13 settembre 1971, ricordate Attica? Una rivolta schiacciata nel sangue

Vi ricordate la scena più famosa di “Quel pomeriggio di un giorno da cani”. Il rapinatore interpretato da Al Pacino, che ha preso in ostaggio otto dipendenti di una banca, esce in strada e inizia a urlare “Attica, Attica!” contro la polizia che ha circondato l’edificio. E la folla rilancia e applaude. Bene, oggi è il 50esimo anniversario del massacro di Attica, il carcere dello Stato di New York, teatro di una grande rivolta schiacciata con brutalità e sprezzo delle vite degli ostaggi. Ora negli Stati Uniti Attica è ricordata come una delle più importanti battaglie combattute per i diritti civili e umani di chi vive in carcere.

La battaglia legale

Le autorità attribuirono ai prigionieri, e non gli agenti, la responsabilità della morte degli ostaggi, con il supporto di una stampa canaglia. “Ho visto gole tagliate”, titolarono alcuni giornali in quei giorni. Le testimonianze diffuse a caldo furono clamorosamente smentite dalle autopsie. I familiari degli ostaggi rimasti uccisi furono tacitati vincolando il risarcimento alla rinuncia a un’azione legale contro lo stato di New York per le sue responsabilità nell’assalto armato. Soltanto nel 1997 ai prigionieri sopravvissuti fu riconosciuto a un risarcimento di 8 milioni di dollari da parte dello stato di New York per le violazioni di diritti umani e civili subite. Cinque anni dopo lo Stato fu costretto a pagare altri 12 milioni di dollari alle guardie e agli altri impiegati del carcere coinvolti nella sommossa.

La rivolta

La rivolta era cominciata la mattina del 9 settembre del 1971. I prigionieri, in gran parte afroamericani e portoricani, presero in ostaggio 38 persone, tra guardie e impiegati, chiedendo migliori condizioni di detenzione. La rivolta era stata innescata dalla morte dell’attivista politico George Jackson, membro delle Pantere Nere, ucciso pochi giorni prima dalle guardie carcerarie nella prigione californiana di San Quentin. La protesta ottenne da subito grande attenzione mediatica. Dopo quattro giorni di trattative, nonostante l’accordo raggiunto su alcune richieste, il governatore Rockfeller rifiutò l’amnistia per i reati commessi durante la sommossa e la situazione degenerò. I detenuti minacciarono di uccidere gli ostaggi e a quel punto Rockfeller ordinò di reprimere la rivolta con la forza.

Il massacro

La mattina del 13 settembre gli elicotteri che si erano alzati in volo sopra il carcere iniziarono a sganciare gas lacrimogeni sull’edificio. Subito dopo circa 500 agenti entrarono nel penitenziario e iniziarono a sparare. Trentanove persone morirono, tra cui dieci ostaggi. Molti dei sopravvissuti furono torturati. Alcuni furono costretti a rotolarsi nudi su vetri rotti, nonostante le ferite già riportate a causa dei colpi di arma da fuoco. Altri furono costretti a correre nudi tra due file di agenti che li picchiavano con i manganelli.

Per approfondire

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.