12 ottobre 1954: nasce a Milano Maurizio Murelli

maurizio murelli
Maurizio Murelli con Aleksandr Dughin e Alessandra Colla

Maurizio Murelli ha compiuto nei giorni scorsi settanta anni. Ma il blog era down, per imperscrutabili motivi. E quindi recupero oggi l’aggiornamento e il rilancio del post, con incolpevole ritardo. E’, come è noto a chi segue le mie pagine social, uno delle amicizie migliori che ho cementato in trenta e più anni di navigazione perigliosa nell’arcipelago nero. Ma non è certo il legame personale a farmi velo. Il soggetto merita sicuramente la ribalta di questo mio diario quotidiano degli anni di piombo. Ecco lo stralcio del capitolo che gli ho dedicato nella seconda edizione di Fascisteria. Manca del tutto, ovviamente, la narrazione del suo impegno degli ultimi anni: il sodalizio con Rainaldo Graziani, il loro ruolo per la diffusione del pensiero tradizional-rivoluzionario di Dughin, nella ricerca di un oltrepassamento delle secche in cui si è arenato il neofascismo.

Intanto vi ripropongo l’intervista che mi ha dato nel luglio 2004 e che apre, con il bianco delle vette, “I colori del nero”:

Gli strani meccanismi del carcere

Il carcere è uno straordinario meccanismo di riproduzione allargata della devianza dove molti detenuti politici hanno compiuto il salto di qualità. Eppure la vicenda dei due condannati per l’omicidio del poliziotto Marino (nel video sotto la testimonianza di Maurizio Murelli sul 12 aprile 1973, ndb) dimostra l’assenza di automatismi sociali nella scelta criminale.

Vittorio Loi, figlio del pugile Duilio, militante della Giovane Italia, fa parte della buona borghesia: bel ragazzo, alto, corteggiato, abbigliamento ricercato, sportivo (boxe e calcio nelle giovanili dell’Inter), continuamente mostra la durezza impostagli dal fascistissimo padre, che aveva fatto nascere il figlio a Trieste. Vittorio era già stato arrestato per un pestaggio e “indagato” per un progetto di attentato contro il leader studentesco Mario Capanna.

Murelli, 19 anni, è invece di famiglia proletaria – un padre operaia – schivo e taciturno. Per avere qualche lira in tasca si adatta a qualsiasi lavoro. Incastrati da decine di camerati (in tredici smentiscono in dibattimento le dichiarazioni di innocenza di Loi) sono condannati a 23 e a 20 anni. E sarà il borghese a farsi malandrino.

Detenuto in semilibertà, nel dicembre 1986, partecipa a una rapina in una gioielleria di Varazze, nella quale è ferita la titolare. Sarà condannato a 4 anni e mezzo. Il capobanda è Enrico Caruso, arrestato a 19 anni per l’omicidio immortalato nel film di Lizzani San Babila ore 20: un delitto inutile. Murelli, liberato dopo un interrogatorio sommario, prima della soffiata che lo incastra, scappa. Ma a Firenze, scaricato e senza appoggi, preferisce consegnarsi a una lunga detenzione. Pochi militanti della destra radicale 40 anni dopo proseguono il loro impegno politico.

Dalla piazza nera alla cronaca nera

Vi convivono terroristi che finiranno nella malavita o carcerati di lungo corso come Giancarlo Rognoni, notabili inossidabili come Servello, brillanti dirigenti giovanili come Ignazio e Romano La Russa, figli di arte che arriveranno ai vertici dello Stato, mentre i loro leader faranno una cattiva riuscita.

Franco Petronio, distrutto dall’alcool. Luciano Buonocore, bruciato dall’avventura della Maggioranza silenziosa, che lo costringerà a una lunga latitanza per il Mar di Fumagalli. Per riapparire alla fine degli anni ’90 a ritentare la carriera politica in Alleanza nazionale. Ancora capopolo. Alla testa del movimento “spontaneo” delle ronde di quartiere contro microcriminalità e immigrazione.

Qualcuno rientrerà nei ranghi o continuerà a far politica per passione. Come il barone Staiti di Cuddia che da deputato avrà il coraggio di rimettersi in lizza. Uscendo da un Msi sclerotico e fossilizzato. Per giocarsi le avventure della Lega nazional-popolare di Stefano Delle Chiaie e poi della Fiamma di Pino Rauti. Qui sarà espulso per frazionismo con Adriano Tilgher.

Murelli: cattiva lettura di Evola

Molti sono invece passati agli onori (e agli oneri) della cronaca nera. Murelli attribuisce alla contiguità fisica tra mazzieri e malavitosi a San Babila ma anche alla “ricaduta a pioggia di una cattiva lettura dell’Evola di Cavalcare la tigre – l’irresistibile pulsione criminale di tanti picchiatori e bombaroli, che hanno conservato dell’antica militanza le vecchie reti di solidarietà e di reclutamento e il cameratismo. Un campione, significativo nella sua arbitrarietà, dei possibili esiti della militanza missina a Milano nei primi anni ’70 è dato dall’elenco degli imputati del processo per ricostituzione del partito fascista.

