Bologna settembre ’77: il Meeting e la fine del Movimento

Lo scrittore spezzino Roberto Bugliani ci restituisce in un sintetico Memoir, dal titolo montaliano “Ricordi aguzzi come cocci”, una narrazione interessante del Movimento del 77 e dei suoi esiti. Lo pubblichiamo nell’anniversario del Meeting di Bologna. Il suo è un punto di vista sostanzialmente “da fuori”. Da studente e poi da giovane insegnante aveva infatti attraversato il “decennio rosso” da militante dei “gruppi”. Prima in “Il Potere operaio” pisano e poi nella “Lega dei comunisti”, un gruppo di “professorini”. La Lega era da poco confluita in Avanguardia operaia che a sua volta stava andando a rigenerarsi. Con la minoranza di sinistra del Pdup (guidata da Giovanni Russo Spena) avrebbe dato vita a Democrazia proletaria.

Insegnante alle 150 ore

In quell’anno insegnavo alle cosiddette “150 ore”, i corsi per il recupero della scuola dell’obbligo istituiti nel 1973 a seguito del rinnovo del contratto collettivo di lavoro dei metalmeccanici, e in seguito estesi ad altre categorie lavoratrici. Ora, a pensarci bene, questi corsi scolastici nati dalle rivendicazioni operaie di un periodo in cui le lotte dei lavoratori riuscivano a ottenere conquiste sindacali non solo in ambito strettamente salariale, ma che si proiettavano sul piano sociale e culturale. Cosa che oggi, col lavoro costretto in un angolo dallo strapotere del capitale e con i sindacati da tempo latitanti, hanno dell’incredibile. Perché la lotta di classe esiste, come ha dichiarato il miliardario statunitense Warren Buffett, e la mia classe l’ha vinta.

Bologna, 23 settembre

Era, come ho detto, il Settantasette, e a settembre decisi d’andare a Bologna. Il 23 settembre era stato indetto a Bologna il “Convegno internazionale contro la repressione” che durò tre giorni e terminò con una manifestazione di massa (centomila persone all’incirca) per le vie di Bologna. A Bologna mi ospitò Roberto Di Marco, scrittore d’avanguardia e redattore, assieme a Leonetti, della “rivista marxista-leninista” Che fare, strumento teorico-politico vicino ai maoisti di “Servire il popolo”, il quale mi prese in consegna e mi pilotò tra le assemblee e le riunioni che
si svolgevano in quei giorni frenetici.

Bologna, 11 marzo

Mesi prima, l’11 marzo 1977, a Bologna il militante di LC Francesco Lorusso era stato ucciso da un colpo di pistola alle
spalle, sparato, si disse, dalla polizia durante una manifestazione. E il 5 luglio il quotidiano Lotta continua pubblicò
l’appello contro la repressione in Italia firmato da Sartre, Foucault, Deleuze, Guattari, Barthes e Sollers che fu alla base
dell’idea d’organizzare il Convegno a Bologna.

Il dibattito in Avanguardia operaia

Il dibattito di quei mesi all’interno di Avanguardia Operaia, in cui era confluita la Lega dei comunisti per dar successivamente vita al raggruppamento di Democrazia Proletaria, verteva sul dilemma se si dovesse aderire o no al Convegno. Io scrissi un articolo per il Quotidiano dei lavoratori sostenendo che i termini giusti della questione fossero invece quelli del come partecipare al Convegno, ossia quali contenuti politici, quale visione strategica, quale analisi di classe portarvi.

La fine politica del movimento

Le linee politiche dei singoli gruppi erano fortemente in contrasto tra loro e all’interno del Palazzo dello Sport, dove si svolgeva il Convegno, fu subito scontro politico sulla capacità di creare prospettive politiche per il movimento, mentre fuori i gruppi degli indiani metropolitani si sbizzarrirono in slogan creativi del tipo “Zangherì, Zangherà, zangheriamo la città” (Renato Zangheri del Pci era l’allora sindaco di Bologna); “Covo qui, covo là, cova tutta la città”. Ma, in mancanza di un’analisi politica condivisa e di un accordo tra le varie organizzazioni politiche, la tre giorni di settembre ha segnato la fine politica del movimento.

Gli esiti: i vincitori …

Nell’inevitabile uscita da quel tempo della storia-mondo e da quelle contingenze universali, negli anni successivi alcuni
gettarono alle ortiche la divisa del militante e, annusata l’aria, si riposizionarono intraprendendo brillanti carriere universitarie, giornalistiche, aziendali, politiche. Sempre avendo cura d’esibire appuntata sulla giacca l’edulcorata medaglietta del “reduce sessantottino”. Ravveduto, naturalmente.

Gli arresi

Per altri, e non furono pochi, il passare della moda stagionale fu tutt’uno col riporre nell’armadio i vecchi panni, di cui mai avevano compreso la qualità del taglio, né scelti in piena consapevolezza i tipi di stoffa. Rimettendosi alle volubilità dello Zeitgeist (come sempre del resto avevano fatto), si arruolarono nella moltitudine del numero passivo, ammettendo in sedi opportune e per il tempo breve dell’eroica rimembranza: “C’ero anch’io”. Oppure censurarono sprezzantemente quell’intermezzo tra gioventù e vita adulta in cui il numero attivo aveva sferrato l’assalto al cielo, rubricandolo alla voce: utopie giovanili.

Gli annientati

In altri ancora il rifiuto corale dell’esistente si ridusse a ribellione individuale corroborata dall’acido, e la via d’uscita che
essi trovarono nella confusione della ritirata si rivelò una via d’uscita definitiva dalle loro vite. Altri, e non numerosi, risposero allo scacco politico rilanciando l’opzione militare. Confidarono in una maturità politica del tempo e in una progressione vittoriosa della fase che restò circoscritta alle loro analisi. Provvidero quindi le aule dei tribunali a
riscrivere la storia di quegli anni.

I persistenti

Altri infine, e furono i più, seguitarono la loro vita lontani da passerelle e riflettori (ma già da militanti di base erano soliti condurre il lavoro politico senza contare su ricadute gratificanti). Assunti per necessità o casualità dell’esistenza nuovi ruoli e figure sociali, la coerenza con ciò che erano stati si manifestò in inosservate condotte e minimali posture quotidiane, in qualche modo debitrici di una progettualità politica sconfitta ma mai abiurata

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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