18.10.77: una notte di fuoco di Prima Linea

Torino: dirigenti industriali

Quattro terroristi (tra loro una ragazza) incendiano la sede dirigenti industriali in via S. Francesco da Paola, armati di pistola e molotov. L’azione firmata sui muri con vernice spray: “Prima linea”. Gli undici impiegati rinchiusi nel gabinetto: “Tra 10 minuti potrete dare l’allarme”. Asportato l’archivio con 3 mila nomi

I terroristi di Prima Linea si sono rifatti vivi ieri sera assaltando la sede dei dirigenti industriali e di commercio in via San Francesco da Paola 20. Immobilizzate undici persone, hanno razziato gli schedari con i nominativi e gli indirizzi dei soci. Prima di fuggire hanno imbrattato i muri di slogan e hanno incendiato con un paio di molotov la sala del consiglio. Le fiamme hanno annerito la volta e bruciato sedie e tavolo. Sono state spente dal pompieri, prima che si estendessero agli altri locali.

Ore 19,10: quattro giovani, tra i quali una ragazza bionda, varcano la soglia del grande appartamento che ospita l’associazione. Percorrono il corridoio ed entrano nell’ufficio della segreteria. Due degli sconosciuti hanno sacche di plastica da cui sporgono colli di bottiglie, le posano su una scrivania. Con calma, senza dire una parola trafficano nelle borse. Estraggono pistole, le puntano contro le impiegate Maria Mazzi, Lorenza Grosso Vitangela Castellano: « State buone — ordina la blonda del commando — fate come vogliamo noi e non vi accadrà nulla ».

Le due impiegate sono costrette a lasciare l’ufficio, con le pistole puntate alla schiena devono entrare in tutte le altre camere. In pochi minuti undici dipendenti dell’associazione sono in mano ai terroristi. In un silenzio di tomba vengono spinti verso il fondo del corridoio. Uno dei delinquenti spalanca la porta del gabinetto, intima: « Tutti qui dentro, dateci dieci minuti di tempo, poi potrete fare tutto quello che vorrete, non ci interessa se avvertirete la polizia». Gli ostaggi si accalcano nella toeletta, qualcuno dà un’occhiata al corridoio, incuriosito da un sibilo.

«Uno degli sconosciuti — racconta il segretario dell’associazione, Eraldo Odasso — stava scrivendo sulle pareti con una bomboletta spray rossa». La vernice non risparmia nessun muro libero da quadri o mobili. Scrive dappertutto «Prima Linea» a caratteri cubitali. Davanti alla sala consiliare lo slogan: «I covi dei padroni si chiudono col fuoco». I terroristi restano nell’alloggio ancora alcuni minuti: mettono a soqquadro gli uffici, scartabellano negli archivi, trovano quello che cercano, gli schedari del dirigenti industriali della provincia: oltre 3 mila nomi, indirizzi, numeri di telefono.

Se ne vanno indisturbati, prima di chiudersi la porta alle spalle gettano le molotov nell’aula del consiglio. Vetri in frantumi, crepitare di fiamme, volute di fumo che escono dalla finestra. Passanti e il custode dello stabile danno l’allarme, accorrono polizia, carabinieri e vigili del fuoco.

Il fracasso intanto semina il terrore tra gli undici rinchiusi nel gabinetto. Riescono comunque a sfondare l’uscio ed a scappare giù per le scale. «I banditi — hanno detto agli inquirenti — erano tutti a volto scoperto, uno vestiva una tuta da operaio; la donna è piccola, avrà sui 20-25 anni. Ha chiamato più volte un compagno Michele ».

Milano: polizia ferroviaria

Gruppo di terroristi assalta un ufficio di polizia a Milano -Apparterrebbero all’organizzazione “Prima linea” – Immobilizzati due agenti, hanno preso armi e tessere di riconoscimento

Milano, 18 ottobre. (m. f.) Assalto del gruppo terroristico «Prima Linea» all’ufficio della polizia ferroviaria dello scalo secondario di Rogoredo: due agenti sono stati immobilizzati, legati e rapinati oltre che delle armi anche di un’uniforme. L’azione, pochi minuti dopo, è stata rivendicata dall’organizzazione terroristica con una telefonata alla redazione milanese di una agenzia di stampa.