A differenza di tanti che hanno sofferto della crisi di abbandono, Murelli non ha rimpianti. “Giudicai – commenta – il comportamento del Msi vile e squallido. Ma mi reputo responsabile di tutto quello che ho fatto. Sono scelte che io rivendico. E non rinnego nulla”. Nella dura esperienza delle carceri “speciali” si tempra tra i detenuti che teorizzano lo spontaneismo armato e danno vita a Quex.

Quando è liberato gli ultimi fuochi di guerriglia sono spenti. Murelli individua la sua missione di “uomo di milizia” nell’editoria. Con il Centro culturale Barbarossa di Saluzzo (ex di Europa civiltà) dà vita alle omonime edizioni e poi a Orion. La rivista nel corso degli anni si consolida come stella polare dell’area rosso-bruna. Il gruppo – dopo un breve flirt con i leghisti – trae nuova linfa dalla nascita dell’opposizione nazionalcomunista in Russia.

Con lo sguardo a Mosca

Murelli, citando un sovietologo marxista come Vittorio Strada, sottolinea il dinamismo della nuova destra russa nel superare la contrapposizione antifascismo-anticomunismo che ha segnato il fronte della guerra civile europea: “Noi pensiamo che all’interno dell’evoluzione del pensiero comunista, che non è solo quello marxista, ma che ha tradizioni diverse e antichissime, e all’interno di quella che è stata la sintesi fascista di valori tradizionali e nazionali, ci siano i presupposti per ricostruire un’ipotesi politica, economica e sociale”.

La rivista tira duemila copie ed è lo snodo di un piccolo circuito editoriale. Con un centro studi (che si definisce terminale di Sinergie europee, network internazionale nazional-bolscevico). Un bollettino monografico, Origini. Un foglio di agitazione politica, Aurora, dal taglio fortemente “socialista”. La casa editrice Barbarossa (oggi AGA, ndb) e una libreria fantasy al centro di Milano. La bottega del fantastico dà da campare a Marco Battarra, l’altro leader.

Il Fronte Europeo di Liberazione

Al movimento – il Fronte europeo di liberazione ha qualche centinaio di simpatizzanti in tutt’Italia – aderiscono alcuni dei più prestigiosi sodali di Freda (in rotta da anni col “professo”). Da Carlo Terracciano a uno dei fondatori di Prima linea, condannato per l’omicidio del consigliere provinciale missino di Milano, Enrico Pedenovi: Chicco Galmozzi, dissociato dalla lotta armata ma non dal comunismo, un patito di Fiume.

Un melting pot che consente a Murelli di affermare con orgoglio: “Tutti gli irriducibili, sia che provengano da destra che da sinistra, che siano pagani o fondamentalisti islamici, che siano cattolici vandeani o anarchici bestemmiatori di ogni dio, transitano per Orion” e di denunciare una crescente pressione poliziesca su chi – dai centri sociali dissidenti dal Leoncavallo a cittadini iraniani – trattiene rapporti con la rivista. Una repressione preannunziata, data per scontata da chi, 15 anni dopo, torna a rovesciare l’aforisma di Von Clausewitz.

Quelli che vanno a fondare Sinergie Europee” dichiarano apertamente che “la politica va intesa per quel che realmente è: la continuazione della guerra con altri mezzi” e annunciano la ridiscesa in campo in un processo di aggregazione che richiama con forza l’esperienza degli anni ’60 di Jean Thiriart, l’ex Waffen Ss vallone, fondatore del primo movimento nazionalista europeo.

Dalla destra radicale “insieme eterogeneo di correnti ideologiche (dai neonazisti veri e propri ai corporativisti, dai teorici della rivoluzione conservatrice ai “cercatori del Graal”, dalla sinistra fascista alla corrente spiritualista e idealista dello stesso fascismo, dai razzisti ariani e celti ai semplici anticomunisti duri)”, una scheggia rivoluzionaria è approdata a una posizione antimperialista e antimondialista, di lotta dura alla “congiura delle élite” plutocratiche, sioniste e massoniche, dalla parte dei popoli. La nuova sintesi che Orion propone ha caratteri di originalità: “una peculiare visione in chiave islamica della possibile alleanza con l’ex Unione Sovietica e il mondo islamico

Per approfondire

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

4 commenti su “12 ottobre 1954: nasce a Milano Maurizio Murelli

  1. “Noi pensiamo che all’interno dell’evoluzione del pensiero comunista, che non è solo quello marxista, ma che ha tradizioni diverse e antichissime, e all’interno di quella che è stata la sintesi fascista di valori tradizionali e nazionali, ci siano i presupposti per ricostruire un’ipotesi politica, economica e sociale” assomiglia molto al pensiero del Goebbels giovane; nulla di nuovo sotto il sole

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