Omicidio Verbano: pm chiede l’archiviazione. Stralcio per una giornalista

La procura di Roma ha chiuso l’indagine sulla morte del 19enne Valerio Verbano, il militante di sinistra ucciso nella sua abitazione a Montesacro il 22 febbraio di 40 anni fa Il pm ha chiesto al gip di archiviare il procedimento perché rimasti ignoti gli autori del reato. L’inchiesta, riaperta per la seconda volta nel 2011 dopo quella chiusa senza esito nel 1989, non ha prodotto alcun risultato concreto. A eccezione di uno stralcio, a carico di una giornalista che il pm Erminio Amelio intende indagare per favoreggiamento aggravato.

Una telefonata compromettente

“Pur avendo – scrive il pm a tal proposito – parlato telefonicamente con Roberto Nistri, con assoluta sicurezza e disinvoltura della vicenda e di uno dei possibili autori del fatto del quale ha indicato particolari somatici, sentita più volte da questo ufficio ha negato la circostanza, di fatto proteggendo dalle investigazioni almeno uno degli autori si capisce bene che sarebbe stato fondamentale poter identificare almeno uno degli autori del fatto in quanto la personalità dello stesso. Fra le sue frequentazioni e i suoi rapporti con l’ambiente avrebbe poi consentito di identificare anche i suoi correi la sua condotta è stata quindi altamente negativa per lo sviluppo delle indagini e nei suoi confronti si procederà per il reato di favoreggiamento aggravato”.

Roberto Nistri, un ex leader di Terza Posizione e dell’ultimo gruppo, di fuoco dei Nar, era stato indagato nella prima inchiesta Verbano. “Pentiti neri” gli attribuirono il possesso della 7.65 con silenziatore artigianale abbandonata dai killer sul luogo del delitto. Nistri, però, aveva letteralmente un alibi di ferro: all’epoca dell’omicidio era detenuto da tre mesi.

Nessun dubbio sul terrorismo nero

Non ci sono dubbi, secondo chi ha indagato, sul fatto che l’omicidio di Verbano, commesso da tre persone che sono entrate in casa e che poi hanno legato i genitori e hanno atteso l’arrivo del ragazzo, uccidendolo con un colpo di pistola alla schiena dopo una breve colluttazione, facesse parte di “una vera e propria azione punitiva posta in essere da soggetti sicuramente appartenenti a frange del terrorismo di destra, in particolare di formazioni e/o soggetti gravitanti nei quartieri di Talenti”.

Non c’e’ certezza se fossero di Terza Posizione o dei Nar. Per la procura si e’ trattato di “un’azione di violenza terroristica ben organizzata e premeditata per rispondere a precedenti attentati subiti da appartenenti a gruppi della destra”. Alla quale ha poi fatto seguito l’omicidio di Angelo Mancia (impiegato presso il giornale ’Secolo d’Italia’ nonche’ segretario della sezione del Msi a Talenti, ndr)”.

L’obiettivo era il dossier

Il possibile movente del delitto va individuato nel tentativo di “acquisire dalla vittima materiale documentale e fotografico, assieme ai nomi di coloro che avevano aiutato Verbano a conoscere i soggetti che gravitavano nell’area della destra nel quartiere di Talenti”. Al di la’ delle conclusioni, per il magistrato “piccoli passi nella ricostruzione della vicenda sono stati fatti”. Nel corso dell’istruttoria sono emersi “forti sospetti su due o tre soggetti, indicati quali possibili autori”. La distruzione dei reperti recuperati all’epoca non ha giovato alle indagini. Le recenti analisi di laboratorio effettuate sui pochi oggetti rimasti in sequestro (tra cui una pistola calibro 7.65, un bottone, un paio di occhiali, un’audiocassetta con registrata la frase di rivendicazione e un negativo di pellicola) hanno prodotto solo “un profilo genetico parziale”.

La figura della mamma di Verbano

Il rammarico del pm, che nel provvedimento trasmesso all’attenzione del gip ha esaltato la “signorilità’ e la compostezza” di Carla Rina Zappelli, la mamma di Valerio, morta nel 2012 senza conoscere la verità sulla morte del figlio, è che “nessuna delle persone sentite, soprattutto quelle legate all’ambiente di destra, ha fornito utili dichiarazioni. In molti casi le stesse sono entrate in contraddizione”. I primi accertamenti investigativi li svolse l’allora procuratore aggiunto Pietro Saviotti con i carabinieri del Ros. La signora Zappelli, nel 2009, aveva inviato una mail anche a Valerio Fioravanti e a Francesca Mambro. Invitò i due ex Nar condannati definitivamente per la strage di Bologna, a casa nella speranza che potessero aiutarla a identificare i tre killer del figlio. “Forse era gente della banda della Magliana”, fu la risposta.

L’udienza il 17 aprile

Il 17 aprile prossimo, il gip vaglierà la richiesta del pm di archiviazione, impugnata dagli eredi della famiglia Verbano per il tramite dell’avvocato Flavio Rossi Albertini. Per la parte offesa, infatti, ci sono altri punti meritevoli di chiarimento e che potrebbero portare all’accertamento della vicenda. E sabato 22 febbraio ci sarà una manifestazione che attraverserà i quartieri di Montesacro, Tufello e Valmelaina, a 40 anni dall’omicidio.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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