19-20 giugno 1977: sabotaggi e gambizzazione. Prima Linea attacca Sit Siemens e Marelli

Un dirigente della Sit-Siemens, una delle due fabbriche prese di mira ieri dai terroristi di « Prima linea », è stato gravemente ferito stamane alle gambe a colpi di pistola da due giovani che sono riusciti a fuggire. L’attentato è stato rivendicato da un sedicente gruppo che in una telefonata all’Ansa, si è qualificato come « Squadre operaie combattenti ». Gli inquirenti ritengono che l’episodio sia direttamente collegato a quanto è avvenuto ieri e che gli ultra abbiano agito in concomitanza con la ripresa del processo contro Renato Curcio e gli altri 4 brigatisti rossi.

«Prima linea » e altri gruppi simili usciti allo scoperto soltanto da pochi mesi, secondo polizia e carabinieri sarebbero formati da una nuova leva di terroristi di diversa provenienza politica che si propongono di proseguire nelle imprese delle Brigate rosse con più decisione e maggior ferocia. (…) Il dirigente della Sit Siemenes ferito stamane è Giuseppe D’Ambrosio, 56 anni, abitante al Lorenteggio, da qualche anno capo reparto delle centrali telefoniche pubbliche di piazza Zavattari dove lavorano 200 persone.

La dinamica dell’agguato

«Erano le 7,25 — ha raccontato più tardi la moglie Liliana, 51 anni — quando mio marito è sceso per andare al lavoro. Come ogni mattina ha attraversato la strada per prendere l’autobus. Si è voltato per salutarmi: gli ho risposto con la mano. Proprio in quel momento due uomini gli sono andati vicino. Giuseppe deve aver sospettato qualcosa perché si è messo a correre. E’ entrato in un portone con i due che lo inseguivano. Poi ho sentito gli spari. Sono scesa con mio figlio e ho visto mio marito a terra con tanto sangue che gli usciva dalle gambe. I due erano scappati. Il portiere aveva già chiamato l’ambulanza. Ma c’è voluta mezz’ora prima che arrivasse la lettiga e lo portasse all’ospedale».

Il figlio Gianmario, 32 anni assicuratore, ha detto: «Siamo ormai in guerra, una incredibile guerra civile. Mio padre non ha mai fatto del male a nessuno, ma viene colpito per ciò che rappresenta, per la sua funzione. E’ stato sempre casa e lavoro. Proprio ieri mentre ci trovavamo nella nostra casetta di campagna, nel Varesotto, mio padre, avuta la notizia dell’attentato alla Sit Siemens, ha commentato amaramente: “Avevamo i magazzini pieni, ce li hanno svuotati”».

Il rogo alla Sit Siemens

Proseguono le indagini gli attentati compiuti ieri alla Magneti Marelli, di via Stephenson a Quarto Oggiaro, e alla Sit Siemens, a Settimo Milanese, dove due commando di terroristi travestiti da carabinieri hanno provocato danno per 50 miliardi. Al danno materiale si deve aggiungere la paralisi della produzione: oltre 5000 lavoratori da oggi sono stati messi in Cassa d’integrazione, non si sa per quanto tempo. L’incendio oggi non era ancora stato domato: secondo i vigili del fuoco ci vorranno altre 24 ore per circoscrivere le fiamme e abbattere le parti pericolanti

Gli inquirenti hanno potuto stabilire che l’attentato alla Marelli è avvenuto alle 14,50: due terroristi travestiti da carabinieri sono giunti sul posto a bordo di un’auto di media cilindrata. Il custode dello stabilimento, Giulio Zampiero, 27 anni, pensando che si trattasse di uno degli abituali controlli, ha aperto il cancello. Quando però si è accorto che le mostrine erano irregolari ha avuto un attimo di esitazione, ma è stato subito indotto a desistere da ogni tentativo di reazione: uno dei falsi carabinieri gli ha puntato un mitra alla schiena dicendo: «Non fare lo stupido se non vuoi fare una brutta fine».

In quel momento è arrivata una «125» verde, dalla quale sono scese 5 persone tra cui una giovane donna, che sono entrate di corsa nel deposito trasportando grosse taniche di benzina: poco dopo, le fiamme hanno cominciato l’opera di distruzione. Mentre il fuoco divampava, i terroristi hanno incatenato Giulio Zampiero ad un palo, ad un centinaio di metri dal deposito, per impedirgli di dare l’allarme, che è venuto poco dopo da alcuni abitanti della zona.

L’attentato alla Sit Siemens

Non erano ancora passati 10 minuti quando è avvenuto l’attentato alla Sit Siemens. La tecnica è stata la stessa, solo che in questa occasione nel commando c’era un solo «carabiniere» e non c’era più la giovane donna. Anche il custode di questa seconda fabbrica, Francesco Ferretti, 47 anni, è stato incatenato, caricato su un’auto e scaricato su un prato di Quinto Romano. Stavolta per agevolare la fuga, le taniche, dopo essere state collocate in punti vitali delle tre strutture (ciascuna di 6500 metri quadrati) sono state collegate a timer: Ne sono esplose due, una terza è stata disinnescata dal tenente della p.s. Angelo Carlutti. In serata un volantino di «Prima linea» ha rivendicato le due imprese.

FONTE: La Stampa 20 e 21 giugno 1977

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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