E io ho avuto nonni fascisti /1

nonni fascisti
nonni fascisti

Alla presentazione di “Mio padre era fascista” ci sono la Melandri, la Mazzantini e Francesco De Gregori oltre all’autore, Pierluigi Battista, e viene fuori che il padre fascista ce l’hanno avuto un po’ tutti (se non era un padre era uno zio), anche la Melandri, però è difficilissimo dirlo, le parole quasi non escono. E quando arriva De Gregori che finalmente dice l’indicibile – fascisti erano tutti, in Italia, e a vent’anni, per quella generazione lì, la guerra fu una cosa esaltante – in sala si trattiene il respiro. Poi racconta del Cuoco di Salò, e svela che quella frase sulla morte “dalla parte sbagliata” ce l’ha infilata solo perché altrimenti veniva fuori un casino. Se era per lui, l’unico con uno zio partigiano, ucciso a Porzus, par di capire che avrebbe evitato il giudizio di valore. Parte un applauso dal bel pubblico del Maxxi. Finito l’applauso le persone si guardano interdette. Manco loro sanno perché hanno applaudito. Tra noi (noi un po’ alieni nella sala) si commenta che Battista ha messo il dito in un nido di vespe psicologico di proporzioni insospettabili.

Il resoconto di Flavia Perina della serata di gala per la presentazione di “Mio padre era fascista” mi chiama direttamente in causa: anch’io, comunista della scuola Brega, ho avuto due nonni fascisti.
Anzi tradizione familiare vuole che si siano conosciuti proprio durante la marcia su Roma. Certo è che si sono sposati nel 1923 e si sono trasferiti a Napoli, lui un socialista rivoluzionario romagnolo reduce di guerra, lei sarda emigrata in Piemonte per studiare, nel 1924 è nata mia zia, cinque anni dopo mio padre. Ma non si sono fermati lì. Lui è andato volontario in Etiopia (papà ci scherzava sopra: era meglio avere a che fare con una tribù di piedi neri che con la nonna) e di lì s’è fatto tutto il giro: Spagna, Albania, Africa, prigionia come non cooperante, una morte precoce nel 1948 e la sepoltura in camicia nera. Lei non si è annoiata, di certo, perché ha pensato bene di andarsene nel 1939 in Romania, a insegnare all’Istituto italiano di cultura, inseguendo il suo ideale di romanità, ma lasciando i figli ragazzini da soli a Napoli (e su ciascun sintagma di questa frase si potrebbe innestare una narrazione rizomatica…). A differenza degli illustri ospiti evocati da Flavia – e immagino la composizione del parterre – non ho mai provato particolare imbarazzo per l’abbondante presenza di “sangue nero”. Il problema era ovviamente mio padre che, seguendo una tendenza generale, si era progressivamente spostato in un movimento di direzione apparentemente contraria a quello del nonno: neofascista all’Università, socialista negli anni Sessanta, iscritto al Pci nel decennio successivo. Restando, però, entrambi, intimamente fedeli alla propria più profonda identità: lui uomo d’ordine, l’altro avventuriero e ribelle. Ma queste cose le ho capite e razionalizzate molti anni dopo, lungo il mio straordinario viaggio nell’arcipelago nero. E su questo salto generazionale bisognerà tornarci su … (1-continua) 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale