28 febbraio 1978, Valerio Fioravanti ammazza Roberto Scialabba, un innocente

[Dopo Acca Larentia] saranno decine i giovani militanti missini romani a reagire come la
Mambro. Intanto il solito gruppo decide di passare alle vie di fatto. Valerio Fioravanti:
Uscito dal carcere, Dario Pedretti mi dice: «Dentro mi hanno dato una dritta. Dicono che a sparare ad Acca Larenzia sono stati i compagni del centro sociale di via Calpurnio Fiamma».
La decisione è presa: bisogna vendicare Acca Larenzia.
Si aspetta un’altra data simbolica: il 28 febbraio, anniversario della morte di Mikis Mantakas. E poi si parte. «Loro avevano ucciso due nostri camerati, e noi avremmo fatto altrettanto», ricorda Fioravanti.

Verso le 21.30 un convoglio di tre macchine lascia il Fungo: direzione sud-est. Le auto sono la solita Ford Anglia di proprietà della madre dei Fioravanti, la 127 bianca di Massimo Rodolfo e la Fiat 132 color oro che Paolo Cordaro ha preso al padre, a sua insaputa. Arrivati davanti al centro occupato di via Calpurnio Fiamma, i giustizieri neri scoprono che la polizia
l’ha sgomberato. Ma ormai la macchina della vendetta è partita e non si può fermare. Così, cominciano a girare per le vie del quartiere e arrivano a piazza Don Bosco. Al centro dello spiazzo ci sono cinque o sei ragazzi con un look inequivocabilmente da «zecche». Valerio dice: «Vendichiamoci su di loro».
L’Anglia e la 127 vengono parcheggiate a un chilometro di distanza, con Cordaro, Pedretti e Rodolfo di guardia, mentre Valerio, Cristiano, Anselmi e Alibrandi salgono tutti sulla 132 guidata da Bianco. Arrivati nei pressi della piazza, Bianco e Alibrandi aspettano in macchina, i fratelli Fioravanti e Anselmi scendono, corrono incontro ai compagni e comincia il tiro al piccione.

Anselmi ferisce Roberto Scialabba, contro il quale spara due colpi anche Valerio. Il compagno cade a terra, Valerio lo tiene fermo con un piede e lo finisce, mentre Cristiano colpisce due volte un altro compagno: Nicola Scialabba, fratello di Roberto. Sono le 23.15 del 28 febbraio 1978. Poco dopo le solite telefonate di rivendicazione ai giornali. Compare per la prima volta una nuova sigla. Dice un fascista al centralino: Onore ai camerati assassinati. Vendicheremo i camerati assassinati in via Acca Larenzia. Sangue chiama sangue… Nuclei Armati Rivoluzionari.
Ma i giornali non danno molto credito alla pista politica, perché la polizia, da subito, insiste sull’ipotesi di un regolamento di conti tra pusher. Mentre, a onor del vero, i compagni dei fratelli Scialabba da subito giurano sul delitto fascista.
Sentiamo Francesco Bianco:

Io guidavo una delle auto. Valerio ci portò in via Calpurnio Fiamma. Era una casa occupata, ma quando arrivammo era vuota, i compagni l’avevano abbandonata. Allora cominciammo a girare per il quartiere. La macchina era di uno che stava con noi e che l’aveva presa al padre a sua insaputa. Così cercai di coprire la targa con un foglio di giornale. Ma in realtà ’sto foglio svolazzava, quindi i numeri si leggevano bene. Per fortuna era buio. Parcheggiai a un centinaio di metri da un gruppo di ragazzi, seduti su una panchina. Gli altri sono scesi, si sono avvicinati e hanno cominciato a sparare. Mi ricordo che a Franco si inceppò una pistola, così tornò di corsa alla macchina, io gli diedi la mia, lui tornò là e riprese a sparare…

Il gruppo ha ucciso di nuovo. Non più casualmente come è accaduto alla Balduina, ma in maniera premeditata, con tanto di rivendicazione e sigla nuova. Ma per il salto di qualità servono altre armi.

A questa precisa ricostruzione di Nicola Rao (Il piombo e la celtica) manca un particolare significativo che Valerio Fioravanti racconta con incredibile coraggio a Sergio Zavoli nella “Notte della Repubblica”: che aveva avuto il tempo di guardarlo negli occhi, di rendersi conto che no, non era un assassino eppure gli aveva tirato comunque il colpo di grazia. Per altro, invece, basta 48 ore a Repubblica, giusto il tempo di un giro a Cinecittà, per stabilire la verità dei fatti.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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