19 giugno 1980, Torino: Pasquale Viele garrotato in cella per una soffiata
Impressionante delitto dai risvolti oscuri alle carceri Nuove Strangolato detenuto in cella con quattro terroristi a Torino Pasquale Viele, 27 anni, in carcere per rapine e omicidio – Era giunto da Pianosa – Ucciso con una cordicella di nailon – Sapeva di essere in pericolo, aveva chiesto aiuto con un telegramma
TORINO — Un detenuto è stato ucciso ieri alle Nuove in una cella del braccio di massima sicurezza. E’ Pasquale Viele, 27 anni nato a Bari, già residente a Torino, un certificato penale zeppo di reati che vanno dal furto all’omicidio. L’hanno «garrotato» quasi sicuramente i compagni di cella, quattro detenuti «politici»: Piero Bertolazzi del gruppo storico delle Brigate rosse, Giorgio Piantamore ex comontista e complice nel sequestro dell’industriale Carello, Giorgio Zoccola di «Azione rivoluzionaria», Claudio Carbone, eritreo, ex nappista. Il delitto è stato commesso, poco prima di mezzogiorno, nella cella che il Viele condivideva con Zoccola e Piantamore (processati a Torino, in tribunale, il 30 maggio scorso, in attesa di essere trasferiti a Pianosa) e nella quale pochi minuti prima si erano fatti condurre il Carbone e il Bertolazzi.
Che cosa sia avvenuto di preciso è oggetto dell’indagine aperta dalla Procura della Repubblica. Si può tentare una ricostruzione approssimativa. Il Viele è aggredito di ‘sorpresa e mentre almeno due detenuti lo tengono fermo, impedendogli anche di invocare aiuto, un altro gli passa attorno al collo una cordicella di nailon stretta a un pezzo di manico da scopa. Avvitando l’asta di legno lo strangolamento è rapido e inesorabile. Quando Viele perde i sensi, gli altri credendolo morto lo stendono sulla sua branda e poi si accomodano attorno a una improvvisata mensa per pranzare. Una guardia carcerarla casualmente guarda dallo spioncino dentro la cella (chiusa a chiave dall’esterno), intuisce che è accaduto qualcosa di grave. Scatta l’allarme, Viele respira ancora seppure debolmente. Inutile però la corsa all’ospedale Maria Vittoria, dopo pochi minuti il giovane muore.
Perché Viele è stato ucciso? Le modalità del delitto hanno le caratteristiche di una esecuzione premeditata e temuta dalla vittima. Il detenuto infatti, che dal febbraio ’79 si trovava nel carcere di massima sicurezza di Pianosa, aveva chiesto e ottenuto di vivere in isolamento completo «perché — conferma il direttore del carcere — si sentiva minacciato dai “politici “». Da Pianosa era stato trasferito a Torino il 15 giugno in attesa di un processo per uso di patente falsa che si doveva celebrare mercoledì, ma che era stato rinviato per un errore di notifica. Ieri, poche ore prima di essere ucciso, aveva spedito all’avvocato di fiducia Aldo Perla un drammatico telegramma: “Urge sua immediata presenza per importantissime comunicazioni.
Quando il difensore si è recato in carcere gli hanno detto che il cliente era morto. I dati certi di questa allucinante vicenda sono pochi: la paura che il Viele aveva di una vendetta; il timore espresso che a volerlo morto erano i «politici», la presenza di quattro detenuti «politici» nella sua cella al momento del delitto, il telegramma spedito all’avvocato. Altro dato sicuro la sua complicità nella sommossa del carcere di S. Gimignano provocata da detenuti «politici» un paio di anni or sono.
