10 giugno 1981: il Fronte Carceri delle Br rapisce Roberto Peci

roberto peci

Roberto Peci, 25 anni, antennista, una moglie incinta di tre mesi, residente a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno). Fratello del brigatista Patrizio Peci, uno dei capi dell’organizzazione di Torino, che dopo l’arresto ha deciso di pentirsi. Nel pomeriggio di martedì 9 giugno del 1981 è nel negozio di elettrodomestici “D’Anna” dove ha un telefono che usa per prendere gli appuntamenti di lavoro, viene contattato da una persona che dice di essere un ingegnere di Macerata: avendo affittato a San Benedetto del Tronto un villino per l’estate, desidera far mettere l’antenna per il televisore a colori. Appuntamento per domani in via Arrigo Boito 6, traversa del lungomare. 

A meno di un’ora dall’appuntamento Roberto Peci riceve una telefonata di conferma. Alle 18.15 con la Panda celeste imbocca la stradina indicata. Appena svoltato, alle sue spalle una moto si guasta e blocca l’ingresso a tutte le altre auto. Alla fine di via Boito, nella parte opposta a dove Roberto Peci è entrato, una Saab marrone a motore acceso si mette di traverso. Davanti al cancello del villino al civico 6 ci sono due uomini. Poco distante una 127 rossa.

Mentre Peci accosta la macchina, i due uomini a piedi lo fanno fermare, un altro gli punta la pistola alla tempia, lo fanno togliere dal posto di guida. Con la macchina arrivano quasi fino all’autostrada, chiudono Peci nel bagagliaio della 127, parcheggiano la Panda in direzione opposta a dove vogliono andare, la puliscono dentro per togliere le impronte. La 127 prende la statale verso nord, verso Ancona. Destinazione finale: Roma.

In autostrada, sullo svincolo per Roma, la 127 buca una gomma. I rapitori si fermano per cambiarla. Una pattuglia della polizia stradale si accosta e chiede se serve aiuto, ma quelli rifiutano. Roberto Peci nel bagagliaio ha caldo, chiede che lascino il finestrino aperto per far entrare un po’ d’aria. Gli spiegano che lo terranno per due o tre settimane, giusto il tempo di far «uscir fuori la verità sulla cattura» del fratello. È spaventato, ma piano piano si calma. L’auto si ferma in un autogrill, i sequestratori gli portano un caffè. Arrivano a Roma alle 22. Con gli occhi bendati lo portano in via della Stazione di Tor Sapienza: al civico 38 è l’appartamento in cui lo terranno.

Prima di farlo salire in casa aspettano le ore 1.30 nel giardinetto del condominio, per essere essere certi di non incontrare nessuno. Intanto a San Benedetto del Tronto Antonietta Girolami, moglie di Roberto, e tutta la famiglia Peci sono molto preoccupati e avvertono i carabinieri.
Portato Roberto Peci nella prigione gli permettono di lavarsi, gli danno una maglietta pulita, lo fanno sdraiare su una brandina posta sotto una tenda. Nel frigo non c’è niente e perciò nessuno mangia, però preparano una camomilla per l’ostaggio che è un po’ agitato. Alcuni dei carcerieri partono per Napoli.
FONTE: Cinquantamila.it. La storia raccontata da Giorgio degli Atti.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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