4 ottobre 1966, muore Attilio Mordini, il maestro di Cardini

Cinquant’anni fa moriva (giovane, 43 anni) a Firenze Attilio Mordini intellettuale cattolico tradizionalista, critico della Modernità. La sua opera fu in gran parte pubblicata postuma. Così ce lo presenta il suo discepolo più noto, Franco Cardini, in un articolo sul quotidiano Il Tempo.

il filologo e studioso di miti e di religioni Attilio Mordini. Il mistero dello Yeti fu ispirato da un articolo comparso nel ’65 sul “Corriere della Sera”, nel quale si dava conto di uno dei tanti avvistamenti, sulle montagne del Tibet, dello Yeti, il cosiddetto “Abominevole Uomo delle Nevi”: un umanoide coperto d’ispido pelo che per molti versi ricorda l’Uomo Selvatico del folklore medievale europeo ed è protagonista di leggende himalayane. Mordini, giocando su una tastiera biblico-mitografica che spazia dalle etimologie comparate al diffuso mito del Diluvio Universale, ipotizza che lo Yeti sia l’ultimo superstite della perduta stirpe dei “figli di Caino” scampati al cataclisma del quale parla la Scrittura. Il saggio, abbozzato in pochi mesi, non fu mai portato a termine: nell’ottobre del 1966 il suo autore si spengeva quarantatreenne, consunto dai postumi della tubercolosi contratta durante la guerra cui aveva preso parte come volontario.È stranissima la vicenda umana e intellettuale di questo geniale outsider della cultura, che ha lasciato numerose opere inedite e che a tutt’oggi è considerato il Maestro di un gruppo di allievi non del tutto disperso dalla diaspora intellettuale. Mordini, di formazione filologo germanista, lettore nell’Ateneo fiorentino e quindi in quello tedesco di Kiel, era terziario francescano e apparteneva al cenacolo della rivista “L’Ultima” che riuniva, nell’immediato dopoguerra, la schiera di quanti si ritenevano “discepoli” della scuola cattoapocalittica di Giovanni Papini: “da destra”, come Adolfo Oxilia, o “da sinistra”, come Giorgio la Pira e Ernesto Balducci. La breve vita gli impedì di sviluppare il suo pensiero e di fornire ai suoi scritti geniali quell’apparato erudito che egli avrebbe voluto e potuto ad essi corredare. Mordini, però, era coerente con il suo passato di combattente: accettò con serenità di restare in disparte, talvolta di subire emarginazione ed ostracismo. Era un “reazionario” di autentica tempra: non accettava di piegarsi al “vento della storia” e non credeva che la storia avesse alcun senso, alcuna ragione immanente del tipo suggerito dalla scuola hegeliana. Era, per lui, la Provvidenza a muovere il mondo: e le tracce di quel disegno egli indagava anche negli eventi umani e nelle differenti culture. Cattolico “tradizionalista” studioso di san Tommaso e ispiratosi a De Maistre, a De Bonald e a Donoso Cortés, attento allo sviluppo delle relazioni fra le tre fedi abramitiche ed esegeta delle opere di René Guénon, Mordini seguiva, all’interno delle mitologie e delle religioni storiche, le tracce di una prisca theologia animatrice di una religio perennis, sintesi di tutti i credi. Rispettoso di tutte le religioni, affascinato dall’ebraismo, ammiratore dell’Islam, conoscitore di buddhismo e induismo oltre che delle mitologie classica e celtogermanica, Mordini non era tuttavia affatto un sincretista: al contrario, era sostenitore della necessità che ogni uomo restasse fedele alla propria Tradizione e attribuiva massima importanza a culto e liturgia. Quelle schegge di Rivelazione, presenti in tutte le culture del mondo, si sono espresse secondo Mordini nella varietà dei miti e dei simboli che ne costituiscono il polifonico ma non contraddittorio linguaggio universale. Al di là delle sue stesse intenzioni, il Concilio Vaticano II e lo “Spirito di Assisi” ricevono dal suo pensiero una luce che permetterebbe loro di venire interpretati senza esitazioni residue in una direzione limpidamente cattolica, ben oltre le sterili e noiose polemiche attuali tra neotradizionalisti convertiti al pensiero theoconservative e neomodernisti orfani del “cattolicesimo di sinistra”. Sarebbe oggi di fondamentale importanza tornar a studiare la sue opere, spesso incompiute e quindi pubblicate in edizioni provvisorie destinate a tali rimanere, in qualche caso ancora custodite in manoscritti inediti.


