1° giugno 1972, rivolta a Poggioreale. Raffiche di mitra contro i detenuti

Nei primi anni ’70 le condizioni di vita nelle carceri italiane sono molto dure. A rafforzare lo sviluppo di un forte e diffuso movimento di rivolta è la presenza per lunghi periodi di operai, studenti e militanti arrestati per le lotte sociali e per gli scontri con fascisti e polizia, all’ordine del giorno all’epoca. La risposta delle forze dell’ordine è spesso brutale. Uno dei casi più clamorosi è la rivolta di Poggioreale del 1° giugno 1972. Se è abbastanza normale che Lotta continua le dedichi per due giorni l’apertura del giornale è significativo il rilievo che le dà l’Unità con l’apertura a 9 colonne nella prima pagina di cronaca nazionale

Dopo aver chiesto inutilmente di parlare col direttore di Poggioreale e col procuratore capo di Napoli, il 1° giugno 1972 i detenuti di Poggioreale riescono a uscire dalle celle, dopo aver scardinato i cancelli, si radunano nei cortili e salgono sui tetti. Gli agenti di custodia, a cui giungono in aiuto trecento poliziotti armati, sparano colpi di pistola contro i detenuti: A. N. è ferito alla gola da una pallottola ed è ricoverato in fin di vita all’ospedale. Altri due detenuti sono colpiti al viso e alle gambe. Il direttore dichiara: “Questo era un piano preordinato, la rivolta covava da tempo, vogliono l’amnistia”. E difatti già da tempo tra i detenuti c’erano state discussioni e scioperi della fame per l’amnistia.
La deportazione di massa
Il giorno dopo i detenuti si rifiutano ancora di arrendersi, malgrado l’intervento massiccio della polizia, che spara lacrimogeni e raffiche di mitra contro i dimostranti, e il tentativo di prenderli per fame e per sete impedendo l’accesso al magazzino dei viveri. Intorno al carcere ci sono centinaia di proletari che gridano “Amnistia e libertà” insieme ai detenuti. Il 3 giugno incomincia la deportazione in massa (più di cinquecento trasferimenti). I detenuti si oppongono in modo duro e organizzato fino all’ultimo. Tre familiari che protestano all’esterno del carcere sono arrestati. I colpi di mitra, moschetto o pistola sparati all’interno del carcere sono stati centinaia. I detenuti di Santa Maria Capua Vetere organizzano una protesta per solidarietà con la lotta di Poggioreale.
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