Il commando è entrato in azione pochi minuti prima di mezzanotte e mezzo. Nel piccolo posto di polizia dello scalo ferroviario di Rogoredo, a Sud della città, sulla linea Milano-Bologna, si trovavano l’appuntato Mario Caputo e la guardia Antonio Curtis. In cinque, tutti armati di pistola e con il viso scoperto, hanno fatto irruzione nella piccola stanza e hanno bloccato gli agenti.

I terroristi hanno disarmato i poliziotti e li hanno incatenati al termosifone; poi hanno fatto razzia nel locale. Si sono impadroniti delle due pistole di ordinanza, di un mitra e di altre due «automatiche» custodite in armeria. Quindi hanno preso dai cassetti numerosi tesserini di riconoscimento rilasciati dal ministero degli Interni, due paia di manette e una divisa appesa in un armadietto.

Prima di andarsene hanno messo fuori uso la radio ricetrasmittente, strappato i cavi telefonici e, servendosi di bombolette di vernice rossa spray, hanno scritto su di un muro: «G. O. F. Romano Tognini — Prima Linea», con un disegno di una falce e martello. A dare l’allarme è stato l’appuntato Caputo il quale si è trascinato fino ad una finestra che dà sulla strada.

Gli inquirenti hanno tentato di avere informazioni dai due agenti aggrediti. I due poliziotti hanno raccontato che quando hanno cercato di tergiversare prima di consegnare le chiavi dell’armeria un componente del commando ha detto loro: «Abbiamo bisogno di fucili per vendicare compagni caduti, siamo decisi a tutto, non fate gli eroi».

Il nome di Romano Tognini, che è stato tracciato sul muro della stazione di polizia, è quello di un giovane militante di estrema sinistra ucciso nel luglio scorso durante una rapina a Tradate (Varese) da un armaiolo, Luigi Speroni. Tognini detto «Valerio», dai suoi compagni, aveva una vera e propria «doppia vita». Parallelamente all’attività terroristica conduceva una tranquilla esistenza con un impiego in banca.

Dalmine: caserma carabinieri

Un commando di quattro guerriglieri di Prima Linea assalta una caserma dei carabinieri a Dalmine – Lanciano una molotov, bloccano il cancello, sparano con mitra e fucile, collocano un ordigno esplosivo –

L’assalto alla caserma dei Carabinieri di Dalmine è eseguito materialmente da cinque guerriglieri di Prima Linea, la sera del 18 ottobre 1977, ma vede il coinvolgimento di una decina di altri militanti dell’organizzazione combattente tra rapine dell’auto, sopralluoghi e verifiche, organizzazione del piano e formazione del gruppo di fuoco. Solo casualmente nessuno dei sei presenti (un carabiniere al piano terra, il maresciallo al piano superiore con moglie, due figlie e suocera) nell’edificio resta ferito. L’assalto è assai violento. Il commando è rafforzato da due “fuorisede”, Crippa e il comandante Marco Donat Cattin, che guida le operazioni. Dei due bergamaschi, uno colloca l’ordigno e spara con la pistola, l’altro lancia una molotov sul portone e incatena il cancello per impedire l’inseguimento. O “rinforzi” sparano per qualche minuto raffiche di mitra e colpi di cannemozze.

Firenze: dirigenti industriali

Un nucleo armato Prima Linea ha perquisito e sequestrato gli schedari dei soci trovati nel covo del Sindacato Toscano dirigenti di aziende industriali. Sul muro, fra le altre, una scritta: “chiudiamo i centri del comando nemico”.

Tre righe, queste ultime, recuperate “pe’ scagno” in un’altra ricerca del calendiario, dalle pagine di Anarchismo. Giusto per completezza di informazione, nei giorni in cui anche la Repubblica racconta la fine di “A” come sconseguenza della morte del suo fondatore, Paolo Finzi. Per ricordare un’altra testata gloriosa.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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