26 dicembre 1977: muore in carcere Mauro Larghi, pestato all’arresto
Sono scarse le tracce che restano in rete di Mauro Larghi, morto in carcere il 26 dicembre 1977, dodici giorni dopo l’arresto, Era finito in ospedale e poi riportato in questura per un paio di giorni, per arrivare in carcere soltanto il 19 dicembre. Scarne righe nelle cronologie degli anni di piombo ci ricordano:
26 dicembre 1977 L’autonomo Mauro Larghi, 21 anni, arrestato per rapina, muore per un malore nel carcere di San Vittore. Era stato colpito alla testa da un poliziotto durante un interrogatorio. La sua morte suscita polemiche e manifestazioni di protesta.
Una dedica di Toni Negri ci informa che il giovane era un militante di “Rosso”:

I compagni del professore
Interessante il pantheon del professore in cui trovano posto, con altri suoi compagni morti in carcere l’ingegnere ammazzato dall’imperizia dei suoi rapitori e un brigatista rosso ucciso dai carabinieri. Ecco invece la ricostruzione dell’arresto sulle pagine dell’Unità, che a un banale “esproprio di armi” in provincia dedica un grande titolo di apertura nella prima pagina di cronaca.

Il primo vigilante disarmato
Un intero commando di «autonomi» che aveva disarmato due guardie giurate è caduto nella rete che la questura milanese ha teso sguinzagliando pattuglie speciali durante le .ore notturne nelle vie della città. Alle 23.15 dell’altra sera la guardia Carlo Ferrari di 45 anni, che appartiene ai «Cittadini dell’ordine » era in via Cappuccio, nel pieno centro cittadino, quando è stato aggredito alle spalle da tre giovani.
Il Ferrari si è sentito improvvisamente le canne di due pistole puntate alla testa e alla schiena. Costretto ad alzare le mani, Carlo Ferrari si è girato e si è trovato di fronte due giovani a viso scoperto ed uno con una sciarpa tirata sin sul naso. Costoro hanno sfilato la pistola dalla fondina della guardia, poi gli hanno preso il porto d’armi dal portafoglio senza toccare le 25 mila lire che vi erano contenute. Dopo la rapina i tre si sono allontanati di corsa verso via Torino.
Il secondo disarmo e l’inseguimento
Carlo Ferrari ha telefonato subito alla sua centrale, e sul posto è stata inviata un’altra guardia. Primo Ottaviani di 52 anni. Mentre l’Ottaviani si dirigeva in via Cappuccio, in via Borromei ha notato un gruppo di tre giovani che parlottavano fra di loro. Quando Primo Ottaviani è stato alla loro altezza, questi gli sono balzati addosso, lo hanno scaraventato a terra e. mentre uno gli teneva una pistola puntata alla testa, gli altri due lo hanno disarmato fuggendo subito dopo, mentre quello che gli teneva la pistola puntata alla testa lo teneva immobile ancora per qualche minuto prima di fuggire a sua volta.
Primo Ottaviani ha fermato un automobilista di passaggio, gli ha detto di chiamare subito il 113 e quindi si è gettato all’inseguimento dei suoi aggressori. Appena ricevuto l’allarme, la centrale operativa della questura ha dirottato sul posto l’auto civetta più vicina, quella del ‘ maresciallo Paolo Lavigna che è arrivata in via dei Borromei tanto rapidamente da vedere in rapida successione i primi due aggressori e il terzo distanziato di qualche decina di metri, correre inseguiti dalla guardia notturna.
L’intervento dei finanzieri
Il maresciallo ha prima intimato l’alt e poi ha sparato alcuni colpi in aria, quindi ha girato l’auto e si è diretto verso il fondo di via Torino prevedendo che i fuggitivi sarebbero passati di li e. infatti, all’altezza dell’Alemagna all’angolo con Piazza del Duomo è riuscito a bloccare due dei terroristi ed a catturarli. L’equipaggio della volante romana, arrivata sul posto in quel momento ha proseguito all’inseguimento del terzo fuggitivo che si era diretto verso via Armorari dove c’è un comando della Guardia di Finanza.
Sono stati proprio i finanzieri che si erano affacciati alla porta avendo sentito i colpi sparati dal maresciallo Lavigna a indicare ai poliziotti un giovane con un impermeabile bianco che poco prima avevano visto gettare qualcosa sotto ad un’auto in sosta. In questo modo, davanti alla sede del Banco Ambrosiano. anche il terzo è stato bloccato. Sotto l’auto indicata dai. finanzieri è stata poi recuperata una delle due pistole che erano state rapinate alle guardie notturne. Ognuno dei tre arrestati aveva addosso un’altra pistola con i numeri di matricola limati.
Due giovani operai e uno studente lavoratore
Portati in questura, i tre sono stati identificati per Antonio Debraio 19 anni, residente a Caronno Pertusella. verniciatore presso una ditta di Lecco. Giovanni Banfi, di 17 anni, abitante a Saronno, anche lui verniciatore impiegato presso una azienda di Saronno e Mauro Larghi di 21 anni, abitante a Saronno. studente del secondo anno di legge e istruttore di educazione fisica a Cesano Maderno.
Il Banfi aveva nel portafogli una tessera della FIM-CISL pur essendo noto alla polizia per essere stato sorpreso una volta a fare scritte contro la CGIL e Luciano Lama. Tutti e tre appartenenti ad Autonomia operaia hanno dichiarato alla polizia di essere abituali frequentatori di un circolo denominato «Tupa-Mara». fusione della parola tupamaros, i guerriglieri sudamericani, e de] nome di Margherita Cago! detta. appunto, Mara. I locali del circolo che ha sede a Saronno, sono stati perquisiti In casa del Larghi la polizia ha trovato, invece. 38 cartucce di 38 special. 13 da caccia, alcune di 7.65 e altre di 6,35 oltre a 40 cartucce esplose sempre di 38 special.
Per approfondire
La pagina dedicata da Rosso alla vicenda di Mauro Larghi e dei suoi compagni

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