17 gennaio 1961: mercenari uccidono Lumumba. Guidò la liberazione del Congo
Dal sito Africa express pubblichiamo la prima parte di un articolo della professoressa Anna Maria Genti, professoressa emerita di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici all’Università di Bologna.
Patrice Emery Lumumba, fondatore e capo del primo partito genuinamente nazionale, il Mouvement National Congolais, dal 30 giugno 1960 primo ministro democraticamente eletto del Congo, ricchissimo di risorse, oggi Repubblica Democratica del Congo (RDC), colonia belga dal 1908 e prima proprietà dello schiavista Leopoldo II, pochi mesi dopo l’insediamento è destituito senza un voto in parlamento, come avrebbe richiesto la Costituzione.
Messo agli arresti domiciliari, tenta di sottrarsi alla cattura ed è arrestato con due compagni, Okito e M’polo, che ne condivideranno la sorte. Sono soldati congolesi a fare il lavoro sporco, ma i registi sono autorità coloniali e metropolitane e militari belgi, con l’appoggio della CIA, alleati a politici e uomini d’affari congolesi legati a doppio filo agli ambienti più oltranzisti del colonato belga.
Questi ottengono che venga trasportato in Katanga, e qui il 17 gennaio 1961 ucciso, in modo barbaro, seppellito, dissepolto e squartato, infine dissolto nell’acido. Di Lumumba non doveva restare nulla. Un belga, morto nel 2000, senza essere inquisito, ha esibito alla Tv belga alcuni denti e un dito di Lumumba che lui stesso aveva tagliato. Il dito di Lumumba puntato verso l’alto è rimasto scolpito nella nostra immaginazione, segno distintivo che metteva ancor più in risalto la statura di Lumumba, la sua magrezza elegante, il suo carisma.
Siamo all’alba delle indipendenze africane: il martirio di Lumumba diventa il simbolo della tragedia senza fine del Congo, e non solo, di tutte le indipendenze dei paesi africani.
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