11 aprile 1975, Milano: Rosso e Squadra di Sesto devastano centrale Sip

Nemmeno un mese dopo l’irruzione alla Scaini, l’11 aprile 1975, con il medesimo copione e modello operativo, la Squadra operaia di Sesto con un folto gruppo di militanti, fra i quali anche aderenti a Rosso1, irrompe nella Centrale Sip di Turro, in via Marco Aurelio, una traversa di viale Monza a Milano. L’azione provoca l’isolamento di 15.000 telefoni.2

L’azione è stata anche immortalata in un romanzo3 ispirato alle vicende di quegli anni:

Il racconto di Decennio Rosso

Milano, quartiere Turro, venerdì 11 aprile 1975, bella mattina. C’è un mercato affollato4 quando arriva il gruppo di Sesto, una decina di compagni. Dalla parte opposta arriva un altro gruppo, sono quelli di Rosso, un’altra decina. Sofia è con il gruppo di Sesto ed è vestita da donna normale con tailleur e borsa capiente. Rick le passa un walkie-talkie: “E’ già acceso, sei in contatto con Flipper.” Sofia porta alla bocca al microfono e fa piano: “Flipper?” Venti metri più in là Flipper agita una mano. Rick gli fa cenno: stai calmo. Poi si gira verso Sofia: “Flipper viene dentro con noi. Se vedi arrivare la polizia, avvisalo subito!5 Le dà un pugno amichevole sulla spalla, si gira e va, a raggiungere gli altri, poi tutti si muovono per cominciare l’azione. Si fermano davanti a un portone con scritto “Sip Stazione Turro”. E’ una centrale telefonica. Dalla parte opposta giunge la squadra di Rosso.

Un sabotaggio ben organizzato

Un attimo dopo, alcuni componenti dei due gruppi irrompono dentro, prima immobilizzando, percuotendo e disarmando la guardia giurata presente, poi tenendo sotto controllo alcuni tecnici della Sip. Omero, che ha la pistola intima: “Fermi!” Rick, a sua volta armato,si rivolge ai tecnici; “Quali sono i contatori? Uno di loro, spaventato, indicando dei congegni, risponde: “Quelli! Ma cosa volete?” Rick si gira verso i suoi: “Presto.” Alcuni, piuttosto prestanti e armati di sbarre, cominciano a rompere i contatori; poi se la prendono anche con altro materiale e suppellettili. Il danno è fatto, è ora di andare. Rick: “Lasciate stare! Fuori tutti! Ci ritiriamo!” Così escono di corsa. I due commando si allontano correndo nelle direzioni da cui erano venuti, arringando a gran voce la gente che affolla il mercato:”Il quartiere non pagherà la bolletta del telefono. No al caro vita.

Il salvataggio del ritardatario

Ma sulla porta della Centrale Sip appare un ritardatario del gruppo di Rosso che viene abbrancato dalla guardia giurata, aiutata da un paio di tecnici. Il compagno grida; “Aiuto!” e i fuggitivi lo sentono. Intanto il compagno continua a divincolarsi ma la guardia lo ha quasi trascinato dentro la stazione. Ma a questo punto si materializza a fianco della guardia giurata un tipo magro, coi capelli lunghi, mai visto, avvolto in un soprabito da cui estrae una pistola, puntandola con decisione all’agente: “Amico, molla!” La guardia cede e con l’altra mano lo sconosciuto solleva il compagno facendolo passare dietro di sé. Arrivano gli altri compagni che vorrebbero picchiare ancora la guardia, ma lo sconosciuto li ferma e indica il compagno: “Portatelo via.” Così fanno, mentre la guardia e i tecnici si chiudono dentro e i frequentatori del mercato sono attoniti davanti alla scena.”

