25 gennaio 1989: si toglie la vita il brigatista Paolo Sivieri

 L’ hanno trovato ieri mattina i genitori, impiccato a una corda appesa a un gancio in cantina, ormai cadavere. Paolo Sivieri, 35 anni, brigatista rosso dissociato, condannato all’ ergastolo per omicidio e in libertà provvisoria per motivi di salute, si è tolto la vita in preda alla depressione.

Ergastolo contro le richieste del pm

Sivieri, dopo una prima condanna per partecipazione a banda armata, era finito sul banco degli imputati al processo Moro-ter, accusato di aver ucciso l’ agente di custodia Raffaele Cinotti. Il pubblico ministero aveva chiesto la sua assoluzione per insufficienza di prove, ma la Corte d’ Assise di Roma aveva ritenuto Sivieri colpevole, e lo aveva condannato all’ ergastolo.

Una grave forma di depressione

La permanenza in carcere del brigatista, che si era pubblicamente dissociato dalla lotta armata, era stata però brevissima: a causa di una forma grave di psicosi depressiva, gli era stata concessa la libertà provvisoria, con l’ obbligo di residenza presso i genitori a Castelmassa, un paese di 3mila abitanti a 60 chilometri da Rovigo. Sivieri era in cura dai medici della clinica psichiatrica dell’ università di Bologna. All’ inizio della scorsa settimana l’ ex-terrorista ha chiesto ai carabinieri di Rovigo il permesso di recarsi a Milano, per trascorrere qualche giorno a casa della sorella Bianca Amelia, moglie di un altro ex-terrorista, Lauro Azzolini, sposato in carcere.

Gli ultimi giorni

Ma a Milano le crisi depressive di Sivieri si sono aggravate: per quattro giorni non ha voluto toccare cibo, si è chiuso nel mutismo. Preoccupata, la sorella ha avvertito i genitori, che hanno giudicato più prudente un ritorno del figlio a Rovigo. Lunedì sera, in treno, Paolo Sivieri è rientrato a Castelmassa. Il padre è andato alla stazione e lo ha accompagnato a casa, una villetta con un piccolo giardino.

Le condizioni psichiche dell’ ex-terrorista sono sembrate subito peggiorate: rifiuto del cibo e di qualsiasi dialogo. Ieri mattina la tragedia. I genitori hanno cercato il figlio nella sua stanza, ma non l’ hanno trovato. In paese non era andato. Quando sono scesi in cantina si sono trovati di fronte a una scena orribile: Paolo Sivieri si era impiccato a un gancio con una corda per stendere i panni.

FONTE: La Repubblica, 26 gennaio1989

Altri tre casi

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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