31 gennaio 1968: i vietcong scatenano l’offensiva del Tet e mettono in crisi gli Usa

L’offensiva del Têt fu un grande attacco a sorpresa sferrato dall’esercito nordvietnamita e dai Viet Cong durante la guerra del Vietnam. L’offensiva fu lanciata la notte del capodanno vietnamita (Tết Nguyên Ðán), cioè tra il 30 e il 31 gennaio 1968 e avvenne durante la presidenza di Lyndon B. Johnson. I vietcong finsero di aver accettato la tradizionale tregua di Capodanno anzi ne annunciarono una più lunga, di sette giorni, dando segno di una particolare debolezza. E così i nemici allentarono la presa. L’esercito sudvietnamita mandò molti militari in licenza

Una vittoria politica

Gli attacchi delle forze comuniste colpirono praticamente tutte le maggiori città del Sud. Raggiunsero notevoli successi cogliendo impreparate le forze americane e sudvietnamite. Dopo violenti scontri e pesanti perdite per entrambe le parti, le forze americane e sudvietnamite ripresero il controllo della situazione. Ripresero il controllo delle posizioni inizialmente perdute. Anche se le perdite dei Vietcong furono molto maggiori, sul piano politico la percezione del danno subito fu molto maggiore tra il pubblico americano che ne uscì demoralizzato.

Quattro anni di continui e radicali sforzi militari da parte di Saigon, della superpotenza americana e dei loro numerosi alleati non erano stati sufficienti a vincere. Anzi il fronte di liberazione nazionale appariva più forte che mai, in grado di operare simultaneamente su grande scala in quasi tutte le provincie. La potenza di fuoco sbalorditiva degli alleati, i bombardamenti sul Vietnam del nord e le altre operazioni strategiche decise dal Pentagono, anche in Laos e (clandestinamente) in Cambogia, non erano riuscite a “vincere”. Anzi, la vittoria sembrava decisamente più lontana nel 1968 che nel 1964,

L’offensiva del Têt si rivelò un momento decisivo della guerra del Vietnam. Nonostante il mancato successo militare, costituì una grande vittoria morale e propagandistica per i Viet Cong e il Vietnam del Nord e provocò una grave crisi politica e psicologica negli Stati Uniti. Entro poche settimane il presidente Lyndon Johnson decise di ritirarsi dalla vita politica e di arrestare l’escalation, iniziando colloqui di pace.

Le menzogne americane

Una delle ragioni per cui questa strategia si rivelò così efficace fu che i leader statunitensi, fornendo notizie fuorvianti, stavano semplicemente mentendo al pubblico americano su quello che realmente accadeva in Vietnam, cosa in seguito ammessa dall’allora segretario alla Difesa Robert McNamara e da altri alti ufficiali statunitensi (lo dimostrano svariati documenti, registrazioni audio, eccetera).
All’inizio del 1968 gli americani erano stati indotti a credere che vietcong e nordvietnamiti fossero sull’orlo della sconfitta e che gli USA avrebbero presto vinto la guerra. L’impressione era corroborata dai comportamenti del presidente Lyndon B. Johnson e del segretario McNamara, che tennero nascoste le informazioni sulla reale situazione in Vietnam. 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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