26 settembre 1988: la mafia ammazza Mauro Rostagno

Mauro Rostagno

Sociologo, leader del movimento studentesco a Trento, fondatore di Lotta Continua, animatore di Macondo, seguace del verbo del maestro Bhagwan Rajnesh, fondatore dell’Associazione Saman, giornalista e direttore operativo dei servizi d’informazione dell’emittente televisiva trapanese RTC. Sono queste le tante sfumature di Mauro Rostagno, l’uomo “ca varva niura” vestito di bianco. In questo articolo (leggi tutto) cercheremo di raccontare non la vittima di mafia, ma il compagno nel sogno e il suo lavoro “sulla bellezza dell’universo”.

Lo sdegno del vescovo ai funerali

(…) Il 26 settembre 1988 Mauro Rostagno muore, all’età di 46 anni, sotto i colpi di un fucile a pompa calibro 12 e una pistola calibro 38, a poche centinaia di metri dalla sede della comunità Saman. Il 29 settembre si tiene il funerale. Il più grande che Trapani abbia mai avuto. Durissime le parole di monsignor Adragna:

“Mafia, tu non sei società, Ma sei contro la società. Siamo tutti stanchi di odio e di violenza. Vogliamo vivere in pace. Vogliamo dire allo Stato e ai partiti maggiori responsabili di queste cose, svegliatevi! Siamo stanchi di chiacchiere. Lo Stato può vincere la mafia, ma occorre la risposta forte e immediata di tutti, nessuno può stare in panchina a guardare”.

Il dolore incancellabile di Chicca

(…)“Ci sono dolori e avvenimenti nella vita delle persone che sono incancellabili – ha commentato Chicca Roveri, rispondendo alle nostre domande – La morte di Mauro è questo: un dolore incancellabile, reso ancora più crudele non solo  per la mancanza di determinazione da parte di chi doveva indagare per arrivare alla verità, ma anche per la mia chiamata in causa nel suo assassinio.

Non dimentichiamo che gli avvocati dei due mafiosi ritenuti colpevoli per la morte di Mauro hanno, in tutti questi anni, abbracciato in pieno (per discolpare i due imputati)  le tesi del dr Garofalo, il PM che mi chiamò in causa. Detto ciò, il fatto che in un’aula di un tribunale italiano siano stati finalmente riconosciuti il valore, l’intelligenza, la profondità e la lungimiranza del lavoro svolto da Mauro e dunque la sua grandezza, non può che rendermi serena. Almeno questo, a Mauro, glielo dovevano”.

“La vita molto ricca vissuta da Mauro”

La compagna di Rostagno ha poi aggiunto: “So che Mauro è arrivato a fare il giornalista dopo aver vissuto una vita molto ricca e piena di esperienze straordinarie che lo hanno portato ed essere un uomo prima, e un giornalista poi, straordinario. Il senso di giustizia, la comprensione per gli ultimi e i cosiddetti ‘sfigati’, la ricerca della felicità, mai disgiunta dalla dignità e dal rispetto per gli altri, la passione per la verità sono sempre stati presenti nella sua vita. Trento, Lotta Continua, Macondo, l ‘esperienza in India, Saman sono tutte esperienze incredibili.

La morte di Mauro credo sia stata causata proprio da questo: dalla sua capacità e dalla sua voglia di analizzare e approfondire tutto quello in cui si è imbattuto lavorando a RTC. E si è imbattuto in molte cose: mafia, politica corrotta, servizi deviati, massoneria, traffici di droga e di armi. Il funerale di Mauro è stata una grande manifestazione contro la mafia, un grande momento per la città. Credo che, ad oggi, ci sia una parte di Trapani che è riconoscente a Mauro, quella che ascoltava o ascolterebbe i suoi redazionali. Ma esiste anche un’altra parte, ed anch’essa lo ascoltava e lo ascolterebbe. Proprio per questo lo ha voluto morto”.

“La fortuna di vivere 17 anni con lui”

Sul risultato ottenuto al processo ha infine concluso: “Che un tribunale abbia riconosciuto la mafia colpevole non lo considero un risultato di serie B. Assolutamente. La mafia non sono quattro bulletti che chiedono il pizzo. Sono ben altro, e ben altrimenti coinvolti e avviluppati con poteri forti, fortissimi. Non posso sapere cosa penserebbe ora Mauro di tutto questo. In troppi si appropriano di lui ed io non voglio farlo.

Posso solo dire di aver sopportato tutto questo dolore perché ho avuto la fortuna di vivere 17 anni con lui, di aver condiviso tanti momenti belli e anche brutti, di aver condiviso la sua straordinarietà, ma soprattutto la sua normalità, la quotidianità fatta di tante bellissime e piccole cose. E chi può dire dove sarebbe adesso Mauro. Solo lui”.

FONTE: Antimafiaduemila/Sara Donatelli

Un orrore giudiziario

Nell’intervista Chicca Roveri fa riferimento all’orrore giudiziario, la falsa pista del delitto tra amici, imboccato nel 1996 dal procuratore di Trapani e smantellato in pochi giorni dal tribunale del riesame mentre tutta la stampa mainstream, tranne il Manifesto e il Messaggero si erano inghiottiti la polpetta avvelenata. In una lunga controinchiesta Sandro Provvisionato e Giampiero Rossetti smontano la bufala. LEGGI TUTTO

Per approfondire

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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