Pochi punti di riferimento che non bastano per trarre conclusioni sicure. A cui si aggiunge un precedente che è avvenuto sempre alle Nuove; l’uccisione di Salvatore Cinieri, militante di Azione rivoluzionaria, accoltellato subito dopo il suo arrivo da Pianosa dall’ergastolano Salvatore Parre Figueras. Chi era Viele? Implicato in furti e rapine era stato condannato a 23 anni a Bolzano per omicidio: aveva ucciso Bruno Aiello complice in un furto di armi. L’esecuzione di ieri dovrebbe tuttavia avere altri e più oscuri moventi, senz’altro è stata preparata da tempo, tant’è che i protagonisti che dovevano lasciare le Nuove da alcuni giorni erano riusciti a rinviare la partenza: Carbone e Bertolazzi si erano dati malati, Piantamore in tribunale non’ a caso aveva colpito con un pugno il difensore d’ufficio: un atto per il quale deve essere giudicato per direttissima,
FONTE La Stampa , 19 giugno 1980. Nonostante un’accurata ricerca on line non è stato possibile reperire notizie sull’esito del processo e quindi la cronaca del fatto non implica presunzione di responsabilità nell’omicidio per i quattro detenuti
Fin qui il post pubblicato due anni fa. Nel frattempo è tornato online l’archivio storico della Stampa tolto dal portale del quotidiano e trasferito nel sito dell’Archivio di Stato che riconosce ai quotidiani il valore di documento storico. E così abbiamo potuto ricostruire meglio l’episodio e i seguiti
I quattro compagni
Da Stampa sera del 20 giugno 1980
Giorgio Piantamore, 28 anni, deve la sua «fama» al sequestro di Tony Carello, Giorgio Piantamore compiuto a Torino nel febbràio ’73 insieme con Luciano Dorigo. «Comontista», poi Nap, Piantamore da tempo non perde occasione per dichiararsi «prigioniero politico». Ha partecipato più volte a tentativi di evasione: per quello dalle «Nuove» del marzo ’79 (attuato con Zoccola, Emanuele Attimonelli, Daniele Lattanzio e Sergio Settimo, tutti autentici «professionisti») è stato condannato recentemente a 6 anni e 8 mesi di reclusione, che si sommano ai 14 anni inflittigli per il rapimento. Nel corso del dibattimento, il 30 maggio scorso, ha colpito con un pugno al volto l’avvocato Volante, nominato d’ufficio dopo la consueta «ricusazione» di quello di fiducia (Perla per l’appunto).
Giorgio Zoccola, 31 anni, è finito in carcere per rapine di poco conto, ma la successiva «politicizzazione» lo ha portato a comportamenti che ne hanno via via aggravato la posizione. Processato anche lui il 30 maggio per la tentata evasione dalle «Nuove» dell’anno scorso, è stato condannato a sette anni e mezzo di reclusione. Anche Zoccola, inizialmente nappista, è poi confluito nel confuso arcipelago in cui.si riconoscono i terroristi dei diversi gruppi. Era amico di Salvatore Cinieri (Azione rivoluzionaria), pure ucciso alle «Nuove», da un ergastolano, Salvatore Farre Pietro Bertolazzi Figueras.
Claudio Carbone è il personaggio meno caratterizzato, fra i quattro che si trovavano nella cella dove Viele è stato strangolato. Trentunenne, è stato più volte protagonista, durante i numerosi processi subiti per svariati reati, di clamorose «sceneggiate» davanti ai giudici, con lettura di proclami, insulti a magistrati e avvocati, ecc. Nel settembre scorso nella sua cella a Pianosa fu trovata una pistola: si stava preparando un’evasione cui avrebbe dovuto partecipare, con altri, anche Piantamore.
Pietro Bertolazzi, 30 anni, è senz’altro il più famoso del quartetto. Appartiene al «nucleo storico» delle Brigate rosse e sta scontando pesanti condanne per organizzazione di banda armata, sequestro di persona (quello del giudice Sossi), apologia di reato, oltraggio, istigazione all’insurrezione armata, detenzione d’armi. Al «processone» di Torino ha avuto 14 anni e 8 mesi, altri 10 glieli ha inflitti l’Assise di Firenze, pene minori gli sono state comminate da altri tribunali. Un tentativo di evasione alle spalle ce l’ha anche lui, sempre dalle «Nuove», nel maggio ’76: con Bertolazzi c’erano anche Franceschini e Gallinari oltre a quel Luciano Dorigo complice di Piantamore nel rapimento Carello.
