Rivolta contro i divieti sul coronavirus. Morti 7 detenuti a Modena, 3 a Rieti

Devastante il numero dei detenuti morti per overdose in due giorni nelle carceri in balia  dalle rivolte innescate dai provvedimenti anti coronavirus: siamo a 10 decessi, con altri sei reclusi in prognosi  riservata. Le ultime tre vittime nel moderno penitenziario  di Vazia, alle porte di Rieti. Una strage. I detenuti reatini sono ricoverati all’ospedale locale, il “de Lellis” (tre sono in terapia intensiva) e in quelli romani dopo il trasporto in elicottero. 
Durante la rivolta, com’era avvenuto il giorno prima a Modena, i detenuti si sono impadroniti dei farmaci dell’infermeria e ne hanno abusato dopo aver devastato i locali. Stamattina la scoperta dei decessi, dopo i 7 morti fra i detenuti del Sant’Anna in Emilia.
 

La rivolta di Modena

Sono sette i morti della maxi rivolta dei detenuti a Modena, partita domenica intorno alle 14, Resta ancora da chiarire quanti sono i morti di overdose e quanti invece le vittime di intossicazione da fumo o da combinazione dei due elementi. Manca ancora, infatti, un report ufficiale dell’autorità penitenziaria.

La rivolta è partita domenica quando circa una sessantina di detenuti hanno messo a ferro e fuoco il carcere per tentare un’evasione di massa che non è riuscita. Alla base della rivolta la protesta per questioni relative alla protezione per il coronavirus e la sospensione delle visite, che ha interessato diversi penitenziari d’Italia. Dopo ore di guerriglia, quando la maggior parte delle persone erano state fermate, alcuni hanno assaltato l’infermeria e fatto razzia di metadone e altri farmaci.

Una strage nell’infermeria

Gli agenti e i militari che per primi sono entrati nei locali parlano di una scena surreale e di un edificio devastato. Bottiglie di metadone per terra e persone in fin di vita, circa una ventina. Anche fonti dell’amministrazione penitenziaria confermano che i decessi sarebbero riconducibili all’uso di stupefacenti: uno morto per abuso di sostanze oppioidi, l’altro di benzodiazepine. Un altro detenuto è stato rinvenuto in stato cianotico e si presume che sia morto soffocato dall’inalazione del fumo. Gli altri quattro sarebbero morti successivamente al trasferimento in altre carceri dopo la rivolta, a Parma, Verona e Alessandria. L’ultimo a Marino del Tronto, il supercarcere di Ascoli.

Sono 18, al momento, i pazienti trattati, la maggior parte per intossicazione. I più gravi, sei detenuti, sono stati portati ai pronto soccorsi cittadini: quattro sono in prognosi riservata, ricoverati in terapia intensiva (due al Policlinico, uno a Baggiovara e uno a Carpi). Al pronto soccorso di Baggiovara sono arrivati tre agenti penitenziari lievemente feriti e sette sanitari con ferite lievi, uno dei quali leggermente intossicato.

Antigone: un’inchiesta rapida

“Poco fa abbiamo appreso della morte di un detenuto avvenuta oggi nel carcere di Modena durante le proteste. Non sappiamo cosa sia accaduto ma chiediamo che vi sia una inchiesta
rapida. Temevamo che la tensione stesse crescendo negli istituti di pena e temevamo che ciò potesse portare a delle tragedie. Non sappiamo come sia avvenuta la morte, ma ogni episodio di questo tipo è sempre una tragedia”. Così Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, ieri sera dopo le prime notizie sulla tragedia.

“Ribadiamo che, di fronte a una situazione eccezionale come quella che sta vivendo tutto il paese, va spiegato con calma ai detenuti cosa sta accadendo in riferimento alle limitazioni assunte per rispondere all’emergenza coronavirus. Ribadiamo con ancora più urgenza e
determinazione che bisogna assicurare loro – in assenza di colloqui visivo – il diritto a comunicare anche giornalmente. Devono poter telefonare ai propri cari, anche tramite l’utilizzo di skype, nonché la possibilità di uscire in detenzione domiciliare. Vanno assunti tutti i provvedimenti necessari a ridurre la tensione”, conclude.

Salvini e Gelmini con le guardie

“L’emergenza Coronavirus non dev’essere la scusa per spalancare le porte delle case circondariali – reagisce però il leader della Lega Matteo Salvini – Solidarietà alla polizia penitenziaria e a tutte le forze dell’ordine: Bonafede troverà il tempo di occuparsi anche di loro?”. Solidarietà agli agenti (e come ti sbagli) anche dalla capogruppo FI alla Camera Maria Stella Gelmini. E c’è il timore che ora la protesta si allarghi ancora: “Il tam tam – secondo la leader
dell’Associazione nazionale dei dirigenti e funzionari di polizia penitenziaria Daniela Caputo – creerà presto un effetto emulazione”. La dirigente propone il pugno di ferro: “l’esercito
intorno a tutti i muri di cinta, punizione severa di coloro che stanno fomentando le rivolte, interdizione da subito di ogni accesso a esponenti o associazioni che in ragione delle loro
campagne storiche di tutela e promozione dei diritti dei detenuti possano vedere la loro voce strumentalizzata da facinorosi e violenti”.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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