Taviani desecretato: un colonnello dei carabinieri a piazza Fontana

Cominciare a offrire i primi frutti l’abolizione del “segreto funzionale” sugli atti interni delle cessate commissioni parlamentari d’inchiesta fino al 2001. Una misura disposta con decreto del Presidente del Senato del 22 luglio 2020. Il capo dell’Archivio storico del Senato, il consigliere Giampiero Buonomo, presenta, nella newsletter dell’Archivio, il primo caso di applicazione della desecretazione. L’audizione del ministro Taviani in Commissione Stragi del 1 luglio 1997, su richiesta di Benedetta Tobagi.

Le convinzioni del ministro

In quell’occasione il capo di Gladio e dei partigiani bianchi riferì i suoi convincimenti sui fatti avvenuti nella Banca nazionale dell’Agricoltura il 12 dicembre 1969. Un incidente causato dall’imprevisto prolungamento dell’orario di apertura della Banca e in cui avrebbe giocato un ruolo decisivo un “colonnello dei carabinieri”. In fase di correzione e approvazione del verbale stenografico Taviani aveva ammorbidito l’impatto. Aveva infatti parlato di un “ipotetico” ufficiale. Lavorando sui materiali desecretati l’archivista capo del Senato dimostra che le espressioni del leader democristiano erano molto nette. Vi ripropongo la parte centrale del breve saggio.

Qui la versione integrale, ripreso dalla rivista on line di Magistratura democratica:

Una ricostruzione storica

L’intera audizione si connota sostanzialmente per un tono di ricostruzione storiografica, con cui si affrontano anche la maggior parte dei delitti del periodo oggetto dell’inchiesta parlamentare. Anche la descrizione degli eventi collegati con la strage di piazza Fontana, nella parte pubblica del resoconto, pare mantenersi su questo registro, e tali sono anche alcune sue affermazioni della prima sospensione. Quando però Taviani torna in argomento, nella fase delle domande dei commissari secretata su sua richiesta, a due riprese (pagina 53 e pagina 101 della bozza di resoconto) aggiunge un «tassello iniziale»: non è propriamente un elemento valutativo, ma attiene al movente della strage, visto sotto il profilo della sua dinamica. Per Taviani «non è pensabile che delle persone serie avessero l’intenzione di ammazzare tredici italiani […]. Non doveva morire nessuno […]».

Il riferimento è alla mancata contezza del fatto eccezionale dell’apertura pomeridiana della Banca nazionale dell’agricoltura, quel 12 dicembre 1969 in cui esplose la bomba: per Taviani «evidentemente la bomba doveva scoppiare come le bombe di Roma», che quel pomeriggio nel giro di un’ora esplosero alla Banca nazionale del lavoro di via Veneto e al Museo del Risorgimento all’Altare della Patria quando l’orario di apertura al pubblico era decorso.

L’errore di una persona seria

Intorno alla definizione di «persone serie» corre un discrimine che, nel ragionamento di Taviani, appare espresso in modalità oppositiva. L’impossibilità etica di un animo scientemente criminale, che metta nel conto l’uccisione di decine di persone, recede rispetto a ciò di cui il senatore può parlare: ritiene di poterlo fare con certezza tale, da ragguagliare i commissari intorno al fatto che «ignoravano che la bomba di piazza Fontana avrebbe dovuto esplodere a banca chiusa».

La mancata contezza dell’apertura pomeridiana della Banca nazionale dell’agricoltura è un prius asseverato per certo; ne parrebbe derivare, nella narrazione del senatore Taviani, che il posterius consista nell’aberratio ictus, perché sarebbe a suo dire l’unica possibilità per spiegare la condotta della «persona seria» in quel frangente.

Quanto alla «persona seria e intelligente», nel primo inciso il senatore Taviani è chiaro. Si tratta di un «colonnello dell’Arma dei carabinieri». Questo è il sintagma ascoltato e trascritto dallo stenografo il 1° luglio, questo è il sintagma presente nel testo inviato per la correzione delle bozze a Taviani il 2 luglio. Questo è il sintagma presente nel testo che lui restituisce per posta il 7 luglio, e che viene conservato nella sequenza delle fotocopie versate all’Archivio storico.

La marcia indietro di Taviani

Il 22 settembre 1997, però, il senatore Taviani fa una nuova trasmissione. Stavolta della sola pagina 54, nella quale il sintagma è cancellato e sostituito da «ipotetico ufficiale del Sid».

La parola «ipotetico» attribuisce al dialogo coi commissari una vena concessiva che difficilmente, nella precedente parte della seduta, trova riscontro. Nulla legittimava l’affacciarsi di questa ipotesi, non essendo stata evocata nelle domande di alcuno dei commissari. Anche sintatticamente, l’oratore esce dalla proposizione dichiarativa, in cui era come se dicesse che l’uomo delle istituzioni che ha deposto la bomba non può che essere stato all’oscuro dell’effetto stragista che ne sarebbe conseguito, stante l’errore sul decorso dell’orario di chiusura della banca, in cui versava. Tutto il discorso perde inspiegabilmente di coerenza.

Un’evidente contraddizione

Con la correzione, si lascia inferire che ove mai fosse stato un uomo delle istituzioni a deporre la bomba, l’effetto stragista dell’esplosione sarebbe derivato da un errore sul decorso dell’orario di chiusura della banca. Ma ciò non quadra con l’assertività della precedente affermazione di pagina 53. Il senatore, lì, affermava che «se si ignora questo tassello è impossibile attribuirne la responsabilità a personaggi seri». Si tratta di un concetto assai poco concessivo, da lui stesso rafforzato in sede di correzione di bozze, quando la frase in questione fu oggetto di una serie di riprese successive, che vanno puntualmente esaminate.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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