Far morire Provenzano al 41 bis fu disumano. Lo dice l’Europa.

L’Italia ha violato il diritto di Bernardo Provenzano a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. La Corte europea dei diritti umani ha condannato il Paese perché il ministero della Giustizia ha applicato il carcere duro al boss da quando è andato in coma alla morte. Gli accertamenti medici avevano documentato il decadimento cognitivo e il progressivo peggioramento del quadro neurologico e fisico del padrino corleonese. Lo stato di Provenzano era incompatibile con il regime carcerario e richiedeva una assistenza adeguata e continuativa garantita solo in una struttura sanitaria di lungodegenza. |
Carcere si’, insomma, ma non doveva essere duro, secondo la Corte europea che ha condannato l’Italia per il trattamento inflitto a un Bernardo Provenzano ormai senza consapevolezza. Dal 23 marzo al 16 luglio 2016. La sentenza ha ritenuto inammissibile l’applicazione del cosiddetto 41 bis all’anziano boss corleonese, deceduto all’eta’ di 83 anni nell’ospedale San Paolo di Milano. Nonostante la malattia che gli aveva fatto del tutto perdere conoscenza, il boss rimase detenuto in isolamento e senza contatto fisico con i prossimi congiunti.
La Cedu: trattamenti inumani e degradanti
“Trattamenti inumani e degradanti”, li ha definiti la Cedu con riferimento al boss ammalato, mentre la detenzione in se’ non è stata considerata in alcun modo lesiva dei diritti del capomafia stragista. Furono numerose le polemiche sollevate dal difensore di Provenzano, l’avvocato Rosalba Di Gregorio, che, basandosi sui referti medici e sulle perizie degli esperti nominati dai magistrati, aveva sollecitato quanto meno la revoca del 41 bis, ma senza successo. Tutti i tribunali di sorveglianza e le corti chiamate a decidere non modificarono mai la situazione. Il paziente aveva, secondo i periti, un grave stato di decadimento cognitivo, non si esprimeva in maniera comprensibile e il quadro neurologico risultava in progressivo peggioramento. Provenzano risultava, per i medici, “incompatibile con il regime carcerario” e i difensori chiesero il suo ricovero in una struttura sanitaria attrezzata per la lungodegenza. Ma i giudici negarono la sospensione pena invocata dai legali, la Di Gregorio e il marito Franco Marasa’, e nemmeno revocarono il 41 bis. |
Il coro delle Vestali della punizione eterna
Abbastanza scontato il coro delle dichiarazioni.
Secondo l’onnisciente Di Maio la Corte non sa di cosa parla.
Per il bullo Salvini il baraccone europeo è inutile. Decidono gli italiani
Ok alla sentenza dall mite ministro Buonafede ma il 41 bis non si tocca.
Per la pugnace Meloni il Cedu si deve rinominare Corte diritti assassini.
Ovviamente, per una pletora di forcaioli che non vale neanche la fatica di nominare IL 41 BIS NON SI TOCCA.
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