8 ottobre 1982: colpo di coda br nel Canavese. Potere rosso uccide vicebrigadiere Atzei
Nell’estate del 1982, alcuni militanti provenienti dalle fabbriche e dal movimento dei disoccupati avevano vita ad un coordinamento inteso a ricostruire una presenza armata a Torino. Si tratta di ex militanti delle BR-Partito della Guerriglia o comunque non coinvolti negli arresti seguiti alla collaborazione di Patrizio Peci nel 1980. Ritenendo confuso il dibattito in atto nell’area delle Brigate Rosse, essi si proponevano di rilanciare una loro iniziativa armata dopo il lungo silenzio seguito allo sfaldamento della Colonna torinese.
L’8 ottobre del 1982, a Rocca Canavese (TO), alcuni di questi militanti, mentre si recano a una riunione operativa, nel vicino comune di Corio, trovano sulla loro strada un posto di blocco. Segue uno scontro a fuoco in cui resta ucciso il vice brigadiere dei carabinieri Benito Atzei e ferito il carabiniere Giovanni Bertello. Lo scontro a fuoco non era stato programmato.
Sulla strada passa una ‘Dyane 6’ verde, seguita dalla ‘Renault 5’ blu che Atzei vuole controllare. Infatti, al segnale, l’auto rallenta e si ferma pochi metri dopo. A bordo viaggiano tre terroristi. Da molti giorni organizzano riunioni in biblioteche pubbliche a Torino e in case di parenti. Vorrebbero riformare una colonna Br e, con gli occupanti della ‘Dyane’, hanno preparato una riunione in una casa di Corio, dove vive il suocero di uno di loro.
Per l’occasione arriva in treno a Ciriè Giuseppe Scirocco, un latitante romano in clandestinità, protetto da ‘Potere Rosso’ , gruppo poco noto della galassia di estrema sinistra. Quando il vicebrigadiere si avvicina alla vettura, il terrorista romano con freddezza ordina ai compagni di tirare fuori le armi. Appena il sottufficiale è a tiro due colpi lo raggiungono al petto e alla spalla. L’ausiliario riesce a colpire l’R5 con una raffica, ma l’occupante del sedile posteriore spara attraverso il lunotto verso Giovanni Bertello ferendolo alla mano e all’anca. Il carabiniere cade, le dita rattrappite e la gamba ferita che non lo sostiene più.
La mitraglietta ‘M12’ d’ordinanza nell’urto con l’asfalto s’inceppa, ma il milite, a pancia in giù, coraggiosamente, cerca ugualmente di afferrare la pistola. S’immobilizza quando qualcuno gli strappa l’arma e, per due-tre volte, tenta di sbloccarla per sparargli. Poi una voce dice: “Lascialo perdere, andiamo via”. I tre abbandonano la Renault, salgono sulla Simca 1100 di Michele Branchet, parcheggiata lì vicino e fuggono verso Ciriè
FONTE: Consiglio regionale del Piemonte, Torino e il Piemonte alla prova del terrorismo
Il programma di Potere rosso
Il nascente raggruppamento, tuttavia, per dissolvere l’ambiguità creata da alcune telefonate false che lo attribuivano a gruppi fascisti, ne assume la responsabilità, rivendicandolo con la sigla: Comunisti per la costruzione del sistema di Potere Rosso. Gli orientamenti politici ed organizzativi di Potere Rosso vengono esposti in un documento interno che uno dei militanti estensori ha sintetizzato così:
- “garantire la presenza, sui licenziamenti e sul movimento dei disoccupati, di una resistenza armata a partire dalle realtà di fabbrica, dei cassaintegrati e dei disoccupati”;
- “confrontarsi, compiendo rappresaglie, con il problema della tortura, pratica sempre più diffusa nelle questure e nelle caserme”;
- “organizzare, sulla base di un’unica linea politica, la resistenza armata, con nuclei tendenzialmente autonomi sotto la direzione di un coordinamento”.
Di fatto, dopo lo scontro a fuoco e gli arresti, questa formazione non avrà altra presenza che qualche sporadico volantinaggio
Ergastolo a Scirocco
Domenica 10 ottobre i terroristi hanno già un nome perché la ‘Renault R5’ non è un’auto rubata e appartiene a uno di loro. I primi arrestati raccontano tutto. Solo Scirocco non collaborerà. Verranno condannati dalla Corte d’Assise di Torino nel 1985: Scirocco avrà l’ergastolo, gli altri due passeggeri, De Mattia e Potenza, dissociati, sono condannati a 21 anni di carcere
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