Ottant’anni di buona vita per la compagna Angela Davis
«Le celle e le carceri sono progettate per spezzare gli esseri umani, per trasformare la popolazione in esemplari di uno zoo, obbedienti ai loro guardiani ma pericolosi l’uno per l’altro.»
Angela Yvonne Davis nasce a Birmingham il 26 gennaio del 1944.
A lezione da Adorno
Cresciuta in una famiglia borghese insediata in un quartiere razzista, a quattordici anni viene iscritta alla Little Red School, una scuola privata progressista del Greenwich Village di New York dove nel corso degli anni successivi approfondisce gli studi sul marxismo, militando nel gruppo comunista degli studenti. Dopo il liceo, Angela si iscrive alla Brandeis University nel Massachusetts. In seguito si trasferisce all’estero, prima in Francia e poi in Germania, dove frequenta le lezioni del professor Theodor W. Adorno.
Una comunista vicina alle Pantere
Quando torna in America sono in pieno corso i fermenti di ribellione del passaggio di decade e Angela diventa uno dei leader del Partito comunista americano avvicinandosi al Black panther party, e costituisce a Los Angeles la sezione dello Sncc (Student Notviolent Coordinating Committee), movimento fondato nel 1960 da Elia Baker alla Shaw University.
Apertamente schierata a favore della lotta dei detenuti neri nelle carceri americane e dei fratelli “Soledad” Jackson, nel 1970 viene accusata di avere preso parte ai fatti avvenuti il 7 agosto dello stesso anno nel Tribunale di San Raphael in California, durante il processo a carico di George Jackson e di altri due detenuti neri. In quell’occasione il diciassettenne Jonathan Jackson, fratello minore di George, entra in aula con alcuni compagni ed estrae un fucile prendendo in ostaggio il giudice Harold Haley, il procuratore distrettuale e alcuni giurati. Dopo aver distribuito le armi agli imputati dice: «Bene, signori. Ora comando io.» Il sequestro finisce in tragedia, perché contro il furgone parcheggiato fuori dal Tribunale, dove sono saliti gli ostaggi e i sequestratori, i poliziotti sparano una raffica di mitra uccidendo tutti, giudice Haley compreso.
Accusata con i fratelli di Soledad
Qualche giorno dopo, alcune delle armi usate da Jonathan Jackson risultano intestate ad Angela Davis, inserita immediatamente nella lista dei dieci criminali più pericolosi ricercati dall’Fbi. Secondo la legge californiana, chi fornisce l’arma è colpevole quanto chi commette il reato. In base a questo, Angela Davis è accusata di rapimento, cospirazione e omicidio.
Dopo una fuga di alcuni mesi, viene arrestata il 13 ottobre 1970 all’Howard Johnson Motor Lodge di New York City. Dopo due anni di carcere duro, al processo viene assolta da tutte le accuse. Dal carcere scrive alcune delle pagine più famose della contestazione statunitense, mentre in tutto il mondo si svolgono mobilitazioni per la sua liberazione. Una volta fuori, Angela riprende il percorso di militanza concentrando i suoi sforzi sul problema delle carceri, analizzando le origini sociali e razziali della detenzione di milioni di afro-americani negli istituti penitenziari statunitensi.
Autobiografia di una rivoluzionaria
Nel 1975 pubblica Angela Davis. Autobiografìa di una rivoluzionaria, dove scrive:
«Mi pareva che parlare della mia vita, di quello che ho fatto e di ciò che mi è accaduto, tradisse una volontà di distinguersi, la presunzione di essere diversa dalle altre donne – dalle altre donne Nere – e di avere perciò bisogno di spiegare me stessa. Le forze che hanno fatto della mia vita ciò che è, sono le stesse forze che hanno formato e deformato la vita di milioni di uomini e donne del mio popolo. Di più, sono convinta che anche la mia risposta a queste forze non sia stata eccezionale. L’unico avvenimento straordinario della mia vita non ha avuto nulla a che vedere con me come persona singola: un minimo scarto della storia, e un’altra sorella o fratello poteva diventare il prigioniero politico che milioni di persone di tutto il mondo hanno salvato dalla persecuzione e dalla morte.»
In un’altra occasione ha detto: «La rivoluzione è una cosa seria e quando ci si impegna nella lotta dev’essere per tutta la vita.» E anche: «Radicale significa semplicemente comprendere le cose dalle loro radici.» E ancora: «Quando si parla di rivoluzione, la maggior parte della gente pensa alla violenza, senza rendersi conto che il contenuto reale di qualsiasi spinta rivoluzionaria risiede nei principi e negli obiettivi per cui si sta lottando e non nel modo in cui li si raggiunge.»
Oggi Angela Davis insegna Storia della Coscienza nell’Università della California dove dirige il Women Institute.
FONTE: Davide Steccanella, Le indomabili
Lascia un commento