6 luglio 2002: muore a Milano Pietro Valpreda

Pietro Valpreda è l’anarchico italiano militante del circolo “22 marzo”, ingiustamente accusato della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Cresciuto in un quartiere popolare, da giovane svolge attività illegali che gli procurano due condanne: nel 1956, quattro anni per rapina a mano armata, nel 1958, per contrabbando.  Frequenta i circoli anarchici lombardi, ma la sua professione di ballerino lo porta in giro per l’Italia  mettendolo in contatto con diverse realtà. A partire dal 1963, frequenta il circolo la Gioventù Libertaria, di cui Giuseppe Pinelli è uno dei fondatori, poi il “Sacco e Vanzetti” di via Murillo, da cui gli anarchici saranno sfrattati due anni dopo a causa di alcuni dissapori con i “provo” italiani.

Dal Ponte della Ghisolfa al Bakunin

Nasce così il circolo  Ponte della Ghisolfa, in cui Valpreda si inserisce, anche se si rapporta con le aree marginali del movimento organizzato. A Roma, nel 1969, frequenta il circolo Bakunin, dove è in atto un conflitto tra una parte più “moderata” e una più “arrabbiata” con cui Valpreda si schiera. Il suo gruppo, secondo la testimonianza di Paolo Finzi (peraltro contestata dagli amici e compagni di Valpreda), si caratterizza per numerose azioni ritenute sconsiderate e provocatorie, e per questo sarà  inviso a buona parte degli anarchici italiani:

  • nel 1969, durante un corteo a Milano, si distinguono per il coro urlato a squarciagola: «Bombe, sangue e anarchia!»;
  • negli stessi mesi, questa volta a Roma, scrivono un volantino molto cruento, mettendo quale indirizzo della propria sede quello della redazione romana di «Umanità  Nova»;
  • nel marzo 1969 Valpreda ed altri due giovani compagni pubblicano Terra e libertà  in cui elogiano  Ravachol e l’azione diretta violenta.

Un estremismo intellettuale

Enrico Di Cola, ex militante del circolo anarchico 22 Marzo e amico di Pietro, sostiene la totale inattendibilità  di questi fatti imputati a Valpreda e compagni da Paolo Finzi.
In ogni caso l’estremismo di Valpreda, in realtà , ha valore di pura provocazione intellettuale: non si esplicita, attraverso fatti precisi, ma si limita a rimanere sul terreno delle parole. Secondo il ballerino milanese può servire a scuotere le coscienze e a diffondere la necessità  a prendere parte a una protesta che si va gonfiando a dismisura.

Al di là  delle polemiche, nel novembre 1969, Valpreda si distacca dal circolo Bakunin per fondare, insieme all’ ex avanguardista Mario Merlino e ad alti compagni più giovani, un gruppo dalle idee radicali: il circolo anarchico 22 Marzo. Valpreda a questo punto non è più gradito tanto al circolo milanese Ponte della Ghisolfa quanto ai compagni della FAI di Roma, anche perché la strutturazione del 22 marzo si prestava facilmente alle infiltrazioni di ogni tipo. Infatti, più tardi si scoprirà  che nel circolo si era infiltrato  anche il poliziotto Salvatore Ippolito.

12 dicembre 1969

Il 12 dicembre 1969, esplode a Milano, in Piazza Fontana, una bomba che provoca 16 morti e 88 feriti, mentre altre tre vengono programmate a Roma. Quel giorno Pietro Valpreda è a casa della zia Rachele Torri, ma ciò non impedisce a “qualcuno” di accusarlo di essere l’autore materiale della strage. Insieme a Valpreda accuseranno altri anarchici, tra questi Giuseppe Pinelli che morì volando da una finestra della Questura). Il 15 dicembre, mentre si sta recando in tribunale con il suo avvocato per risolvere alcune vecchie pendenze, lo arrestano con l’accusa di essere l’esecutore materiale della strage.

Il 17 dicembre presso il circolo Ponte della Ghisolfa inizia una grande campagna di controinformazione a favore di Valpreda e degli anarchici, sottoposti ad una durissima campagna mediatica diffamatoria, nonostante sia sempre più evidente che si tratti di una vera e propria montatura orchestrata dall'”alto”: «Valpreda è innocente. Pinelli è stato assassinato. La strage di Stato», sarà  il leit motiv della campagna pro-Valpreda.

La controinchiesta

Una campagna nazionale che mette capo alla controinchiesta della Strage di Stato e che vede centinaia di migliaia di persone mobilitarsi partecipando  a manifestazioni spesso represse brutalmente dalle forze dell’ordine. Il 12 dicembre 1970 un compagno milanese Saverio Saltarelli è ucciso da un lacrimogeno che lo colpisce al petto. Centinaia i militanti arrestati e condannati a migliaia di anni di carcere per gli scontri nel corso della campagna.

Nel 1972 fallisce il tentativo di tirarlo fuori dal carcere attraverso l’escamotage della candidatura nelle liste elettorali de Il Manifesto. Nello stesso anno, grazie alla promulgazione di una legge ad hoc (la cosiddetta “legge Valpreda”), che cancella l’obbligatorietà  della detenzione per gli imputati di strage, l’anarchico milanese può finalmente lasciare la prigione.

I processi

I processi si susseguono per molti anni, con alterne vicende e sentenze, sino a quando il 1° agosto  1985 la Corte d’Assise d’appello di Bari lo assolve per insufficienza di prove. Questa sentenza sarà  successivamente confermata dalla Corte di Cassazione.

Nel frattempo Pietro Valpreda partecipa a convegni e manifestazioni, apre un locale (“La Barricata”) nel popolare quartiere di Milano, vende libri per Einaudi, scrive tre noir insieme all’amico Piero Colaprico: Quattro gocce di acqua piovana, La nevicata dell’85 e La primavera dei maimorti. Divenuto padre di Tupac Libero Emiliano, inesorabilmente la malattia che lo affligge alle gambe (il morbo di Buerger) peggiora sempre più e aggrava considerevolmente le sue condizioni di salute. Pietro Valpreda muore il 6 luglio 2002 a Milano. I funerali, organizzati dal circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, si sono svolti l’8 luglio e la salma, successivamente cremata, è stata accompagnata da un corteo di 3000 persone.

FONTE. Anarchopedia

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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