La rivendicazione
Il 26 giugno 1980 alla seconda udienza del processo a Napoli per l ‘uccisione di Pino Amato gli imputati leggono un comunicato nel quale minacciano di “scannare i traditori” e rivendicano “l’esecuzione della spia dei carabinieri Pasquale Viele”
I legami con Cinieri
Dalla Stampa del 16 marzo 1981
Ormai erano tutti convinti: dietro il brutale omicidio del 27 settembre di due anni fa, quando durante « l’aria» alle «Nuove», Salvatore Cinieri, 29 anni, alla vigilia di un processo per partecipazione a banda armata, era stato accoltellato a morte da Salvatore Farre Figueras, 35 anni, condannato all’ergastolo per aver assassinato due carabinieri, ci doveva essere una grossa storia. I giornali avevano avanzato l’ipotesi che poteva trattarsi di un delitto su commissione, ordinato dai terroristi alla delinquenza comune. E naturalmente era seguita una pioggia di smentite: di Figueras, dei terroristi e degli stessi inquirenti. Domani, in Assise, comincia il processo al Figueras e si preannunciano grossi colpi di scena. Si riaffaccia l’ipotesi dell’omicidio su commissione e si arriverà, forse, all’identificazione dei mandanti che sono, con molta probabilità, gli stessi che hanno stabilito un’altra «esecuzione’, quella di Pasquale Viele, 27 anni, delinquente comune, strangolato in una cella delle «Nuove» in cui era stato rinchiuso assieme a quattro terroristi, il 19 giugno dell’anno scorso.
Le indagini sui 2 delitti
Dalla Stampa del 10 agosto 1982
Nelle pagine dell’istruttoria del dott. Miletto, le storie parallele di Pasquale Viele e di Salvatore Cinieri, «accusati» di delazione. Alle Nuove, il primo fu «garrotato», il secondo accoltellato Quando i «giudici del campo», quelli che amministrano la giustizia terrorista In carcere, hanno deciso, la sorte del detenuto processato è segnata, il verdetto è senza appello. Cosi è capitato a Pasquale Viele. Il 19 giugno 1980 Viele è stato giudicato e condannato da un tribunale di terroristi, la sentenza eseguita con un sistema barbaro ed efficace. E’ stato «garrotato» con una cordicella al collo. I risultati dell’inchiesta del sostituto procuratore Miletto (la cui requisitoria sarà depositata a settembre) era subito emerso che Viele era stato processato e condannato dal tribunale del campo, perché sospettato dai brigatisti di aver fatto la spia su un piano di evasione che stava per essere attuato alle Nuove e che avrebbe consentito la fuga a gente come Bertolazzi, uno dei capi storici dell’organizzazione, Piantamore, Zoccola, due nappisti politicizzati in carcere e Filippo Mastropasqua.
Ma dalle successive indagini è venuto alla luce un particolare sconcertante: Viele sarebbe stato giustiziato soltanto sulla base di un sospetto. Questo il retroscena. Mentre Pasquale Viele è detenuto a Pianosa, gli agenti sventano il piano di evasione di Salvatore Farre Figueras. lo spagnolo condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio dei due carabinieri a Moncalieri. I giudici del «campo» di Pianosa istruiscono subito il processo: sono sospettati di delazione Pagherà e Viele. Salvatore Cinieri, terrorista di «Azione rivoluzionarla», interviene e fa da mallevadore a Viele «assolto per insufficienza di prove». Per Paghera il verdetto è di condanna a morte. Pochi giorni dopo il trasferimento nel carcere di Trani. Paghera è ag gredito e accoltellato ma se la cava.
Quando Pasquale Viele è trasferito a Torino, il 14 giugno dell’80, viaggia con il suo fascicolo processuale sotto il braccio (furti, rapine, un omicidio, un tentato sequestro). Lo circonda un’aria di sospetto. A questo punto accade un fatto. Viele è chiamato nell’ufficio del direttore per una comunicazione che lo riguarda. L’episodio viene annotato dagli «osservatori del campo». Due giorni dopo gli agenti delle Nuove scoprono un piano di evasione. E’ fin troppo facile per i brigatisti sospettare di Viele.
