Nello scrigno del tempo: Cantanapoli, quel derby dei giornali raccontato da Massimo Gramellini

Un’altra perla dal fondoscala della memoria. La scissione del “Giornale di Napoli” (inverno 1994) agli albori della Prima Repubblica raccontata magistralmente da Massimo Gramellini

STAVOLTA a Napoli il Quarantotto lo fanno dicci di sinistra e berluschini. Dietro gli effetti speciali di Mussolini-Incostante, lo scontro fra popolane che sembra un soggetto di Vittorio De Sica diretto da Vanzina, la partita più interessante si gioca fra cattocomunismo e destre vecchio-nuove, che l’hanno subito trasformata in un derby di giornali. Alla vostra destra «Il Giornale di Napoli», direttore Emidio Novi, detto il Feltri del Sud, ex missino ora Forza Italia (a Napoli il confine fra i due gruppi è labile), candidato nel collegio proletario di Soccavo. «Al confronto, l’Indipendente pare ‘o New York Times», borbotta il verde Pecoraro Scanio. «Questo Pecoraro – lo incalza Novi nel garbato editoriale di ieri – che non s’accorge di avere in casa il principe dei riciclati, quel Ripa di Meana meglio conosciuto come Orgasmo da Rotterdam, appassionato amante di ottantenni ungheresi e maggiordomo di Craxi». Con tutti i Pecoraro di Napoli e dintorni si schiera invece «Jl Mezzogiorno», quotidiano appena nato da una costola particolarmente esasperata del fratellastro maggiore. Lo dirigono Gigi Casciello, già ciellino, e Ugo Maria Tassinari, ex di Autonomia, timonieri della diaspora di mezza redazione a colpi di articolo 32, la norma del contratto sui dissensi politici. Ultima goccia: un comizio napoletano del leghista Rocchetta. Partono dei fischi ma il giornale non li sente, ed è rottura. «Una menzogna, lo hanno fatto per soldi», si arrabbia Novi. L’editore del «Mezzogiorno» è Vito Santese, costruttore salernitano, in corsa per i popolari nel collegio di Battipaglia. «Una presenza discreta – giura Casciello -, non insistiamo nemmeno sugli avvisi di garanzia del suo avversario, l’ex andreottiano Del Mese. 11 nostro unico punto di riferimento è la Chiesa». E infatti hanno assunto anche un prete, Michele Rinnovato. Da Novi in giù, quasi tutti i protagonisti di questa vicenda hanno uno scheletro in comune: l’amicizia con Carmelo Conte. L’eclissi del boss socialista ha prodotto la deflagrazione: adesso sono tutti nuovi, pronti a cantarsele ogni mattina. «Questo trasformismo mi indigna» dice Novi, impegnato a far digerire Berlusconi a una città che ai tempi dello scudetto is del Napoli gli faceva i finti funerali in piazza, con tanto di comparsa in doppiopetto che usciva dalla bara. Un po’ di titoli, per gradire. «Berlusconi sfugge all’imboscata di Minoli», «Portici, vento in poppa per Forza Italia», «A Stresa: è meridionale, la licenziano». «Ma dov’è finito l’impegno sociale?», di Peppino Di Capri.
Anche Novi ha la sua Pialuisa Bianco, solo che è un uomo, Emilio Magliano: «Mi è stato chiesto se, visto che me ne occupo tanto, nutro una particolare antipatia per l’onorevole Bialetti D’Alema. Rispondo di sì». Seguono: la vita di Scalfari a puntate («C’è un Barbabianca che si aggira per l’Italia…») e la rubrica satirica di Benedetto Casillo: «Anche D’Alema e Occhetto vanno in bagno». A Soccavo Novi non dovrebbe avere rivali: il democristiano Varriale si è fatto da parte, liberando migliaia di voti. Così, almeno per ora, il direttore-candidato può concentrarsi sul suo boccone preferito: la giunta Bassolino. Succede che l’assessore Marone venga insolentito da un vigile davanti al Comune. «Vigili inurbani», titola comprensivo e sdegnato «Il Mezzogiorno». Novi affida il commento a Casillo. «L’assessore si è incazzato perché il vigile non lo aveva riconosciuto. “Levate ‘annanze, sono l’assessore”. Manco si fosse Clinton o Eltsin! La realtà è che questi assessori di Bassolino non li conosce nessuno». Un altro appuntamento da culto è la pagina elettorale di Alfonso Luigi Marra, l’avvocato inonda-giornali in lizza anche lui per Forza Italia che attacca Borrelli e si intervista da solo: “Marra, lei crede che…” Più pacato «Il Mezzogiorno». Per quanto. «Berlusconi? Un videogame». «Intervista esclusiva a Curcio, protagonista e vittima del terrorismo». «Destra, vecchi tromboni e nuovi grancasse», «I quattro cavalieri neri». Quest’ultimo è un articolo di Tassinari dedicato ai berluschini di Napoli, che poi sono cinque, tutti ex missini e tutti candidati: due proprietari di tv e club sportivi (Torino e Rivelli)), un editorialista del «Tempo» (Agnese), un conduttore di tg locale (Falco) e l’ultimo… L’ultimo è Novi, di cui si ricostruisce il passato «nazimaoista» e dopo averlo massacrato gli si fanno pure gli auguri.

Massimo Gramellini

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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