La scheda bio-bibliografica che segue è tratta dal Talebano.

Classe 1923, Attilio Mordini nacque il 22 maggio in quella ridente città di Firenze, ove potette portare a termine la sua istruzione primaria e secondaria presso istituti scolastici gestiti dagli scolopi e dai salesiani, sviluppando nel tempo un profondo attaccamento e devozione per la religione cattolica, aspetto che si rivelerà il perno della sua vita e della sua opera intellettuale. I suoi studi universitari di lingua tedesca dovettero subire un’interruzione causata dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, nel quale Mordini si arruolò come volontario (nonostante un’incidente avvenuto all’età di 15 anni lo facesse zoppicare leggermente) entrando a far parte del MVNS (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, un corpo di polizia civile dotato di ordinamento militare) e combattendo sul Fronte Orientale. All’indomani dell’armistizio del 25 luglio e dello sbandamento delle truppe italiane post 8 settembre 1943, Mordini decise di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, ottenendo il grado di ufficiale. Con la sconfitta delle forze dell’Asse si troverà a vagare per l’Italia, e una volta rientrato a Firenze comprenderà sulla sua pelle quanto quel vae victis (guai ai vinti) pronunciato secoli or sono dal comandate gallico Brenno fosse una tragica verità: fu scarcerato in seguito ad un processo svoltosi dopo un anno di prigionia, nel corso del quale la sua salute peggiorerà a causa delle privazioni e delle torture subite durante il periodo in carcere, luogo in cui contrasse inoltre la tubercolosi. Ultimato il travaglio dell’immediato Secondo Dopoguerra, potette tornare a dedicarsi ai suoi studi interrotti con l’inizio delle ostilità, conseguendo una laurea in letteratura tedesca con una tesi riguardante il gusto dei primitivi in Stefan George, poeta tedesco vissuto tra la seconda metà del 1800 e la prima metà del 1900. Il suo approfondimento della cultura teologica e religiosa è legato alla frequentazione dei corsi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, che lo porterà a sviluppare un’altissima e virile concezione dei doveri del laicato cattolico oltre che la considerazione del Cattolicesimo come patrimonio vivo capace di dare valore alle decisioni esistenziali dell’uomo, considerazioni che lo porteranno ad aderire al Terz’Ordine dei Frati Minori Francescani.

Scrisse per diverse testate di orientamento cattolico quali Adveniat Regnum, L’Alfiere, Carattere e Il Ghibellino, rivista di cui fu redattore insieme con intellettuali quali Giovanni Cantoni, Giulio Attilio Schettini, Giovanni Allegra e Julius Evola. Di particolare interesse può essere un brevissimo raffronto con il pensiero di Evola per ciò che concerne l’idea di Tradizione, parzialmente testimoniata dal prof. Francesco Lamendola, che lo conobbe di persona:

Mordini ci fornì le chiavi essenziali per una critica serrata, non isterica né preconcetta, della modernità, ben diversa per qualità dal pesante e farraginoso spenglerismo esoterico della “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola, nostra Bibbia di allora. […] il tradizionalismo mordiniano, pur non risolvendosi in un ordinato e coerente magistero – la sua stessa precoce scomparsa non gli dette, del resto, tempo sufficiente a sviluppare e formalizzare adeguatamente il suo pensiero -, ci consentì d’intravedere la via d’uscita dal provincialismo missino, ci additò gli orizzonti d’un universalismo fortemente ancorato all’Europa e al Mediterraneo (e tanto simile, per molti versi, al nucleo più serio delle idee dello stesso Giorgio La Pira), ci liberò dai fantasmi del nostalgismo politico, del nazionalismo e del razzismo.

Nel corso della sua vita volse anche il ruolo di letture di lingua italiana presso l’Università di Kiel in Germania e collaborò con la rivista teologica Kairos dei benedettini di Salisburgo scrivendo per essa alcuni articoli.

Correva l’anno 1966 quando Attilio Mordini, dopo numerose sofferenze patite per le sue sempre precarie condizioni di salute, tornò alla Casa del Padre all’età di soli 43 anni. Era un 4 ottobre, giorno in cui la Chiesa celebra la festa di San Francesco d’Assisi Patrono d’Italia (…).

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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