25 ottobre 1992: muore Giorgio Locchi, il padre romano della Nouvelle Droite

giorgio locchiRomano, morto 69enne nel 1992 in quella Parigi da cui era stato per oltre trent’anni anni corrispondente del “Tempo”, Giorgio Locchi è considerato uno dei padri di quella Nuova Destra che è stata spesso definita “Neopagana”. L’assunto di questo filone di pensiero è infatti l’esistenza di un ancestrale residuo “pagano” che il cristianesimo non sarebbe riuscito a cancellare dall’inconscio collettivo europeo, e che dovrebbe dunque essere proiettato nel futuro per sovvertire il presente.
La conseguenza è una visione politica allo stesso tempo ultra-rivoluzionaria e ultra-reazionaria, oggi è identificata soprattutto nel nome di Alain de Benoist. Ma questo nume tutelare, in Italia ispiratore di personaggi come Marco Tarchi e Massimo Fini, in effetti fu lui stesso ispirato dalla frequentazione di Locchi. Assieme al quale, tra l’altro, firmò nel 1979 il famoso pamphlet “Il male americano” [il pesante intervento editoriale sul sintetico testo di Locchi da parte di de Benoist causò la rottura personale tra i due, ndb]. Raccolti e introdotti dal milanese Stefano Vaj, che a suo tempo fu uno dei suoi più giovani discepoli e che dal 2005 ha iniziato a curare la ripubblicazione di tutti suoi scritti, i quattro saggi di questo libretto riguardano però meno un aspetto ideologico che può essere più o meno condiviso, anche se questo non è del tutto assente. E investono invece di più un dibattito di natura filosofica, antropologica, linguistica e anche archeologica su quelle radici indoeuropee che comunque costituiscono oggettivamente una componente essenziale della civiltà occidentale e mondiale: anche al di là della polemica se debbano o meno essere scremate dagli altri apporti che la cultura occidentale e mondiale abbiano comunque ricevuto. Soprattutto “Il fatto indoeuropeo”, risalente all’inizio degli anni Settanta, rappresenta una esemplare sintesi divulgativa sullo stato degli studi sulla linguistica indoeuropea all’epoca (…)
Fonte: IL Foglio/ Recensione a Prospettive indoeuropee

Negli anni settanta ed all’inizio degli anni ottanta si verifica un profondo mutamento nella cultura degli ambienti al di fuori dall’ortodossia umanistico-egualitaria in via di consolidamento, che porta al successo ed alla visibilità internazionale idee, pubblicazioni e temi a lungo rimasti sommersi; e che non sarà del resto estranea né ad alcune revisioni critiche presto diffusesi nella parte più avanzata dell’intellettualità europea di sinistra, né all’affermazione di vari partiti nazionalisti, etnoregionalisti o “populisti” – sia pure denotati in buona o malafede da programmi e posizioni spesso del tutto estranei alle idee in questione – che qualche anno dopo giungeranno in buona parte d’Europa a percentuali elettorali a due cifre per la prima volta nel dopoguerra.
Uno dei principali epicentri di questa imprevista mutazione si trova a Parigi, ma la sua ispirazione vede il contributo fondamentale di un giornalista italiano all’epoca poco conosciuto, Giorgio Locchi, la cui influenza del resto trascende rapidamente la mediazione rappresentata dalla cosiddetta Nouvelle Droite – pure completamente impregnata dalla sua filosofia nel periodo del maggior successo – e coinvolge direttamente numerosi circoli e singoli intellettuali in Germania, Belgio, Svizzera, Spagna ed Italia.
In effetti, tra i documenti alla base di tale rivoluzione stanno proprio gli scritti di Locchi in via di integrale ripubblicazione sul sito http://www.uomo-libero.com (affiancati dalle versioni originali e dalle traduzioni in altre lingue che si rendono via via disponibili) ed oggi per la prima volta in volume al pubblico italiano, che si affiancano a Nietzsche, Wagner e il mito sovrumanista e a Il male americano (LEdE-Akropolis) e ne rappresentano il complemento ideale. Un complemento che ha conservato intatto tutto il proprio valore di “messa a punto” rispetto all’eterno ritorno di derive occidentaliste, tradizionaliste, liberali, golliste, esoteriche, socialdemocratiche, neocolonialiste, che oggi come allora rischiano di oscurare la capacità stessa di pensare un’alternativa reale al sistema della globalizzazione e della fine della storia, in vista di una rinascita europea.
fonte: Stefano Vaj: presentazione editoriale di Definizioni (Società editrice Barbarossa, 2007)

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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