17 dicembre 1975: le Brigate rosse gambizzano un medico della Fiat di Mirafiori
Luigi Solera è medico da 15 anni alla FIAT e da 13 esercita alla sezione presse. Sono le 13:30 del 17 dicembre 1975 quando, di ritorno dal lavoro, sta per aprire il portone di casa, al numero 102 di Corso Massimo D’Azeglio. Non si è accorto di un uomo sulla trentina sceso da una 600 pochi metri più oltre. «Luigi Solera?» domanda lo sconosciuto e, alla risposta affermativa, estrae dalla tasca una pistola con silenziatore e fa fuoco mirando alle gambe del dottore. Tre proiettili attraversano quella sinistra, l’ultimo si conficca nel ginocchio destro.
La rivendicazione delle Brigate rosse
All’ospedale delle Molinette il ferito è giudicato guaribile in un un mese. Sarà poi operato al Cto per ricomporre le fratture procurate dai colpi di pistola. Nel pomeriggio arriva la telefonata all’agenzia giornalistica ANSA avverte: «Abbiamo colpito il medico FIAT Luigi Solera. Riceverete nostre notizie. Senza tregua per il comunismo. Brigate Rosse».
L’indomani segue il comunicato con la spiegazione politica dell’azione. È ancora l’accordo firmato fra FIAT e sindacati l’8 Novembre la ragione che ha spinto le bierre ad agire. Ma al medico è anche addebitato il suo atteggiamento “aziendalista”, che lo spinge a rimandare al lavoro gli operai infortunati sottovalutando i traumi subiti.
Il testo del volantino
«[…] Compiti di tutte le avanguardie operaie: battere la linea neocorporativa confindustria sindacati e la linea del compromesso storico revisionista, per impedire la sconfitta e il riflusso del proletariato; battere le tendenze liquidazioniste della lotta, per impedire la nullificazione delle conquiste e la disgregazione dell’unità rivoluzionari della classe operaia; organizzare un movimento di resistenza, che trovi il suo punto qualificante nell’appoggio alla lotta armata, con il compito di unificare tutte le avanguardie autonome e di creare iniziative di massa sul terreno dei bisogni politici reali della classe; accettare la guerra di classe portando l’attacco alla struttura repressiva di controllo della FIAT in tutte le sue articolazioni; colpire duramente i vari cuscinetti del ricatto del terrorismo patronale; battere e liquidare una volta per sempre i sindacati gialli come il SIDA, veri e propri covi di reazione e di spionaggio, e le carogne fasciste sotto qualsiasi etichetta si presentino; costruire e organizzare il potere proletario armato, a partire dalle fabbriche, il che significa in primo luogo creare il nucleo strategico della guerra di classe e cioè partito combattente del proletariato.[…]
Collabora alla politica dei licenziamenti
[Luigi Solera è] un famigerato individuo responsabile di tutti i medici dell’infermeria alla sezione sud presse della FIAT Mirafiori e che come tale si è macchiato di veri e propri crimini ai danni dei lavoratori. Invece di preoccuparsi dell’integrità fisica e della salute degli operai, li rispediva al lavoro, nonostante fossero chiaramente infortunati e bisognosi di cure e di riposo… si è fatto paladino delle più vergognose discriminazioni portate avanti dalla FIAT.[…]
Attivo collaboratore e importante pedina della politica dei licenziamenti che con la scusa dell’assenteismo vede eliminare le avanguardie di lotta e gli operai che non accettano la linea produttivistica che i padroni vogliono imporre per uscire dalla loro sempre più profonda crisi. I medici di fabbrica rappresentano un’articolazione dell’apparato di repressione e di controllo dei padroni. La pratica dell’epurazione va quindi praticata, da parte dell’avanguardia rivoluzionaria in fabbrica, anche contro di essi».
“Non pensavo di avere nemici”
« Ho sempre lavorato secondo coscienza — dichiara il dottor Solerà, che esercita anche in uno studio privato — non credevo di avere nemici». Il medico morirà nel 2017, all’età di 83 anni. Esprime il suo cordoglio l’Associazione vittime del terrorismo, che lo annovera tra i suoi membri.
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