9 marzo 1985: la polizia uccide un autonomo latitante, Pietro Greco

Pietro Greco, un insegnante di origine calabrese di 38 anni, ricercato perché presunto terrorista dell’area di Autonomia operaia, è stato ucciso ieri poco prima di mezzogiorno a colpi di arma da fuoco dagli agenti di polizia, che lo avevano sorpreso nello stabile al numero 39 di via Giulia, nel centro cittadino. Ferito gravemente da diversi colpi, sparati nell’atrio e all’esterno dell’edificio, il Greco è stato trasportato all’ospedale dove è morto poco dopo essere giunto nel reparto rianimazione. Addosso all’ucciso non sarebbero state rinvenute armi. Secondo alcune testimonianze, prima di cadere a terra avrebbe gridato in dialetto: «Mi vogliono ammazzare».

Una soffiata alla Digos

Agenti della Digos avevano avuto una segnalazione che in via Giulia 39 aveva trovato rifugio un ricercato dalle Procure di Padova e Venezia per partecipazione a banda armata, associazione sovversiva e detenzione di armi. La dinamica dei fatti presenta molti punti ancora da chiarire. secondo indiscrezioni, quando gli agenti si sarebbero presentati nell’appartamento al terzo piano dove il Greco si trovava da solo, il calabrese avrebbe tentato la fuga. Giunto nell’atrio dello stabile avrebbe effettuato una mossa ritenuta sospetta che avrebbe indotto gli agenti a sparare ferendolo a morte. Come si è detto, il Greco non sarebbe risultato in possesso di armi.

Sul posto con il questore Allegra si sono portati i dirigenti della Digos, della Mobile ed il magistrato dottor Coassin che coordina l’inchiesta. Pietro Maria Greco, noto con il nome di battaglia di «Pedro», era una figura di secondo piano delle fasce fiancheggiatricl dell’Autonomia operaia padovana. Era nato a Melito Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria il 4 marzo 1947 e proprio lunedì scorso aveva compiuto 38 anni. Risulta residente a Padova in via Dell’Arco 4.

Il blitz dell’11 marzo

L’11 marzo del 1980 il giudice Calogero aveva emesso nei suoi confronti un ordine di cattura per associazione sovversiva, banda armata e detenzione di armi. Il Greco — che era già stato coinvolto nel «7 aprile» — si diede alla latitanza. Poi, stralciata l’imputazione di banda armata al processo per direttissima, venne prosciolto dall’accusa di associazione sovversiva e di detenzione di armi. Un nuovo ordine di cattura — sempre per le stesse imputazioni — fu emesso contro di lui nel 1982. In occasione del cosiddetto «blitz di quaresima» per il quale attualmente è in corso a Padova un maxi-processo, nel quale lo stesso Greco figura imputato.

Nei mesi scorsi il presunto terrorista aveva promosso una causa presso il Tar veneto contro il Provveditorato agli Studi di Padova allo scopo di ottenere il suo reintegro al posto di insegnante. Come abbiamo detto il grave fatto — avvenuto a mezzogiorno in pieno centro cittadino — presenta numerosi punti da chiarire. Innanzitutto si dovrà far piena luce sulla dinamica dei fatti affinché risultino chiari, senza ombra alcuna, il comportamento del presunto terrorista e quello delle forze dell’ordine. Chi, e in quanti, hanno fatto fuoco contro di lui per colpirlo a morte dal momento che a quanto sembra l’uomo era disarmato.

Fonte: L’Unità, 10 marzo 1985

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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