Piantamore confessa
Dalla Stampa del 22 ottobre 1988
A otto anni di distanza dal fatto [ma l’inchiesta è stata ferma fino al 1986 perché non c’era rischio di scarcerazione per i 4 imputati, ndb], i responsabili — accusati di omicidio — compaiono davanti ai giudici della Corte d’assise: Giorgio Piantamore, Pietro Bertolazzi, Claudio Carbone e Giorgio Zoccola. Allora aspettavano tutti la rivoluzione del proletariato, ma adesso hanno preso le distanze dalla lotta armata. Zoccola e Piantamore hanno ottenuto un paio di licenze premio per buona condotta [e infatti Piantamore già nel 1989 otterrà la libertà condizionale, ndb]. E proprio Piantamore ha ricostruito con i giudici i particolari dell’aggressione e del delitto. Un delitto cresciuto su sospetti probabilmente immotivati.
La vittima, Pasquale Viele, aveva 28 anni e un futuro dietro le sbarre. In carcere doveva scontare 26 armi per omicidio e rapina. Era arrivato alle «Nuove» da Pianosa: doveva comparire davanti al pretore in un processo per guida senza patente. Un’inezia rispetto ai suoi guai giudiziari. Anche radio-carcere aveva altre accuse da attribuirgli.
Lo ritenevano un chiacchierone: responsabile di aver fatto fallire una maxievasione proprio da Pianosa per aver confidato alle guardie cose che avrebbe dovuto tenersi per sé. E’ intervenuta la giustizia proletaria. Nel braccio di massima sicurezza Piantamore, Bertolazzi, Carbone e Zoccola l’hanno convocato nella loro cella. Processo sommario e condanna a morte. Al pubblico ministero Pietro Miletto e al giudice istruttore Lanza, Piantamore ha confessato: ‘Carbone e Bertolazzi si misero davanti al cancello che dà sul corridoio per nascondere alla vista delle guardie quanto stava accadendo. Io e Zoccola abbiamo ucciso Viele».
L’hanno «garrotato» stringendogli intorno al collo una corda annodata a un bastone. Sempre secondo Piantamore, Viele ha tentato una difesa disperata: due agenti hanno sentito il tafferuglio e sono accorsi. Ma Bertolazzi li ha minacciati dalle sbarre con una forchetta impugnata come se fosse stata un pugnale. Qualche attimo di indugio è stato fatale. Le guardie hanno chiamato rinforzi, ma quando gli agenti hanno potuto entrare nella cella c’era un cadavere sulla brandina e gli altri intorno al tavolo che giocavano a carte. L’omicidio è stato poi rivendicato a Milano con un volantino in cui Viele era definito ‘infiltrato dei carabinieri». L’omicidio doveva essere una risposta al fenomeno dei «pentiti».
La condanna
Piantamore e Zoccola sono condannati a 18 anni di reclusione per omicidio e banda armata grazie ai benefici della dissociazione. il primo ottiene la libertà condizionale nel 1989, il secondo la semilibertà nel 1990 ma torna in carcere nel 1993: prima per spaccio (in realtà aveva comprato la droga per la ragazza tossica ma, nonostante una condanna severa, 5 anni e mezzo, lo scarcerano) e poi per una rapina (gli servivano i soldi per pagare la comunità Narconon alla ragazza: 20 milioni all’anno per disintossicarsi).
Una precisazione
Sulla mia pagina facebook Paolo Ranieri precisa:
Un’infinità dei dettagli inesatti: Zoccola non è mai stato di Azione Rivoluzionaria, Carbone era uno dei fondatori dei Nap, nessun pentito fra Zoccola, Piantamore e Carbone (di Bertolazzi non lo so). Piantamore e Dorigo non sono mai stati comontisti ma appartenevano a un gruppo bordighista chiamato i Fratelli Kelly fra i quali e i comontisti c’era simpatia personale ma grandi divergenze politiche. Nessuno ha mai sostenuto che Cinieri fosse un informatore ma semplicemente che aveva richiesto di provvedere lui a liquidare Paghera, ma non l’aveva poi fatto.
Lascia un commento