Piazza Fontana, l’ambiente di Verona nel racconto del presunto bombarolo

Forse non ha avuto il risalto che meritava lo scoopettone del collega Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano di ieri. Il travagliatore ha messo in chiaro l’identikit disegnato nel libro del giudice Salvini sull’esecutore della strage di piazza Fontana. Lo identifica in Claudio Bizzarri, militante ordinovista di Verona.
Un’identificazione con qualche slabbratura. Citando la stessa fonte, l’ordinovista veronese Stimamiglio, che collabora con Salvini, il giudice sovrappone due diversi profili non proprio identici.
La testimonianza di Stimamiglio
pag 338: “ STIMAMIGLIO: Con riguardo alle vicende connesse con piazza Fontana, posso aggiungere che Giovanni Ventura, nell’ultima occasione in cui lo vidi in Argentina, quando, su richiesta del giudice Salvini, mi ero recato a trovarlo a Buenos Aires, accompagnato dal capitano Giraudo, mi disse (nel corso della nottata che trascorremmo insieme a discutere) che presso la Banca dell’agricoltura aveva operato un ragazzo molto giovane di Milano che faceva parte del gruppo della Fenice e che aveva stretti rapporti con Massimiliano Fachini. Ventura aggiunse, se ben ricordo, che il padre di questo ragazzo era un funzionario di banca. A dire di Ventura, Delfo Zorzi si era limitato a curare una parte del trasporto dell’ordigno.»
Il paracadutista a caccia di esplosivi
A pag 347-348 Salvini riparla del Paracadutista:“Ovviamente – lo abbiamo già accennato – anche Giampaolo Stimamiglio conosceva bene il Paracadutista. Del resto erano entrambi veronesi, ed entrambi militavano nella medesima cellula di Ordine nuovo. Nei verbali del collaboratore di giustizia il nome del camerata ricorre diverse volte, ed è quasi sempre collegato alla preparazione di atti violenti. Nel 2011 Stimamiglio racconta un fatto particolarmente significativo.
Pochi mesi prima di piazza Fontana, nella primavera del 1969, il Paracadutista aveva organizzato una serie di raid notturni in alcune cave del Veneto. L’obiettivo – spiega il suo ex amico – era quello di impadronirsi dei candelotti di dinamite che venivano conservati nei depositi delle aziende di estrazione mineraria , eccetera “. Tredici pagine prima Stimamiglio ha parlato di un ragazzo molto giovane di Milano, figlio di un funzionario di banca. Ora è diventato uno di Verona che conosceva bene perché militava nella stessa cellula di Ordine nuovo. Possono essere la stessa persona?
Così Verona torna alla ribalta
Ad ogni modo Barbacetto conclude che di Claudio Bizzarri si tratta, anche se all’epoca almeno un altro figlio di direttore di banca girava per Milano frequentando l’ambiente di San Babila e della Fenice. E qualche altro esperto dei Misteri d’Italia concorda. E quindi Verona, che già abbiamo visto tante volte essere uno snodo strategico, torna ancora alla ribalta.
Riteniamo quindi utile tirare fuori dal cascione e pubblicare l’interrogatorio che Claudio Bizzarri rese dieci anni ai giudici della Corte di Assise di Brescia nel processo per la strage di piazza della Loggia. Perché, pur con tutte le reticenze e le piccole bugia autodifensive, legittime in un “imputato di procedimenti connessi”, offre uno spaccato vividissimo della realtà veronese e del sistema di relazioni nell’ambiente neofascista veneto agli inizi degli anni ’70 che è stato al centro di tutte le inchieste sulle stragi del quinquennio nero 1969-1974.
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