27 carceri in rivolta. Fiamme a Rebibbia e a San Vittore. Una ventina di evasi a Foggia

Da questa mattina sono 27 le carceri in cui ci sono proteste da parte dei detenuti, alcuni dei quali chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza coronavirus. Gravi disordini si registrano nelle carceri di San Vittore a Milano e di Rebibbia a Roma, dove – oltre a bruciare diversi materassi – alcuni reclusi avrebbero assaltato le infermerie. Lo riferisce il sindacato di polizia penitenziaria.
Al carcere di San Vittore a Milano si alzano colonne di fumo provenienti da alcune celle del lato Sud e causate dall’incendio di alcuni oggetti. Incendi in cella si sono estesi anche al lato Nord e detenuti di entrambi i settori sono saliti sul tetto. Dall’interno del penitenziario provengono urla e suoni indistinti, provocati dal battere incessante contro le grate e i muri, così forti che sembrano quelli di un cantiere edile a pieno regime. Ci sono parti distrutte del carcere per cui saranno necessario trasferire una parte dei detenuti.
A Torino i detenuti sono barricati in quattro sezioni. A Matera un singolo detenuto è salito sul tetto. Anche a Santa Maria Capua Vetere, sede del tribunale della provincia di Caserta, detenuti sul tetto. Tra le altre carceri coinvolte nel movimento di protesta tre istituti lombardi: Bergamo, Opera e Cromona
A Foggia una ventina di evasi
A Foggia dove alcuni detenuti sono riusciti ad evadere e sono stati bloccati poco dopo dalle forze dell’ordine. Secondo le prime informazioni i detenuti hanno divelto un cancello della ‘block house’, la zona che li separa dalla strada. I detenuti chiedono l’indulto e maggiori garanzie per la sicurezza dal coronavirus. Alcuni parenti dei detenuti che si trovano nel piazzale esterno hanno chiesto ai reclusi di rientrare nelle loro celle. Una cinquantina di detenuti sono riusciti ad allontanarsi, una ventina dei quali sono stati già rintracciati e bloccati. Molti detenuti si stanno arrampicando sui cancelli del perimetro del carcere. Sul posto polizia, carabinieri e militari dell’esercito.
Rientrata nella notte rivolta a Pavia
Nel corso della notte sono rientrati nelle celle i detenuti del carcere di Pavia che ieri sera a partire dalle 20 circa hanno devastato la struttura. I carcerati sono scesi dai tetti e dai camminamenti dove si erano asserragliati dopo una trattativa con il procuratore aggiunto pavese Mario Venditti. Da quanto ha spiegato all’ANSA il magistrato la protesta, nata sull’onda dello stop ai colloqui ’a vista’ per il coronavirus, riguarda lamentele su “questioni che riguardano il trattamento carcerario”. Sarà l’inchiesta della Procura a far luce sulla dinamica della sommossa
Da quanto ha riferito il procuratore aggiunto, tutti i detenuti dell’istituto penitenziario di Pavia sono usciti dalle celle e sono saliti addirittura sui tetti all’interno della struttura. “C’è stata
una gran confusione – ha detto Venditti all’ANSA – e alcuni atteggiamenti che sono stati equivocati” e che hanno fatto credere a chi del personale del carcere era presente per sedare
la rivolta, a un sequestro e al pestaggio di due agenti, voce rilanciata da due sindacati degli agenti di custodia. Fatto, quest’ultimo, che il procuratore ha smentito: “nessun atto di
violenza, nessun sequestro” ha spiegato, aggiungendo che non si è¨ trattato nemmeno di “un regolamento di conti tra detenuti”. Comunque saranno le indagini ad accertare la dinamica di quanto è¨ accaduto e ad appurare se i due agenti siano stati tenuti in ostaggio e malmenati o se la concitazione e la confusione del momento abbiano generato un equivoco, come ha affermato Venditti.
“Concerto” a Marassi
Proteste dei detenuti anche nel carcere di Marassi a Genova, per le limitazioni agli incontri con i familiari per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. I carcerati hanno iniziato a sbattere le stoviglie contro le sbarre delle loro celle e a urlare e alcuni hanno anche bruciato le lenzuola.
“Il peggio potrebbe arrivare domani – spiega il segretario regionale del Sappe Michele Lorenzo – quando i detenuti si ammasseranno per le scale per potere usufruire dell’ora d’aria.
E quindi potrebbero inscenare proteste più violente”.
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