23 aprile 1987: arrestato in Spagna Riccardo D’Este
La polizia arresta sei terroristi appartenenti all’Unione Comunisti Combattenti a Roma, Torino ed Imperia. I sei sarebbero tutti implicati nel delitto Giorgieri, il generale dell’Areonautica ucciso a marzo da un commando dei fuoriusciti dalle Brigate rosse. Le tre coppie arrestate erano sotto controllo da alcuni mesi.
Dieci giorni prima è scattata l’ operazione Barcellona con l’ arresto a Torino di Nicola Sergio Serrao e di Giuliana Zuccaro cui hanno fatto seguito i fermi di Mario Pisano e di Helen Codd a Imperia e di Marco Malaspina e Francesca Dimitrio a Roma. Appartengono tutti, con ruoli diversi, all’ Unione dei comunisti combattenti
I comontisti
L’operazione è lo sviluppo di un’indagine partita dalla Spagna e che riguarda anche militanti anarchici e libertari come Riccardo D ‘Este, fuggito dopo un permesso premio avuto a Rebibbia due anni prima e Laura Trevisan, catturati nella capitale catalana. D’Este, fondatore dei comontisti, era detenuto come militante di Azione rivoluzionaria, il gruppo anarcolibertario che pratica la lotta armata.
Riccardo D’Este, scomparso nel 1996, dall’esperienza di Classe operaia degli anni ’60 al Comontismo (un neologismo per indicare la marxiana “Gemeinwesen” comunità dell’essere) negli anni ’70, ai lunghi anni di carcere, al gruppo 415 al quale ha partecipato negli ultimi anni, ha incarnato con continuità una certa concezione dell’ unità tra pratica ribelle e teoria critica. Nella stagione delle rivolte proletarie nelle carceri, Riccardo D’Este, detenuto per droga, elabora l’idea della “lotta criminale contro il capitale” che precorre l’elaborazione e l’esperienza dei Nuclei armati proletari.
Classe umana e rivoluzione
Mentre iniziavano quelli che furono definiti gli “anni di piombo” e mentre i “gruppi extraparlamentari” tendevano a scomparire divenendo sempre più un’ appendice della sinistra parlamentare, combattendone tutte le battaglie, i rivoluzionari che si riferivano all’area radicale, continuarono un percorso loro proprio. Dissolta l’ “Organizzazione Consiliare”, nacque, alla fine del 1971, “Comontismo” che agì tra il ’72 e il ’73 a Firenze, Milano e Torino. Pubblicò oltre a innumerevoli volantini, tre numeri della rivista “Comontismo, per l’ultima internazionale” e due pamphlet (“Verso l’abolizione di ogni codice presente e futuro” e “Contratti o sabotaggio”).
Né gruppo né organizzazione ma comunità
Il gruppo si proponeva di costruire una “comunità di intenti e di azione” che fosse “espressione coerente della rivoluzione in atto, che rompe ogni continuità” e che non ha “altra finalità che quella del piacere coscientemente vissuto e organizzato”. Tale comunità avrebbe dovuto essere l’espressione della nascente “classe umana”, erede storica del proletariato rivoluzionario, negatrice del “capitale” e del dominio delle cose sugli uomini.
I concetti centrali della teoria comontista, per quei tempi innovativi e del tutto estranei alle teorie operaiste dei “gruppi extraparlamentari”, furono la critica dell’ “ideologia merce” e della “merce ideologica”, e l’identificazione della “classe umana” come nuovo soggetto rivoluzionario.
L’integrazione della classe operaia
La classe operaia, secondo i comontisti, è stata integrata nel processo di valorizzazione del capitalismo che ha saputo rinnovarsi spostando la sua primaria contraddizione dal rapporto lavoro-capitale, all’interno della soggettività di ognuno diviso tra coscienza critica e “ideologia”, falsa coscienza del mondo. Nello stesso tempo, nell’analisi dei comontisti, la condizione proletaria tende a generalizzarsi, le nuove classi medie (il «terziario») tendono a vivere una condizione di sfruttamento e di alienazione analoga a quella del proletariato. Il proletariato può così inglobare sul proprio terreno di scontro la grande maggioranza dell’umanità, unificata appunto come «classe universale».
La forza distruttiva di droga e crimine
Nella pratica, caratteristica di questo gruppo fu, oltre l’uso pressoché istituzionalizzato delle droghe pesanti, il perseguimento del modello della criminalità, “interpretata” quale forza distruttiva e non “addomesticabile” della vita quotidiana, (vita lavorativa e tempo di consumo insieme) e in quanto tale “rivoluzionaria”. Uno dei tratti caratteristici del gruppo fu, come già detto, una lotta ostinata contro i “gruppi extraparlamentari” che a loro volta ricorsero sistematicamente alla calunnia e alla delazione contro i comontisti. L’elemento più caratteristico di Comontismo fu senz’altro “l’immediatismo”, inteso come convinzione che realizzando ognuno soggettivamente il comunismo, cioè ponendo ciascuno sé medesimo come individuo immediatamente sociale, ciò avrebbe comportato “immediatamente” il comunismo oggettivo, cioè la “comunità umana dell’essere” e la fine della comunità reificata della società borghese
Fonte: nelvento.net
Io ho un ricordo che risale ai primissimi anni ’60 e al Liceo Cavour di Torino che iniziai a frequentare -la IV ginnasio- nel 1959. Allora tra i “”fascisti” della Giovane Italia e dintorni veniva annoverato Riccardo d’Este, insieme a Laudati e al piu’noto Aldo Rovito, che pou ha proseguito, e ora e’con Storace. Poi il Cavour divenne una roccaforte di Giovane Europa, guidata allora da chi scrive e da Mario Borghezio.