Verso il 16 marzo. Pecchioli e il Pci sapevano del memoriale Morucci
Si avvicina il 16 marzo. Per una volta abbiamo deciso di giocare di anticipo e quindi, invece di aspettare il riciclaggio delle tante panzane dietrologiche e pistarole, proviamo a rimettere in circolazione materiali già editi che confutano la melassa mainstream. Partiamo da un contributo di Paolo Persichetti e Marco Clementi, che potete leggere qui. A seguire, invece, la scheda che Persichetti ha pubblicato su “Spazio 70”, la preziosa pagina facebook gestita da Nicola Ventura e Davide Barra, per presentare il testo.
Il patto di omertà ipotizzato da Flamigni nel suo libro fa acqua da tutte le parti. Non a caso l’ex senatore del Pci è costretto ad antidatare l’origine del presunto accordo tra i brigatisti e lo Stato ai giorni del sequestro, con 12 anni di anticipo sul memoriale Morucci. La mancata diffusione del memoriale Moro è per Flamigni il frutto di un accordo stipulato con i Servizi segreti. Patto che oltre un decennio più tardi si sarebbe concretizzato nel memoriale Morucci. Un’intesa che, stando a questa azzardata ricostruzione, sarebbe avvenuta prima dell’uccisione di Moro. Ma se Moro era ancora vivo, perché non trattare la sua liberazione anziché farlo uccidere (cosa che i brigatisti, se fosse stata questa la loro intenzione, avrebbero potuto fare agevolmente in via Fani senza tirarla per le lunghe e correre così tanti rischi), per poi prendere possesso dei suoi scritti? Tanto valeva averlo vivo. E poi Moro i servizi segreti li conosceva molto bene, li aveva diretti, aveva uomini di fiducia al suo interno.
Quali segreti voleva preservare il Pci?
Per sapere i segreti di Moro i servizi non avevano alcun bisogno delle sue carte scritte durante il sequestro. E se ancora non bastasse, gli accordi prevedono uno scambio: non si capisce, per esempio, che vantaggi avrebbe ottenuto l’ergastolano Moretti in cambio del silenzio. L’ex dirigente brigatista è tuttora un detenuto in regime di semilibertà, con 39 anni di prigionia sulle spalle. Oltre tutto il lavorìo preparatorio di quello che poi prese il nome di “memoriale Morucci” era noto alla magistratura, nella veste del magistrato istruttore Imposimato, ma anche alla maggiore forza politica di opposizione, ossia il Partito comunista italiano, che venne coinvolto nella persona di uno dei suoi massimi rappresentanti, Ugo Pecchioli. Se trattativa e patto di omertà ci furono, come poté restare in silenzio il Pci? Sorge allora un’altra domanda alla quale Flamigni dovrebbe trovare una risposta: quali segreti voleva preservare il Pci?
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