’associazione in luogo della Commissione provinciale, formato da Stefano Bontade, Gaetano Badalamenti e Luciano Liggio, avesse autorizzato l’azione.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

2 Comments on “6.9.21: nasce Mauro De Mauro. Morirà di lupara bianca

    • Suo nipote, se è sicuramente intelligente come lei, potrebbe scrivere un racconto così generico. Ma, di grazia, mi spiega quali sono gli elementi inventati di questo racconto?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.