24 febbraio 1974, rivolta alle Murate. La polizia spara: 1 morto, 8 feriti

La notte fra sabato 23 e domenica 24 febbraio, dopo tre ore, durante le quali le forze dell’ordine hanno fatto larghissimo uso dei fucili mitragliatori, il bilancio delle vittime risultava tragico: un morto e otto feriti ricoverati all’ospedale di Careggi. Il ragazzo morto, Giancarlo Del ‘Padrone, aveva 20 anni, ed era stato arrestato l’8 febbraio accusato di aver rubato un’auto. Da una prima ricostruzione dei fatti sembra che la dimostrazione sia iniziata alla fine del programma televisivo, verso le 22, col rifiuto di rientrare nelle celle. In seguito i detenuti della prima e della terza sezione si sarebbero barricati. I secondini , non riuscendo ad abbatta re le barricate, hanno sparato diversi lacrimogeni.

E’ stato per questo che un gruppo di detenuti ha guadagnato i tetti. Le raffiche di mistra, sparate dagli agenti di custodia, sono durate più di un’ora e mezzo e sono terminate all’una, momento in cui si è sentito urlare il nome del caduto. Sui tetti delle Murate giacevano 9 detenuti colpiti alla testa, al ventre, alla spalla, alle cosce, alle gambe. Giancarlo Del Padrone era stato abbattuto da due raffiche, una al ventre, una al torace. Verso le 4 giungeva alle Murate l’avv. Leonelli del Soccorso Rosso, su richiesta dei detenuti, chiamato per telefono dal sostituto procuratore della repubblica Guttadauro. A questo punto veniva trasportato a braccia dai detenuti il loro compagno caduto. I mitra venivano sequestrati.

Alcuni detenuti, in presenza dell’avvocato, dei magistrati e di un giornalista, rilasciavano le prime dichiarazioni sull’accaduto ed iniziavano le trattative. I detenuti spiegavano che la dimostrazione era iniziata per sollecitare la riforma e per alcune questioni interne al carcere delle Murate . Dopo di che ponevano alcune richieste:

1) una tregua di tre giorni in cui nella prima sezione sarebbero rimasti solo i detenuti con la garanzia che gli agenti non sarebbero entrati;
2) niente punizioni, niente trasferimenti;
3) garanzia di un’inchiesta su reati commessi dall’autorità carceraria ;
4) conferenza stampa per il giorno dopo con la richiesta che partecipassero anche i seguenti giornali: Lotta Continua, Il Manifesto, Potere Operaio;
5) la possibilità di informare personalmente i detenuti delle altre sezioni dell’accaduto.

Dall’inizio degli spari un centinaio di compagni, di proletari del quartiere si erano radunati intorno alle Murate. Fino a mezzogiorno i compagni e i familiari dei detenuti sono stati, per così dire, tollerati dalle forze dell’ordine. Quando i detenuti hanno tirato fuori da una finestra un drappo bianco con su scritto “Assassini”, si sono avute le prime cariche. Alle 15,30 del pomeriggio del 24 all’interno del carcere si cominciavano a sentire colpi d’arma da fuoco. Intorno al carcere le cariche, i lacrimogeni , i caroselli durati per tutta la sera: l’intero quartiere di Santa Croce è stato coinvòlto fino a notte inoltrata. A mezzanotte ci sono ancora scontri nel quartiere e da un primo bilancio, il numero dei fermati sale a 11, mentre il carcere è occupato militarmente. Sulla sorte dei detenuti non si sa nulla.

La gente di Santa Croce era già a conoscenza dell’assassinio compiuto durante la ‘notte: la violenza dei carabinieri durante il giorno ha fatto traboccare il vaso. Per ore e ore i proletari, i giovani, gli studenti e le donne del quartiere non hanno ceduto un palmo di terreno, indietreggiando ed avanzando, formando capannelli. discutendo. Il comitato unitario per la lotta nelle carceri valutata la situazione ha indetto pertanto una manifestazione per lunedì 25 alle ore 18 in piazza Santa Croce. Dopo le cariche ai compagni che manifestavano intorno al carcere, la polizia ha ·fermato 15 persone, arrestandone una, non solo, più tardi, verso la sera di domenica altri 17 compagni sono stati fermati.

Questo non ha impedito che si manifestasse la più ampia solidarietà ai detenuti. Intanto negli altri carceri di Firenze, al femminile di Santa ‘Verdiana e al penale di Santa Teresa, i detenuti hanno iniziato una protesta. Nel primo alcune donne sono riuscite a salire sui tetti, mentre altre restavano nel cortile, avvocati e magistrati si sono subito recati nel carcere a parlamentare con loro. Nel penale, domenica nella sala del cinema, i detenuti, 130, hanno fatto un’assemblea decidendo immediatamente una colletta per il compagno ammazzato alle Murate e decidendo di attuare lunedì lo sciopero delle lavorazioni per protesta.

I detenuti hanno fatto sapere che, dopo il rifiuto di un maresciallo, lo ordine di sparare era stato urlato personalmente da un capitano. Su quello che è accaduto dopo, comunque, non ci sono dubbi: gli agenti che sparavano comodamente appoggiati ai merli del muro di cinta (come si può vedere dalle stesse foto della Nazione) non si trovavano di fronte a detenuti che tentavano di evadere (il carcere era circondato da due ore), né di fronte a gente armata. I tetti dove i detenuti sono stati colpiti si trovano al centro del perimetro, più o meno alla stessa altezza dei merli; per colpire i detenuti le guardie hanno dovuto sparare dall’alto in basso. Non esiste alibi: non si tratta di colpi vaganti o sparati in aria. Con un morto e 8 feriti i detenuti hanno mantenuto una calma incredibile, trattando con chiarezza e determinazione.

E’ certo (e la prima giornata di mobilitazione del quartiere lo ha dimostrato) che tutti i carcerati, e i compagni che si sono ammassati fuori” delle Murate per ore e ore, vogliono che i colpevoli siano individuati e condannati. Nessuno pensa che i secondini si siano impressionati in modo straordinario o abbiano frainteso: qualcuno ha dato l’ordine preciso di sparare ad altezza d’uomo. Inoltre pensiamo che nessuno poteva dare un ordine del genere senza averlo ricevuto a sua volta con garanzia di immunità. I detenuti ricordano i volti , le voci e gli ordini: i mandanti , i killers e i complici.

Il direttore Aversa, gli ufficiali presenti (dai quali non può non essere partito l’ordine) i magistrati presenti, i quali non hanno saputo o voluto intervenire, i secondini che hanno eseguito l’ordine criminale : tutti questi devono pagare. Inoltre l’ispettore ministeriale venuto da Roma e che alle 4 di notte si trovava alle Murate, deve spiegare se non la sua presenza e comportamento, almeno le ragioni di tanta velocità. Nel carcere di Modena tutti i detenuti dopo la trasmissione televisiva di domenica sera si sono seduti nei corridoi per protesta contro l’assassinio di Firenze, chiedendo la presenza del procuratore e di un giornalista per consegnargli la loro dichiarazione.

Sempre nel pomeriggio di domenica ·i detenuti del carcere di Spoleto si sono rifiutati di rientrare nelle celle. Anche ‘loro hanno consegnato un documento che denuncia il crimine ‘di Firenze, e chiede «la condanna dei responsabili a tutti i livelli». «La violenza dei detenuti non è mai stata gratuita – dichiara il documento – ma è nata sempre in risposta ad altra violenza”.

FONTE: LOTTA CONTINUA

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.