“La prima cosa che si vede entrando all’Oval venerdì è il Mein Kampf allo stand di Edizioni Clandestine. A destra c’è Zerocalcare che fa i disegnetti allo stand della Bao.” Questo commento sarcastico di un visitatore del Salone del Libro di Torino liquida la polemica che ha tenuto per una settimana titoli di testa in tv e quotidiani, e posizioni di vetta tra i top trend dei social.
A scatenare la tempesta, un’accoppiata vincente: la presenza di una casa editrice prossima a CasaPound che porta come titolo di vetrina un libro-intervista a Matteo Salvini. Alle prime defezioni (Anpi, reduci dai campi, esponenti vari dell’intellighentsia di sinistra), il comitato di indirizzo resiste: “è indiscutibile il diritto di acquistare uno spazio al Salone e di esporvi i propri libri per chiunque non sia stato condannato per le leggi Scelba e Mancino” (che puniscono l’apologia di fascismo e l’istigazione all’odio razziale). Ci vuole l’intervento deciso degli azionisti di maggioranza, il presidente Chiamparino e la sindaca Appendino, per chiudere la bagarre. La cancellazione d’autorità dello stand è un regalo clamoroso all’editore: il libro delle Edizioni Altaforte scala sùbito le classifiche di vendita. Francesco Polacchi, l’editore di Altaforte, già capo del servizio d’ordine di CasaPound, rilancia. LEGGI TUTTO SU TISCALI.IT
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