28 aprile 1982: scarcerata Monica Giorgi, campionessa perseguitata per le sue idee
Il 28 aprile 1982 si conclude il processo di appello contro Azione rivoluzionaria in Toscana. La Corte, non potendo assolvere Monica Giorgi, seppellita con una condanna a 12 anni, gliene ne dà soltanto due per banda armata, per le attività del collettivo libertario e antipenitenziario “Niente più sbarre”, da lei animato. Una pena già duramente scontata. La sua storia ce la racconta Davide Steccanella
Le bugie dei pentiti
Nata a Livorno nel 1946, negli anni Settanta è stata una campionessa italiana di tennis e militante anarchica. Nel 1980 viene arrestata per ‘partecipazione ad associazione sovversiva denominata Azione rivoluzionaria’ e per il tentato sequestro di Tito Neri sulla base delle dichiarazioni di due pentiti: Enrico Paghera, che avrebbe ricevuto a suo tempo le “confidenze” di Salvatore Cinieri nel frattempo assassinato in carcere e Vincenzo Oliva. Nonostante il ripetuto ammonimento da parte del Presidente della Corte del teste Vincenzo Oliva a causa delle sue ripetute contraddizioni in corso di deposizione, il 13 luglio 1981 la Corte d’Assise la condanna a 12 anni e sei mesi nel processo contro i militanti di Azione rivoluzionaria.
Quell’attacco terroristico
La notte del 23 giugno 1981, poco prima della conclusione del processo di primo grado, era stato dolosamente incendiato da “ignoti” l”appartamento livornese di sua madre, mandando in frantumi i vetri dell’intero edificio.
Su A rivista anarchica, all’indomani della condanna, si legge: “È una condanna politica, che ha tutto il sapore della vendetta del potere. Monica è stata infatti un’attiva militante anarchica dai primi anni ’70 fino al ’78, impegnata nella solidarietà e nelle campagne di difesa dei detenuti politici, oltreché in altre attività sociali, nell’organizzazione di dibattiti, nella propaganda anarchica.
Chi – come noi – la conosce da anni, sa bene con quanta generosità ed entusiasmo, al di là di differenti opinioni e valutazioni, abbia portato avanti questa sua attività. Più grave ancora dell’attentato appare la mancata risposta da parte delle forze di sinistra (tradizionalmente in maggioranza a Livorno), che pure in un recente passato erano scese compatte in piazza dopo che i fascisti avevano bruciato una bacheca del PCI. L’attentato contro l’appartamento di una donna anziana, vedova, malata, colpevole di essere la madre di un’anarchica processata per “terrorismo”, evidentemente, non vale quanto una bacheca bruciacchiata.”.
Una mujer vertical
Queste le dichiarazioni di Monica Giorgi poco prima della Sentenza: “La mia attività politica, di propaganda di idee libertarie ed egualitarie, sin dal 1975 a tutt’oggi, è stata inquisita e costantemente seguita dalla questura e dagli uffici giudiziari di Livorno e zone vicine. Basterebbe questo dato per poter dire che è incredibile che qualcuno possa aver pensato di avvicinarmi per preparare un fatto come quello di cui mi si accusa.
L’altro dato – che non è stato sufficientemente sottolineato dai miei difensori – è che, nonostante i sospetti e le inquisizioni su di me, proprio in ordine al tentativo di sequestro, io ho continuato a fare la mia vita normale, di sempre, salvo un parziale disimpegno di carattere politico che spero di aver sufficientemente chiarito durante la mia deposizione in quest’aula e che può essere compreso da tutti, dati i precedenti di inquisita e minacciata. Ma non sono né fuggita, né mi sono nascosta. Ma ho continuato il mio lavoro-studio-sport. Pertanto ribadisco la mia totale estraneità alle imputazioni rivoltemi. Non ho partecipato a nessuna banda armata. Ho partecipato invece a dibattiti, a discussioni politiche, a problemi sociali del nostro tempo, sempre pubblicamente.
“Non ho mai terrorizzato nessuno”
Ho insegnato quanto nocivi siano lo sfruttamento e l’oppressione, usando la ragione, con critica accesa e polemica rivoluzionaria, che non sono strumenti illegali. Non ho mai terrorizzato nessuno, sono stata io, invece, minacciata in continui e svariati modi, sono stata io terrorizzata anche recentemente con un attentato rivolto contro la mia persona e i miei familiari. Non ho architettato né concepito nessun sequestro. Sono stata io, invece, sequestrata per più di un anno in base ad inique misure di carcerazione preventiva. Mi hanno rinchiusa in un buco di pochi metri quadrati di spazio e di aria, davvero ristretto rispetto alle mie sei ore di sport agonistico che svolgevo quotidianamente.
Sono stata io rinchiusa in una gabbia, come un animale feroce, che feroce non è, come la gabbia vorrebbe far credere. Non ho ferito nessuno, né con armi, né con atti, né con parole. Sono stata io invece ferita nel mio più intimo, nella mia dignità, attraverso ignobili mistificazioni sulla mia persona, umiliata dalle calunnie, dai sospetti, dalle criminalizzazioni preventive. Non ho mai rapinato nessuno e di niente. Sono stata io, invece, rapinata di tutto, cioè dei miei affetti, dei miei sentimenti, dei miei rapporti umani, della mia esperienza e della mia esistenza. Sono stata io derubata del diritto alla vita. Rivoglio la mia libertà”.
Una condanna per la libertà
L’anno dopo Monica Giorgi, nei cui confronti si mobiliteranno non solo il “Comitato di solidarietà per Monica Giorgi e per gli altri detenuti politici”, la Federazione Anarchica Livornese, Democrazia Proletaria, il Circolo politico-culturale “La Comune – Rosa Luxemburg” ed il periodico locale “Livorno cronaca”, ma anche Adriano Panatta ed il Presidente della Federtennis Gargani, verrà assolta dalle accuse più gravi, condannata a due anni per banda armata e scarcerata dopo più di due anni di duro carcere preventivo. Oggi, dopo tanti anni, Monica Giorgi gioca ancora a tennis e recentemente ha pubblicato un libro su Simone Weil “La clown di Dio” per l’editore Zero in Condotta.
Consigli di lettura
Il racconto di Davide Steccanella è tutto concentrato sulla sua vicenda politico-giudiziaria e non rende conto della sua straordinaria capacità di combattere le sue battaglie di libertà anche prendendo a racchettate una palla, cosa peraltro che faceva benissimo.
In questa bella intervista di cinque anni fa alla Nazione Indiana, dedicata al suo libro sulla Weil, racconta della sua protesta antirazzista nel Sud Africa dell’apertheid
In questa intervista a Spazio Tennis, invece, racconta come, per protesta contro la federazione che la penalizzava per le sue scelte politiche e culturali, si ritirò, in una semifinale del campionato italiano si ritirò a due punti dalla vittoria su Lea Pericoli, la superstar.
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