Da questa ricostruzione dell’azione, evidentemente fatta da qualcuno che vi ha partecipato, si evince come si inizi a praticare dei modelli operativi di una certa raffinatezza: dall’attenzione per le modalità e le circostanze di avvicinamento all’obiettivo e della via di fuga, alla diversificazione dei ruoli e delle funzioni ai collegamenti, all’ascolto radio e copertura che è sempre l’ultima unità operativa che abbandona il campo alla fine dell’operazione.

Le lotte di riappropriazione

Dal punto di vista politico l’azione si inserisce al centro delle diffuse pratiche di autoriduzione che si registrano in quel periodo e delle tematiche relative alla riappropriazione della ricchezza. E’ sintomatico questa azione venisse condotta , e si tratterà della prima volta, assieme a militanti di Rosso, cioè l’organizzazione che più di tutte aveva agitato questo tema e lo aveva indicato come terreno di lotta e di scontro. Si trattava di tematiche poco presenti nel dibattito dei militanti della centralità operaia. Anche se alcune riflessioni erano iniziate a partire dallo sciopero lungo del gennaio/febbraio del 1974 e proseguiranno grazie al dibattito che seguirà all’aggregazione con gli ex di Potere Operaio che fanno capo a Oreste Scalzone, indubbia l’influenza esercitata, su questi temi, da Rosso che in un editoriale intitolato Quale scintilla può incendiare la prateria affronterà i termini della questione che verranno poi sinteticamente riassunti da Toni Negri:

Il tema del potere sul territorio è stretto a quello del potere operaio in fabbrica: salario garantito contro le ristrutturazioni. L’appropriazione diviene concetto cardine nell’allargamento della lotta dalla fabbrica al sociale: non si ratta solo di lotta contro l’estensione delle caratteristiche disciplinari del salario ai redditi sociali, ma di una lotta di base nella quale si comincia a intuire una soggettività autonoma, eccedente ogni misura e disciplina salariali.”6

FONTE. Enrico Galmozzi, Figli dell’Officina, Derive e Approdi, Roma 2019.

Note

1 Rosso: giornale dentro il movimento, con periodicità irregolare, iniziò la pubblicazione alla fine del 1974, trovando molti consensi in tutta l’area dell’Autonomia diventando parte integrante del gruppo politico omonimo, formato da collettivi politici di operai e studenti a Milano, Bologna, Padova e Marghera. Anche se con cadenza irregolare il giornale stabilizzò la sua pubblicazione proprio nella primavera del 1975 e famoso divenne il numero dedicato alle “giornate d’aprile” con il titolo “Pagherete caro, pagherete tutto!”. Si trattava del giornale portavoce del gruppo promosso da ex militanti di potere Operaio raccolti attorno a Toni Negri e dall’aggregazione con il Gruppo Gramsci. Il Gruppo Gramsci si era formato, con un radicamento sopratutto nel varesotto, a seguito di una scissione dal Pcd’I di stretta osservanza marxista-leninista e maoista ma era poi rimasto fulminato sulla via dell’operaismo a partire proprio dalle lotte operaie, in particolare quelle della Fiat a Torino nel 1973. In seguito aveva subito le suggestioni dei nuovi soggetti e delle nuove contraddizioni, comprese quelle di genere. Su queste basi avviene l’aggregazione che porta alla fondazione di Rosso.

2Corriere della sera; 12/4/1975.

3Massimo Battisaldo, Paolo Margini; Decennio rosso; Milano; 2013.

4Il giorno dell’assalto era stato scelto proprio perché l’affollamento del mercato consentisse sia l’avvicinamento all’obiettivo che la via di fuga in condizioni ottimali, confondendosi tra la folla.

5In realtà il modello operativo, in questi casi, prevedeva che chi stava all’esterno stesse in collegamento con chi stava all’ascolto radio sulle frequenze della polizia e facesse da ponte per avvisare chi stava dentro dell’avvenuta segnalazione prima ancora che si approssimasse l’intervento di polizia o carabinieri.

6Toni Negri; cit.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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